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  • Range Rover Plug-in Hybrid, sulla neve delle Dolomiti con la regina dei Suv

    Salire a bordo della nuova Range Rover Plug-in Hybrid significa vivere un privilegio. Da fuori il design trasmette un’essenzialità incredibilmente attraente, con forme levigate che hanno un vero e proprio effetto calamita su chi si trova ad osservarle.

    Viaggio in autostrada

    Alla prima sosta in una stazione di servizio, destinazione Dolomiti del Trentino partendo da Roma, il nero assoluto della Range Rover Phev 510e Autobiography (prezzo di listino di 175.000 euro, 375 kW di potenza massima pari a 510 cavalli) dà all’auto un alone di aggressiva regalità.

    Range Rover Plug-in viaggio autogrill

    L’autostrada del Sole fila liscia come un tavolo da biliardo per oltre 650 chilometri. La modalità Hybrid sfrutta nel migliore dei modi i 38,2 kWh della ricarica completa delle capienti batterie agli ioni di litio che ho effettuato prima di mettermi in viaggio.

    Il viaggio autostradale è l’ambiente ideale per godersi l’impianto audio Meridian 3D Surround System, perfettamente collegato ad Apple CarPlay in modalità senza fili, che permette di ascoltare le playlist del momento su Spotify senza consumare un filo di batteria del mio iPhone, grazie alla ricarica di prossimità potente quanto basta da non richiedere la rimozione del guscio protettivo – come avviene in altri modelli.

    Range Rover Plug-in montagna case

    Arrivo in montagna

    L’arrivo in montagna con il suo sfondo di alberi, cime rocciose e tetti di legno mette ancora più in evidenza la pulizia estetica della Range Rover. La comodità degli interni durante il viaggio ha fatto il resto.

    Sedili anteriori con ampia scelta di massaggi e seduta impeccabile, sedili posteriori Executive con ventiquattro possibilità di regolazione e comando elettrico delle tendine oscuranti, come della regolazione del climatizzatore con schermo tattile in posizione centrale, sul bracciolo estraibile che divide le due poltrone laterali quando non si ha bisogno di viaggiare in cinque.

    Guida sulla neve

    Se cime e piste da sci sono ben innevate, come sempre in Trentino, bisogna salire parecchio e inoltrarsi tra i boschi – dove consentito – per trovare un fondo innevato da percorrere con la Range Rover.

    Range Rover Plug-in neve

    Non c’è neve fresca, quindi, soltanto fondi ghiacciati e neve stagionale protetta dalla vegetazione e dall’altitudine, nonostante le temperature non siano affatto rigide per il periodo e per la località.

    Qui a farla da padrona è la trazione elettrica, che regala all’impeccabile e ben noto sistema di trazione Land Rover una capacità di togliersi da qualsiasi impaccio ancora superiore rispetto alle versioni non altamente elettrificate.

    Dolomiti neve con lago ghiacciato

    I due habitat della Range Rover

    Il profilo delle Dolomiti all’orizzonte regala lo scenario ideale nel quale assaporare lo stile Range Rover.

    Quest’auto, infatti, secondo me ha due habitat di elezione, che nella loro diversità rappresentano il segreto di un successo così longevo. Il primo habitat, sul quale la Range Rover ha costruito il suo mito, è l’autostrada. Nessuno, all’inizio, avrebbe scommesso qualcosa sulla possibilità di prendere un sistema di trazione nato per il fuoristrada estremo, mantenerlo in grado di non deludere in condizioni difficili, e renderlo capace di un confort da limousine nel viaggio autostradale. Invece è successo ed è nato il Suv di lusso.

    Sci sulla neve

    L’altro habitat, anche questo oggetto di test in questa mia prova sulle Dolomiti, è quello rappresentato dai percorsi impervi, dai fondi ghiacciati o scivolosi, dalla neve sottile e asciutta come polvere.

    FO casco neve

    La neve e la sabbia, due estremi così simili da molti punti di vista progettuali e di guida in ambito automobilistico, sono elementi che rendono la Range Rover veramente tale.

    Range Rover posteriore stradina neve

    Vita a bordo

    Come detto, l’integrazione senza fili dello smartphone è immediata e comodissima, sia per Apple CarPlay, sia per Android Auto. Il grande display centrale rende semplice la gestione di molte funzioni del veicolo, dalle più complesse relative agli assetti e alle modalità di trazione, alle più semplici dedicate al controllo della climatizzazione e dei sedili anteriori e posteriori

    Al centro delle due sedute laterali posteriori, nel sontuoso bracciolo abbassabile, trova posto un ulteriore schermo con comandi tattili dedicato a chi è seduto dietro. Quando è abbassato, rende la vita posteriore veramente raffinata, sottolineando che – seppur con tutte le caratteristiche di una fuoristrada Land Rover – questa è un’ammiraglia da vivere anche con autista, volendo e potendo.

