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  • Auto a guida autonoma, etica e diritto oltre alla tecnologia

    Chi pensa che il futuro dell’auto a guida autonoma dipenda solo dalla tecnologia si sbaglia di grosso. Non c’è soluzione che possa realmente diffondersi con successo se non ha superato gli scogli culturali e chiarito elementi di etica e diritto che la vita sociale impone, oltre alle valutazioni economiche e tecniche.

    Guida autonoma

    Il libro e l’incontro a Milano

    Una giornata ben spesa, quella che ho dedicato alla trasferta a Milano per essere presenta all’incontro organizzato dalla Volvo Italia, proprio sugli elementi di etica e diritto relativi alla guida autonoma, con gli importanti giuristi autori del libro Driverless Cars (Guido Calabresi, professore emerito della Yale University dove ha ricoperto il prestigiosissimo ruolo di Dean della Law School, uno dei padri dell’analisi economica del diritto, ed Enrico Al Mureden, ordinario di diritto civile e docente di product safety, product liability and automotive dell’Università di Bologna) a dibattere insieme a Michele Crisci, presidente della Volvo Italia, con la moderazione di Gian Luca Pellegrini, direttore di Quattroruote, mensile tradizionalmente molto attento alle questioni della sicurezza stradale.

    Punti cruciali

    L’incontro indica dei punti cruciali, che richiedono specifica attenzione per l’auto a guida autonoma che si sta avvicinando alla realtà in maniera più veloce di quanto possa sembrare.

    Questioni di etica e diritto, legate all’arrivo su strada di veicoli capaci di muoversi autonomamente, senza l’intervento umano, devono essere affrontate e comprese, per poter cercare una soluzione chiara e il più possibile condivisa.

    Convegno etica e diritto driverless cars

    Dilemma della scelta

    “Un’automobile a guida autonoma – spiega il professor Calabresi – si potrebbe trovare a dover decidere quale manovra eseguire tra due possibili, una con cui rischia di investire qualcuno, l’altra con cui rischia di investire qualcun altro”.

    Da una parte ci può essere un uomo anziano e dall’altra un bambino. Cosa deve fare l’auto?

    dilemma etico guida autonoma Waymo

    “Nella situazione attuale – continua Calabresi – l’essere umano che è alla guida non ha in mente un comportamento predeterminato, cerca di fare semplicemente del suo meglio e nessuno sa cosa sceglierà. Con il computer al volante, invece, dobbiamo decidere in sede di scrittura del software di guida quale sia il comportamento giusto”.

    Si tratta di una novità assoluta, alla quale non siamo abituati e che ci pone di fronte a scelte che di norma non vogliamo fare.

    Responsabilità in caso di incidente

    L’altra grande questione, oltre a quella etica sollevata dai possibili dilemmi in caso di scelte tragiche – come sono definite in un altro libro di Calabresi divenuto un classico – riguarda la responsabilità in caso di incidenti causati da un veicolo a guida autonoma.

    Al Mureden pellegrini driverless cars

    “La situazione per le automobili in Italia è chiara da decenni – spiega il professor Al Mureden – e la responsabilità civile degli incidenti automobilistici, per le attuali vetture, è del guidatore e del proprietario. L’ordinamento si preoccupa così tanto di garantire un risarcimento a chi viene danneggiato, che è prevista anche l’assicurazione obbligatoria“.

    Se però alla guida non c’è più un uomo e a causare l’incidente è la stessa automobile, molte cose devono essere di nuovo affrontate.

    “Una possibilità, coerente con la legislazione attuale – continua Al Mureden – è di lasciare la responsabilità al proprietario, che già oggi è chiamato a rispondere anche in caso di difetti del veicolo. L’altra, visto che il sistema di guida è stato sviluppato completamente dal costruttore, è invece di ritenere responsabile la casa auto che ha fabbricato la vettura”.

    Volvo guida autonoma

    Volvo si assume la responsabilità

    Proprio su questo punto, la Volvo – che ha appena annunciato l’introduzione in California, e poi nel resto del mondo, della funzione di guida automatica autostradale Ride Pilot – ha comunicato di prendere direttamente in carico la responsabilità di eventuali incidenti avvenuti mentre il sistema è in funzione.

    coisci pellegrini etica e diritto guida autonoma

    “Questo è un elemento che farà chiarezza sul mercato”, afferma Michele Crisci, presidente della Volvo Italia.

    C’è una grande differenza tra pubblicizzare automobili con funzionalità di guida autonoma avanzate e prendersi la responsabilità degli incidenti.