    Range Rover plug-in parcheggio neve

    Verdetto

    Una prova tematica, come questa in montagna d’inverno e sulla neve, deve necessariamente restituire un verdetto.

    Nel caso della nuova Range Rover, le aspettative sono molto alte. Sia per il prezzo, sicuramente non da tutti visto che siamo dalle parti dei duecentomila euro (175.000 di listino, come scritto già sopra), sia per il messaggio incredibilmente raffinato e moderno che quest’auto trasmette a prima vista grazie al suo design curatissimo.

    Ad aspettative alte, però corrisponde una soddisfazione di utilizzo (che per chi la sceglie è anche soddisfazione di possesso) da prima della classe.

    In viaggio, sulla neve e nei trasferimenti in montagna la Range Rover dà al guidatore e agli altri occupanti una meravigliosa sensazione di pieno controllo e capacità di risposta. Non soltanto relativamente al comportamento su strada e altri fondi, ma anche in riferimento alla vita di bordo.

    Range Rover particolare ruota neve

    Muscoli elettrici

    La muscolatura elettrica, supportata da una batteria di grandissima capacità per una ibrida plug-in (38,2 kWh sono caratteristici di auto esclusivamente elettriche, seppur di ben altra stazza), rappresenta un punto di forza della Range Rover 510e.

    L’autonomia di marcia in modalità esclusivamente elettrica con una ricarica completa dipende dalle condizioni climatiche e dal percorso ma arriva tranquillamente attorno ai cento chilometri (a volta superandoli) in un utilizzo più urbano o pianeggiante, mantenendosi comunque al di sopra degli ottanta chilometri anche in condizioni montane invernali.

    Range Rover Plug-in powertrain elettrico

    Aspettando l’elettrica

    Non rimane quindi che aspettare la versione esclusivamente elettrica, che – viste le premesse della parte elettrica della Plug-in – si annuncia estremamente interessante.

  • La scelta di Ulrich, vivere in modo naturale sulle Dolomiti – Video del mio incontro

    Ulrich, l’eremita delle Dolomiti. Questo è il nome che è stato dato alla persona incredibilmente interessante che incontro proprio sotto il Sassopiatto, una delle montagne più famose e affascinanti che ci siano in Italia.

    Ulli, questo è il nomignolo con cui si fa normalmente chiamare, è intento a girare il suo fieno quando arrivo alla piccola malga. Fieno rigorosamente tagliato e raccolto a mano, come si faceva una volta.

    Ulrich falci fienile

    Non è un eremita

    Penso addirittura che non voglia parlarmi o vedermi in giro tra il suo fienile e il suo orto, quando lo vedo da lontano. Un eremita è così, si isola in un luogo remoto e non vuole incontrare nessuno.

    Invece Ulli arriva verso di me, mi saluta e si ferma a parlare anche con altre persone, che si sono avvicinate seguendo le mie orme e quelle di mia moglie Laura, che mi ha avuto l’intuizione di questo incontro e mi spinge a cercare di parlare con lui e a chiedergli di realizzare un video insieme, prestandosi anche a fare da operatrice.

    Ulrich non è affatto un eremita qui sulle Dolomiti, vuole parlare con gli altri e – anzi – sta realizzando questo suo progetto sperimentale di vita completamente naturale, in equilibrio con un luogo montano che d’inverno ha temperature molto al di sotto dello zero per lunghi periodi, senza l’ausilio di macchinari e cercando di lasciare un’impronta ambientale nulla, con precisi fini di condivisione.

    Ulrich Dolomiti Malga

    L’esperimento

    Secondo me, sentendo quello che mi dice Ulrich, vedendo il suo luogo di vita e dopo aver conosciuto il suo passato (che potrebbe diventare di nuovo il suo futuro, chissà…), il suo è un vero e proprio progetto sperimentale.

    Un esperimento, che vuole provare come si possa ancora vivere e lavorare in armonia con un luogo naturalmente meraviglioso, come le Dolomiti, senza bisogno di risorse che arrivino da chissà dove, utilizzando soltanto materiali locali e completamente a Zero Emissioni, oltre che a zero consumo di materiali non rinnovabili.

    Rastrelli in legno

    Ulli è arrivato sulle Dolomiti sotto il Sassopiatto, dove vivevano i suoi nonni e bisnonni, per vivere nel presente recuperando alcuni elementi tutt’ora applicabili del passato, come il lavoro manuale, l’utilizzo di risorse locali e l’adozione di soluzioni naturali per convivere con il tempo atmosferico che si sussegue nelle diverse stagioni.

    Il suo passato (e futuro?) da architetto

    Nel passato di Ulrich c’è una vita da architetto vissuta tra Vienna, Berlino e Amburgo. Prima del 2019, quando è tornato sulle Dolomiti da dove era partito ragazzo, tra l’Austria e la Germania ha esercitato con successo la sua professione. Ha una moglie, dalla quale è attualmente separato, e due figli piccoli che vivono in Germania e quando possibile vengono a trovarlo e trascorrono con lui giornate entusiasmanti alla scoperta della natura, sia d’inverno che d’estate.

    FO con Ulrich

    Una vita piena, quindi, che si arricchisce oggi di un ulteriore, incredibile contenuto grazie alla scelta di vivere qui e in questo modo.

    Questo fatto, dal mio punto di vista, rende ancora più interessante l’esperimento di Ulli. Ha una vita piena e non la rinnega affatto, anzi. La spinge verso nuovi obiettivi con il suo progetto, che ha dentro elementi già visti in sue creazioni da architetto, portati però all’essenziale, per capire se e come le sue teorie urbanistiche e sociali possano essere applicabili.

    Fabio Orecchini con Ulrich

    Il progetto del comprensorio a impatto zero

    Mentre parliamo, quando capisco che Ulrich è un architetto, gli chiedo se abbia ancora qualche suo progetto da mostrarmi.

    Mi dice di sì e mi fa vedere un progetto che – in base al suo racconto – è stato a un passo dal poter essere realizzato in Germania, a metà strada tra Berlino e il Mar Baltico.

    Progetto comprensorio impatto zero

    Si tratta di un comprensorio fatto di case con grandi vetrate e muri realizzati con materiali naturali, dove la luce e il calore vengono sapientemente distribuiti e accumulati. Un progetto che Ulrich non ha affatto abbandonato e che probabilmente rappresenta il passo successivo rispetto alla sua attuale esperienza sulle Dolomiti.

    Sperimentare per condividere

    Ecco perché quello che è stato giornalisticamente e frettolosamente chiamato l’Eremita delle Dolomiti è tutt’altro che un eremita.

    Ulrich sta cercando delle soluzioni capaci di confermare la sua tesi, che qualcuno chiamerebbe ambientalista, sulla possibilità di avere una vita piena, attiva e soddisfacente attingendo a risorse locali e senza impatti ingiustificati sull’ambiente.

    Ulrich rastrelli legno

    Il suo esperimento non è certamente destinato a rimanere racchiuso nell’esperienza di un solo uomo, ma ha un futuro davanti. Fatto di condivisione, nella sua malga – per chi vuole già adesso, senza pagare ma rendendosi utili nei lavori necessari e magarti con qualche baratto – come nei futuri comprensori che nasceranno grazie al suo genio architettonico.

    Non buttare la plastica già presente

    Una delle sfide più difficili per Ulli è quella di trovare alternative alla plastica per alcuni utilizzi.

    Mentre sperimenta vecchie e nuove soluzioni, ha deciso di non buttare la plastica già presente nella sua malga.

    Ciò che è già stato prodotto, e lui ha trovato nella malga al suo arrivo nel 2019, va utilizzato e poi correttamente smaltito, non buttato subito. Perché l’impatto causato dalla produzione e dalla distribuzione fin lì in montagna c’è già stato, quindi anche quel materiale – che Ulrich certo non ama – va utilizzato fino a quando sarà in grado di rendersi utile.

    Malga Sassopiatto

    Natura e ragione, quindi. Non idee astratte e integralismi ingiustificati.

    Questo è Ulrich sulle Dolomiti, detto Ulli. Tornerò a trovarlo con grande piacere. Magari portando dell’avena e delle noci per la colazione, come mi ha chiesto prima di salutarmi.

    Arrivederci, Ulli. Buona vita nella natura.

  • Toyota Highlander Hybrid, la mia prova sulle Dolomiti del grande Suv sette posti

    La Toyota Highlander Hybrid è l’auto che ho scelto per la mia prova sulle Dolomiti di un grande Suv elettrificato.

    La tecnologia Full Hybrid della Toyota consente di poter beneficiare molto spesso della trazione elettrica ma non ha bisogno di ricariche esterne.

    Niente ricarica

    Posso quindi pianificare il viaggio senza dover tenere conto della disponibilità di infrastrutture di ricarica elettrica lungo il percorso da Roma all’Alto Adige e senza dover individuare delle colonnine di ricarica a destinazione.

    Visto che la mia prova-Dolomiti, per essere affidabile, è piuttosto lunga e articolata negli spostamenti, il vantaggio di non dover ricaricare toglie un bel po’ di stress nella costruzione del programma delle attività.

    Toyota Highlander garage Roma

    Fatto il pieno prima di partire e caricati i bagagli in auto, basta uscire dal garage e si è già in viaggio.

    Clicca qui per leggere la presentazione con tutte le caratteristiche: Toyota Highlander, grande Suv ibrido con sette posti.