    “Senza supportare la comunicazione con la presa in carico della responsabilità di eventuali malfunzionamenti – continua Crisci – si pubblicizzano soluzioni delle quali però non si dimostra di essere completamente sicuri. Noi di Volvo abbiamo scelto di offrire la funzione di pilota automatico garantendola a tal punto, da prendere sul marchio la totale responsabilità del buon funzionamento”.

  • Bosch al CES punta su Intelligenza Artificiale, Internet of Things e software per migliorare la vita

    Intelligenza artificiale e Internet of Things, coordinate insieme dal software, sono il nuovo faro di business di Bosch. Al CES di Las Vegas ha annunciato una strategia sempre più digitale e che prenderà una fetta sempre più importante per il colosso tecnologico di Stoccarda.

    Leggi l’articolo su Bosch punta su elettromobilità, idrogeno e Internet delle Cose

    Sempre più digitale

    «Stiamo sistematicamente digitalizzando il nostro core business per aumentare i vantaggi per i clienti. In futuro, puntiamo a trasformare i ricavi di ogni prodotto digitale inserendo anche gli introiti derivati dai servizi», ha dichiarato Tanja Rückert, Chief Digital Officer del Gruppo Bosch, al CES di Las Vegas ribadendo che Bosch si concentrerà sui vantaggi combinati che la connessione tra Internet of Things (IoT) e intelligenza artificiale (IA) può creare per i prodotti e i servizi a favore dei clienti.

    Leggi l’articolo su Bosch, l’intelligenza artificiale e il fratello virtuale

    «Riteniamo che la combinazione di IA e IoT – ha continuato la Rückert – sia la chiave per sfruttare al massimo i vantaggi per gli utenti derivanti da entrambe queste tecnologie. Oltre a consentirci di sviluppare nuovi modelli di business, questo approccio ci aiuta a offrire prodotti e soluzioni migliori che offrono un reale valore aggiunto per gli individui e la società nel suo complesso». Intanto le vendite di dispositivi connessi sono cresciute del 50% in un solo anno e pertanto tutti i nuovi prodotti Bosch saranno connessi.

    Il ruolo chiave della mobilità

    La mobilità rivestirà un ruolo di business chiave, come sempre, per Bosch anche per questo nuovo corso. Sui 4 miliardi di euro investiti ogni anno da Bosch nello sviluppo di software, ben tre quarti vanno al settore automotive. Dalla metà del 2022 tutte le attività di sviluppo software che mirano a rendere i veicoli sempre più intelligenti saranno scorporate e curate dalla consociata Etas. Quest’ultima continuerà il percorso verso la guida connessa e autonoma già avviato con i sistemi di assistenza alla guida.

    Quest’ultimi, tra hardware, software e sensoristica, hanno generato 9 miliardi di fatturato negli ultimi 5 anni. Anche il Bosch Center for Artificial Intelligence (BCAI) sta già dando risultati: circa 300 milioni di euro di fatturato. Dunque il domani della mobilità, a partire da oggi, sta nella capacità di calcolo e comunicazione dei veicoli con l’infrastruttura. E in questo l’intelligenza artificiale, la connettività e i sensori di vario tipo rappresentano, insieme al software, un asset decisivo. E, allo stesso tempo, nuove sfide e nuove opportunità per creare un mondo migliore.

    La fiducia nella tecnologia

    A questo proposito, Bosch ha commissionato lo studio Bosch Tech Compass, uno studio realizzato in cinque Paesi (Cina, India, Germania, UK e Stati Uniti) sul ruolo della Tecnologia nell’umanità e presentato per la prima volta al CES. Secondo lo studio, il 72% dei circa 8mila intervistati è convinta che il progresso tecnologico stia rendendo il mondo un posto migliore. Addirittura per il 76% rappresenta la chiave per combattere il cambiamento climatico. Quota anche superiore (83%) crede che la tecnologia debba servire più ad affrontare le grandi sfide dell’umanità piuttosto che a soddisfare i bisogni individuali.

    Bosch condivide questo approccio con la propria filosofia, incarnata dal motto “tecnologia per la vita”. E ne ha presentato al CES esempi concreti come il SoundSee. Questo sistema di sensori è utilizzato dal 2019 sulla stazione spaziale internazionale per individuare, grazie all’intelligenza artificiale, in anticipo le anomalie e dove intervenire per la manutenzione. In collaborazione con l’azienda sanitaria no profit Highmark di Pittsburgh (USA), Bosch sta sperimentando questa stessa tecnologia come strumento diagnostico per la medicina pediatrica.