    Viaggio e arrivo in Alto Adige

    Lo spazio a disposizione è tanto e molto ben sfruttabile. Dovendo portare varie attrezzature, decido di caricare il bagagliaio posteriore salendo anche in verticale e affidando quindi la mia visione posteriore centrale allo specchietto digitale.

    Quando ho altre persone a bordo, sedute sul divano posteriore, mi piace poterle vedere nello specchietto.

    Fabio Orecchini guida Toyota Highlander Hybrid

    La scelta di utilizzare lo specchietto digitale – che rende visibili immagini raccolte da una videocamera posizionata dietro l’auto e non fa vedere, quindi, chi siede dietro al conducente – per non rinunciare al mio stile di guida, mi richiede periodicamente di passare dalla modalità “specchio reale” a quella “immagine posteriore digitale“.

    L’operazione si dimostra agevole e la corretta luminosità dell’immagine digitale mi permette di non avere problemi nel passaggio alla visione reale, quando decido di farlo.

    Toyota Highlander Hybrid strada montagna

    L’arrivo in Alto Adige mi mette subito con strade ben mantenute ma poco ampie.

    Risulta fondamentale, per poter viaggiare sicuri a bordo di un’auto lunga quasi cinque metri (4,966) e larga quasi due (1,930), la costante percezione degli ingombri.

    Centinaia di curve e tornanti

    Fin dalle prime curve non ho problemi nel capire esattamente dove sono e quanto spazio ho a disposizione rispetto ai margini stradali.

    Le centinaia di curve e tornanti che percorro nella lunga prova sulle Dolomiti confermano la prima impressione.

    L’altezza del posto di guida e la lunghezza del cofano richiedono attenzione a chi guida per condurre la mole del grande Suv Toyota Highlander con precisione nei tornanti stretti.

    Toyota Highlander interno mani sul volante

    Ma non si ha mai un’impressione di scarso controllo della situazione che caratterizza altri modelli – anche blasonati – di queste dimensioni.

    Tanto che quando si guida in montagna si ha a volte l’impressione che chi ha concepito e testato l’auto non ci abbia mai percorso un tornante degno di questo nome.

    Non è il caso della Toyota Highlander Hybrid, che probabilmente capitalizza l’enorme esperienza degli ingegneri Toyota nella progettazione di grandi veicoli 4×4 diffusi in ogni angolo del pianeta molto utilizzati in paesi dalla viabilità estremamente complessa.

    Montagna e strada sterrata

    Quando la porti in montagna, la Toyota Highlander Hybrid ti fa sentire veramente a casa. Le dimensioni, l’altezza da terra e a massa diventano un elemento di sicurezza anche quando ci si trova ad attraversare tratti con fondo fangoso difficile.

    La trazione integrale trae puntualmente d’impaccio, soprattutto se si è pronti nell’inserire la modalità di trazione Trail, eccellente per ogni evenienza che mi sono trovato a dover affrontare.

    Fabio Orecchini Dolomiti con Toyota Highlander piede sulla ruota

    Sette posti a bordo

    Se nel viaggio ho utilizzato tutto il bagagliaio della Toyota Highlander Hybrid per valigie e attrezzatura utili durante la prova sulla Dolomiti, mantenendo i due sedili della terza fila chiusi al di sotto del piano di carico, una volta a destinazione ho voluto sperimentare la modalità sette posti.

    L’apertura dei sedili è agevole e immediata. Una volta aperte le poltrone supplementari, dietro la terza fila rimane spazio per zaini da montagna e altri oggetti usualmente nel bagagliaio nei miei viaggi per prove in montagna.

    Toyota Highlander bagagliaio zaini montagna

    L’abitabilità dei sedili di terza fila è buona. Lo stesso vale per l’accessibilità, garantita dallo scorrimento delle sezioni del divano posteriore di seconda fila.

    Salite e discese

    Il percorso quotidiano sulle Dolomiti è caratterizzato inevitabilmente da salite e discese.

    Gran lavoro, quindi, per il sistema di recupero dell’energia in frenata quando si scende, e per la componente elettrica della trazione quando si procede in salita. Anche in queste condizioni – a volte abbastanza estreme – il Full Hybrid della Toyota Highlander offre vantaggi ben percepibili.

    Toyota Highlander orlo del bosco

    In salita l’elettrico non entra in funzione soltanto nella fase iniziale, in caso di partenza da fermo, e non si limita ad aiutare il motore a combustione interna.

    La Toyota Highlander Hybrid riesce a marciare in modalità esclusivamente elettrica in salita anche nelle fasi intermedie, tra la partenza con accelerazione e la successiva frenata per un tornante o una curva.

    Toyota Highlander sfondo Sassolungo e Sassopiatto

    Ovviamente in discesa l’elettrico e la modalità di veleggiamento (in questo caso più correttamente da considerare come avanzamento inerziale) sono protagoniste assolute.

    Clicca qui per saperne di più sul veleggiamento di un’auto Full Hybrid e vedere un mio breve video con dimostrazione reale su strada.

    L’auto accende raramente il motore a benzina e – quando lo fa – l’accensione dura anche pochi secondi, soltanto per dare la certezza a chi è alla guida di poter contare su tutta la potenza necessaria in caso di necessità.

    Non solo montagna, anche città e parcheggi pubblici

    La soddisfazione di guida e di utilizzo nei centri abitati a bordo della Toyota Highlander Hybrid dipende da un punto cruciale: la disponibilità di spazi di parcheggio.

    La lunghezza di quasi cinque metri non è un problema se – come avviene nei paesi e nelle città dell’Alto Adige – sono disponibili parcheggi sotterranei (quasi sempre a pagamento) e spazi per la sosta ben segnati e sufficientemente ampi.

    Fabio Orecchini al volante Toyota Highlander Hybrid con campanile Dolomiti San Pietro di Laion

    Essenziale, come su tutti i Suv – anche quelli di dimensioni decisamente più contenute – risulta l’utilizzo di sensori di parcheggio e videocamere anteriori e posteriori.

    Toyota Highlander parcheggio pubblico

    La funzione di vista virtuale aerea a 360 gradi aggiunge un’informazione decisiva per il corretto posizionamento all’interno delle righe tracciate per la delimitazione dell’era di parcheggio

    Toyota Highlander Hotel Al Sole Laion

    La chiusura automatica degli specchietti laterali una volta chiusa l’auto evita anche antipatici spostamenti da parte di chi parcheggia nel posto di fianco.

    Toyota Highlander parcheggio pubblico frontale

    Armonia con l’ambiente

    La continua entrata in funzione della componente elettrica della trazione, il consumo ridotto – considerata la massa e le condizioni di percorso – e la docilità con cui il grande Suv risponde alle sollecitazioni di guida in condizioni di fondo difficile, fanno percepire la Toyota Highlander Hybrid in grande armonia con l’ambiente in un luogo meraviglioso come le Dolomiti.

    Certo, l’auto va utilizzata quando serve veramente. Per il resto degli spostamenti, con una percentuale sul totale della mobilità personale che deve aumentare costantemente e significativamente, la risposta migliore è il trasporto collettivo.

    Treno Alto Adige

    Questo è ciò che ho fatto io in Alto Adige, utilizzando anche il treno che – insieme agli altri mezzi pubblici – viene messo a disposizione grazie alla carta di mobilità fornita gratuitamente ai visitatori dalle strutture di soggiorno.

    Strumento di libertà

    L’auto è però un insostuibile strumento di libertà. Proprio in montagna, per raggiungere i luoghi di partenza di sentieri e arrampicate, portando con sè tutto il necessario per l’avventura a contatto con la Natura, se ne possono apprezzare al meglio le caratteristiche.

    Utilizzare l’auto con la migliore tecnologia possibile, rispetto alle proprio esigenze e alle proprie condizioni, è un dovere che ciascuno di noi deve sentire.

    Fabio Orecchini con Toyota Highlander Dolomiti

    Il resto lo fa la Natura. Chi non lo ha mai fatto, prenda l’occasione al volo quando gli capita e guidi la sua auto verso un parcheggio in una zona naturalistica.

    Utilizzare l’auto per raggiungere luoghi d’incontro con l’ecosistema insegna secondo me come poche altre esperienze cosa significhi riuscire a portare la sua tecnologia sempre più vicino al grande obiettivo.

    Che, come credo sia chiaro, è secondo me soprattutto uno: Obiettivo Zero Emissioni.

    Fabio Orecchini casco arrampicata Dolomiti 2021
  • Nei rifugi alpini basta generatori Diesel

    Luoghi meravigliosi

    I rifugi di montagna sono posti magici. In particolare modo quelli raggiungibili soltanto piedi, magari dovendo affrontare anche percorsi impegnativi.

    Si tratta di micro-ecosistemi da preservare ad ogni costo, che oggi devono dare anche servizi confortevoli ma che meritano di poterlo fare in completa armonia con il paesaggio incantato che puntualmente li circonda.

    Il mio video è realizzato al Rifugio Stevia in Valgardena, gestito con attenzione, simpatia e cordialità e ristrutturato da poco nel pieno rispetto dell’identità precedente. Ho avuto modo di visitarlo prima della ristrutturazione e tornarci adesso, trovandolo completamente rinnovato.

    Qui però non è successo come in altri rifugi, che con la nuova pelle hanno perso il loro carattere originale.