    Dallo spazio ai bambini

    Grazie al SoundSee un domani si potrebbero scoprire problemi polmonari come l’asma semplicemente ascoltando il respiro dei bambini, anche in tenera età. Anche il sensore gas di Bosch, il primo dotato di intelligenza artificiale, potrebbero dare un aiuto decisivo per prevenire gli incendi e fungere da “naso digitale”. Il sistema Silvanet Wildfire Sensor di Dryad avverte il fuoco nei boschi in netto anticipo rispetto alle telecamere e ai satelliti, permettendo alle autorità di intervenire prima e in modo più efficace proteggendo il patrimonio boschivo e, allo stesso tempo, limitando le emissioni di CO2.

    La tecnologia dunque deve dare fiducia e tutto questo è percepito dal pubblico a livello globale. Ma nella ricerca Bosch Tech Compass emergono comunque diversità. Ad esempio, Cina ed India hanno grandi speranze nel 5G e nell’IA mentre quest’ultima è vista come la più grande minaccia tecnologica dagli intervistati di Usa ed Europa. Su questo tema dunque la cultura occidentale suggerisce un approccio nettamente differente rispetto a quella orientale. Curioso che il 39% dei tedeschi vorrebbero il teletrasporto per muoversi mentre in USA e India tale quota scende rispettivamente a 20% e 10%.

    Sentimento comune, ma con differenze

    Altrettanto significativo il fatto che lo strumento preferito per muoversi nel futuro è ancora l’auto a controllo umano (56%) seguita dall’aereo (40%) e dal treno (32%). Dunque tecnologia sì, ma non che stravolga la vita e che continui a dare libertà e sicurezza, ma tutelando il bene comune, l’unico che davvero conta per il futuro.

  • Cinque domande a Gill Pratt, stratega della ricerca Toyota

    Gill Pratt ha un ruolo in Toyota che piacerebbe a chiunque abbia una vocazione progettuale e di leadership orientata all’innovazione e alla ricerca.

    Con un passato nella ricerca universitaria da professore al MIT e nell’agenzia che si occupa di progetti di ricerca avanzati per la difesa Usa, oggi è il grande stratega della ricerca tecnologica della Toyota a livello globale.

    Scienziato e comunicatore

    Pratt non è soltanto un grande scienziato, ma anche un ottimo comunicatore.

    Gill Pratt kenshiki 2021

    Sono uno degli unici due Italiani che possono avere un incontro con lui al Kenshiki Forum di Bruxelles (con me c’è Gian Luca Pellegrini, Direttore di Quattroruote).

    Nell’appuntamento annuale del gruppo Toyota in Europa, per spiegare l’approccio multi-tecnologico orientato all’azzeramento delle emissioni (che comprende motori a combustione interna, sistemi ibridi, auto elettriche a batterie e idrogeno), lo scienziato americano si affida all’esempio degli ecosistemi naturali e della biodiversità generata dai meccanismi evolutivi.

    Lascia tutti a bocca aperta, ma raggiunge l’obiettivo.

    Selezione delle case auto e delle tecnologie

    Per proporre soluzioni diverse nelle varie aree del mondo, come lei indica, bisogna avere grandi possibilità. Non tutti i gruppi sono grandi come la Toyota, ci sarà una selezione naturale anche tra i costruttori auto?

    “Penso che la selezione sarà relativa alle tecnologie, con diversi sistemi di trazione che si evolveranno in diverse parti del mondo.

    Lo stesso avverrà anche per la produzione dell’energia. Oggi abbiamo una crescita di fotovoltaico ed eolico, credo che vedremo anche altre novità in futuro”.

    Gill Pratt Toyota Research Institute

    Guida autonoma e Intelligenza Artificiale

    Relativamente all’auto a guida autonoma e con intelligenza artificiale cosa dobbiamo aspettarci?

    “Per la guida autonoma ci sono dei problemi da superare. Non soltanto tecnici, ma anche sociali e psicologici. La tolleranza che mostriamo nei confronti degli errori di guida di un essere umano è molto più elevata di quella che abbiamo nei confronti di un’auto senza guidatore.

    Quindi l’affidabilità di un veicolo a guida autonoma deve essere molto elevata. Ritengo che la prima diffusione avverrà in città, dove si viaggia a bassa velocità, e in autostrada, dove la marcia può avvenire in condizioni più prevedibili.

    Toyota Autonomous car

    Soltanto successivamente vedremo dei robotaxi a velocità elevate in situazioni non autostradali. Parallelamente allo sviluppo della guida completamente automatica, ci saranno però grandi progressi nei sistemi di sicurezza attiva. L’uomo sarà ancora al volante ma l’auto lo assisterà sempre di più e sarà in grado di prevenire ed evitare gli incidenti”.

    Woven City, la città laboratorio

    Qual è il ruolo di Woven City, la città-laboratorio che la Toyota sta costruendo in Giappone?