    Allo Stevia tutto è ancora autenticamente coerente col luogo in cui ci si trova e con l’identità precedente. Sulla porta del suo ovile pluripremiato sono orgogliosamente in mostra i riconoscimenti ricevuti dalle pecore d’alta quota della casa.

    Insegna ovile Stevia con premi

    Una proposta per tutti i rifugi

    Proprio qui, dove mi sembra di vivere in una bolla sospesa tra le cime delle Dolomiti, ho deciso di realizzare il mio video. Questo luogo e le persone che lo fanno vivere meritano di avere un particolare segno di attenzione.

    Dai rifugi alpini deve sparire il rumore degli elettrogeneratori, devono sparire le loro emissioni inquinanti e devono diventare non più necessari i combustibili fossili che li alimentano.

    Dal rifugio Stevia parte la mia proposta ormai urgente:

    Basta generatori Diesel nei rifugi di montagna!

    Paesaggio dolomiti con insegna sentiero
    La questione energetica

    Non è semplice, né apparentemente economico dare ai rifugi soluzioni diverse dai noti, affidabili e poco costosi generatori Diesel per le loro necessità energetiche.

    Bisogno di energia pulita

    Pochi luoghi hanno però bisogno di energia pulita come i rifugi. Qui si viene per godere della natura e nella natura. E il rapporto con la montagna diventa a volte vera e propria intimità

    Proprio qui, immensamente più che altrove, si capisce che l’energia deve essere prodotta da fonti rinnovabili, utilizzata senza produrre emissioni e resa compatibile con le magiche atmosfere – oltre che con le condizioni ambientali.

    L’opportunità da sfruttare come esempio

    La sfida energetica dei rifugi è un’opportunità da cogliere per dare l’esempio di come possa cambiare in meglio la nostra vita attingendo a soluzioni a Zero Emissioni.

    La mia esperienza nel 2004 al rifugio Lago Rodella

    Il rifugio Lago Rodella di Velturno in Alto Adige, nella foto qui sotto, già all’inizio degli anni Duemila, grazie a un progetto della Provincia di Bolzano e alle competenze di un’azienda trentina – la SGS Future di Cavalese, è stato un’esempio unico a livello mondiale di rifugio a zero emissioni grazie a un sistema a idrogeno con celle a combustibile.

    Io ci sono andato allora e ho collaborato all’analisi dei dati e anche alla messa a punto di un modello che potesse essere replicabile.

    Beh, era tutto possibile. Il rifugio a Zero Emissioni si poteva fare già quindici anni fa.

    Rifugio Lago Rodella Alto Adige

    L’idea dei rifugi senza generatori Diesel e le relative soluzioni tecnologiche, non sono quindi una novità. Quindici anni fa era già chiaro che si poteva fare – anche se avevamo coscienza del fatto che si trattasse in quel momento di una soluzione di frontiera.

    Sistema energetico rifugio lago rodella

    Oggi, ben quindici anni dopo, è inaccettabile che ancora non siano applicate in modo generalizzato delle linee guida che devono diventare la normalità.

    Il nuovo progetto sul Monte Bianco

    Il Rifugio Torino situato nei pressi del Colle del Gigante sul massiccio del Monte Bianco, a 3.375 metri di quota, è il sito italiano nel quale il CAI – Club Alpino Italiano ed Environment Park – Parco scientifico tecnologico della Regione Piemonte stanno oggi applicando soluzioni di razionalizzazione energetica nell’ambito del progetto europeo Life SustainHuts.

    C’è bisogno di una visione globale

    Quello che manca, oggi ancora più di 15 anni fa quando il progetto al rifugio Lago Rodella era vera innovazione, è una visione ambiziosa e globale.

    Il futuro dell’energia può fare dei rifugi la propria bandiera.

  • Sulle Dolomiti con la Range Rover Sport ibrida Plug-in – La mia prova faccia a faccia

    Le Dolomiti sono il posto giusto per godere al massimo i vantaggi della Range Rover Ibrida plug-in.

    Tanta strada a Zero Emissioni

    I suoi 50 chilometri di autonomia in sola modalità elettrica permettono di spostarsi tranquillamente a Zero Emissioni tra le città e i paesini delle valli dell’Alto Adige. Riuscire a viaggiare senza emettere inquinanti allo scarico mi dà sempre una bella soddisfazione quando sono alla guida.

    Alla guida della Range Rover sulle Dolomiti

    Poterlo fare tra i paesaggi meravigliosi delle Dolomiti, con tanto verde attorno, la roccia delle vette che si affaccia dal tetto panoramico e il cielo che sembra proprio lì a portata di mano mi fa sfiorare addirittura l’entusiasmo.

    Range Rover e la montagna

    Il mondo che dobbiamo costruire deve essere rispettoso dell’ambiente e capace di creare sviluppo tecnologico ed economico. Questo è il mio pensiero fin da quando ho iniziato ad occuparmi di tecnologia e questo è lo scenario che mi si prospetta quando mi trovo in Val Gardena tra le curve che si arrampicano a Passo Sella, oppure verso Passo Gardena proprio sotto il massiccio dolomitico del Sella.

    Range Rover ibrida plug-in dolomiti con zaino

    La Range Rover Sport è a suo agio in questi luoghi. Sembra progettata appositamente per muoversi da queste parti ed arrivare in posti dai quali partire a piedi per escursioni o arrampicate zaino in spalla. Infatti se ne vedono molte di Land Rover in giro.

    Chi ama la montagna cerca probabilmente di portarsela un po’ a casa, anche se abita in città o in pianure industrializzate. E guidando un’auto così può di tenere vivi tutto l’anno i ricordi delle avventure vissute all’aria aperta.

    Massiccio del sella Dolomiti

    Se il lato delle emozioni è certamente appagato dai panorami, quello delle sensazioni ha bisogno di fatti concreti. Non basta avere la possibilità di circolare col motore a combustione interna spento. Bisogna riuscire a farlo utilizzando l’infrastruttura di ricarica e verificando che le autonomie garantite siano realmente appropriate agli spostamenti.

    Ricarica Alperia a Ortisei

    Il mio punto di ricarica più frequente è quello di Piazza Fever a Ortisei. Due postazioni ben segnalate, quasi sempre rispettate dagli automobilisti “non elettrici” che non le invadono, nonostante il parcheggio sia quasi sempre pieno e regolato dalla sosta con disco orario a causa di un supermercato e del centro di Ortisei proprio lì vicino.

    La colonnina funziona perfettamente in tutte le occasioni in cui me ne servo. Sia con il portachiavi-card della EVWay che ho attaccato alla chiave della Range Rover Sport, sia utilizzando dallo smartphone la app EVWay. Attacco l’auto con il cavo fornito in dotazione dalla Land Rover, chiudo l’auto e in tre ore la batteria è completamente carica.

    Range Rover ricarica Ortisei

    Ricarica sotto la pioggia

    Anche in caso di temporale o di pioggia battente, il sistema non mostra alcun problema. In montagna, si sa, le condizioni meteo possono variare repentinamente anche d’estate. Ho colto l’occasione di un temporale estivo per realizzare un video che non avevo mai trovato in Rete, capace di mostrare cosa succeda realmente all’auto in ricarica sotto la pioggia battente.

    Clicca qui e LEGGI l’articolo con VIDEO Ricarica elettrica della Range Rover Sport ibrida Plug-in sotto la pioggia battente.

    Range Rover ricarica sotto la pioggia

    Postazione di ricarica veloce Alperia a Selva di valgardena

    A Selva di Valgardena, proprio di fianco all’ufficio postale e a un passo dal centro della cittadina, c’è l’unico punto di ricarica veloce della Alperia in Valgardena. La colonnina è in grado di erogare fino a 50 kW di potenza sia con connettore Chademo, sia con connettore CCS.

    A me non serve la ricarica veloce, la range Rover Sport plug-in ha un sistema di ricarica a 7 kW e il vantaggio di ricaricare qui è quindi soltanto quello di poter utilizzare il cavo integrato nella stazione, invece di dover estrarre quella della Land Rover dal portabagagli.

    Ricarica selva Gardena Fabio Orecchini

    In questo caso, vista la presenza dell’erogatore direttamente sulla colonnina (come se si trattasse dell’erogatore di una pompa di benzina/gasolio self-service) ricaricare è ancora più semplice.

    Anche se bisogna fare attenzione a un passaggio in più da fare rispetto alla carica presso una colonnina standard. Dopo aver connesso l’auto, si deve tornare al display del punto di ricarica e avviare l’erogazione toccando il riquadro “Start” sullo schermo.

    Range Rover ricarica Selva Gardena

    Tutto più complicato a Bolzano

    Se la vita a Zero Emissioni a bordo della Range Rover nelle valli e sulle montagne si rivela molto semplice e gratificante, quando si entra nella città principale dell’Alto Adige le cose si complicano.

    Ci sono numerosi punti di ricarica segnalati dalla app EVWay, uno dei quali è molto comodo anche per chi deve recarsi alla stazione ferroviaria di Bolzano. Quindi scelgo di servirmi proprio di quello, situato in Piazza Verdi e indicato come punto di ricarica veloce.

    L’accesso alle postazioni di ricarica è a dir poco complesso, visto che si deve entrare praticamente “al contrario” rispetto al flusso di marcia del traffico. Forse si tratta di una situazione provvisoria e la viabilità sarà rivista in futuro… non so. Fatto sta che è complicato raggiungere la colonnina e non si ha nemmeno la completa certezza di aver fatto tutto rispettando il codice della strada per riuscire a portare l’auto nella corretta posizione.

    Una volta completata la manovra, tutto si svolge comunque nel migliore dei modi e dal punto di vista della ricarica nulla da eccepire.

    Range Rover ibrida ricarica a Bolzano

    Esperienza shock nella ricarica alla sede dell’Alperia

    Il bello, anzi… il brutto, arriva quando voglio provare la ricarica apparentemente più affidabile, cioè quella in Via Dodiciville proprio presso la sede centrale dell’Alperia a Bolzano. Qui rischio addirittura di rimanere appiedato… visto che al mio ritorno l’auto in ricarica è stata chiusa dentro il parcheggio e non c’è apparentemente modo di venirne fuori…

    Per conoscere i particolari clicca qui e LEGGI l’articolo Ahi Ahi Ahi Alperia. La Range Rover in ricarica viene chiusa dentro la sede a Bolzano!

    Rabe River in ricarica nella sede Alperia

    La colonnina incartata nella busta di plastica

    L’auto imprigionata non è unico problema che incontro ne cercare punti di ricarica a Bolzano, anche la colonnina di Via Perathoner – secondo la mia app EVWay funzionante e disponibile – non solo non funziona ma è addirittura incartata in un sacco di plastica nero.

    Colonnina Alperia incartata non funzionante Via Perathoner Bolzano

    Tutto OK a Bressanone

    Volendo mettere alla prova l’infrastruttura, fondamentale per permettere alla tecnologia ibrida plug-in di garantire buone percorrenze totali in modalità elettrica nel corso delle diverse giornate, dopo Bolzano vado a vedere la situazione  a Bressanone. Si tratta di una cittadina dalla posizione strategica per muoversi in Alto Adige.

    La stazione di ricarica migliore per visitare il centro ed essere poi in ottima posizione per raggiungere altre località, secondo le mie considerazioni è quella di Via Roma. La trovo facilmente e parcheggio. Qui un problemino ce l’ho con il portachiavi-card che non viene riconosciuto dalla colonnina.

    Provo però con la seconda possibilità a mia disposizione, cioè lo sblocco e l’avvio della ricarica dalla app EVWay, e tutto funziona benissimo. Auto riconosciuta, ricarica avviata correttamente.

    Ricarica Range Rover Bressanone

    Dopo poco più di tre ore e una piacevole passeggiata per le vie di Bressanone torno alla colonnina. Ha iniziato a piovere copiosamente ed è quindi il caso di muoversi.

    La ricarica è completa, l’indicatore segna di nuovo 50 chilometri di autonomia elettrica possibili e posso tornare verso le valli, i passi e la montagna così piacevoli a bordo della Range Rover Sport in modalità di marcia a Zero Emissioni.

    Ricarica Range Rover Bressanone

    Ricarica presso l’Hotel

    Per provare un’ulteriore possibilità di ricarica offerta dal network EVWay, arrivo a Passo Pinei. Sono sulla strada per Castelrotto, subito sotto il famosissimo altopiano (d’inverno ampia stazione sciistica) dell’Alpe di Siusi.

    Nel parcheggio dell’Hotel Passo Pinei c’è una colonnina del Travel Network di EVWay. Funziona tutto ed è comodissima per ricaricare a metà strada tra diverse mete, oppure anche per cogliere l’occasione per un’escursione che parta direttamente dal Passo.

    Ricarica EVWay a Passo Pinei

    Range RoVer e Dolomiti matrimonio riuscito

    Viaggiare a Zero Emissioni sulle Dolomiti a bordo di una Range Rover è un’esperienza fantastica. Per chi ama la montagna, l’ambiente, le auto e la tecnologia. Mi hanno guardato in tanti mentre mi muovevo silenziosamente a pochi passi dalle rocce considerate tra le più belle del mondo.

    FO con range Rover Dolomiti paesaggio

    Molti si sono anche fermati, hanno aspettato che parcheggiassi ed hanno chiesto:

    Ma è elettrica? Ibrida ed elettrica? E’ l’auto giusta per venire in montagna.

    Beh, sono d’accordo con loro. Il viaggio da Roma l’ho fatto in modalità ibrida, facendo rifornimento di benzina nella normale rete autostradale. Poi ho iniziato a ricaricare regolarmente ed ho usato tantissimo la modalità elettrica. Ho rispettato l’ambiente, le Dolomiti e messo alla prova un’infrastruttura che ha bisogno di crescere e dimostrarsi più affidabile – come insegna l’esperienza di Bolzano – ma tra Bressanone, Ortisei, Selva di Valgardena, Passo Pinei verso Castelrotto ha dimostrato di funzionare molto bene.

    Il mio consiglio finale

    Le Dolomiti in Range Rover a Zero Emissioni rappresentano un’esperienza che consiglio a tutti. E che mi auguro possa diventare presto la normalità.