    “Nelle attività di ricerca e sviluppo, un grande problema è trasformare ciò che si è messo a punto in un prodotto reale, adatto all’utilizzo diffuso e al mercato.

    Woven City Monte Fuji

    Woven City sarà un laboratorio vivente e aiuterà questa traslazione, grazie all’adozione precoce delle novità tecnologiche. Gli inventori stessi potranno vivere dove la loro innovazione viene sperimentata e saranno così in grado di adattarla alle condizioni reali”.

    Mobilità verticale

    A Woven City ci saranno anche veicoli volanti?

    “Sì, la Toyota ha investito nella start-up californiana Joby Aviation e sperimenteremo sia a Woven City, sia in altre città del mondo, mezzi di trasporto volanti di vario genere.

    Joby Aviation electric aircraft

    Il problema è l’individuazione di punti di decollo e atterraggio e la tecnologia deve ovviamente garantire i necessari livelli di sicurezza, oltre che un basso livello di rumorosità. Ma l’integrazione della mobilità verticale con le altre componenti della rete di trasporto ha un potenziale estremamente interessante.

    Il gruppo Toyota pensa da molto tempo di entrare in questo ambito e credo che adesso ce ne siano le condizioni”.

    Rapporto tra uomo e automobile

    Tornando su quattro ruote, come si evolverà il rapporto tra uomo e automobile?

    “Il Toyota Research Institute e altri centri di ricerca Toyota stanno lavorando molto alle capacità dell’auto di riconoscere lo stato emotivo di chi è nell’abitacolo.

    Gill Pratt speaker Toyota

    Ma non è tutto, perché chiunque si metta alla guida di un’auto, affronta di fatto una serie di test relativi al livello di attenzione, allo stato dei riflessi, alla capacità di controllo.

    Si tratta di vero e proprio check-up che però non viene visto da nessun medico.

    C’è un grande potenziale per aiutare le persone a tenere sotto controllo il loro stato di salute, dando all’auto un ulteriore ruolo di supporto nei confronti dell’uomo, particolarmente interessante nei paesi interessati da un invecchiamento della popolazione”.

  • Zoox, l’altro pezzo nel puzzle di Amazon nel mondo della mobilità

    Amazon mette un altro piede, anzi un’altra ruota, nel mondo della mobilità con Zoox, startup acquisita da Jeff Bezos nei mesi scorsi. Zoox ha infatti sviluppato un piccolo van a guida autonoma e segue di poco il furgone realizzato con Rivian. Ad accomunarli c’è un particolare: entrambi non hanno nome.

    Leggi l’articolo sul furgone di Amazon fatto in casa con Rivian

    Zoox
    Robotaxi più piccolo di una Panda

    Tecnicamente lo Zoox – così lo chiameremo – è un veicolo a guida autonoma di livello 5, dunque privo di conduttore e di comandi di guida. In pratica, è un robotaxi che può ospitare 4 persone sedute, due di fronte alle altre. Ha porte scorrevoli da entrambi i lati. È lungo 3,63 metri (meno di una Fiat Panda) e ha un design simmetrico.

    Tecnicamente lo Zoox – così lo chiameremo – è un veicolo a guida autonoma di livello 5, dunque privo di conduttore e di comandi di guida. In pratica, è un robotaxi che può ospitare 4 persone sedute, due di fronte alle altre

    Zoox
    Simmetria integrale

    La simmetria è totale in ogni aspetto della progettazione. Ha infatti 4 ruote sterzanti per un diametro di svolta estremamente ridotto (8,6 metri). Ogni paio di ruote ha il suo sistema di sterzatura, con i classici pignone e cremagliera, però motorizzati, e collegati ai mozzi attraverso tiranti. I freni sono a disco autoventilanti.

    Zoox
    Due airbag a collare

    Perfettamente identico il disegno delle sospensioni per tutte e 4 le ruote, con montante McPherson. Gli airbag sono progettati per offrire le massima protezione qualunque sia la direzione di marcia. Si aprono a collare dai bordi superiore degli schienali avvolgendo gli occupanti e impedendo che si urtino tra di loro.

    Gli airbag sono progettati per offrire le massima protezione qualunque sia la direzione di marcia. Si aprono a collare dai bordi superiore degli schienali avvolgendo gli occupanti e impedendo che si urtino tra di loro

    Zoox
    Due di tutto, un solo caricatore

    Perfettamente simmetrico è anche il sistema di propulsione. Ogni treno di ruote ha il suo motore elettrico, dotato del suo inverter, semiassi uguali e la sua batteria. La capacità totale è di 133 kWh, sufficiente per 16 ore. L’unico collegamento tra i due pacchi, raffreddati ad aria, è il modulo per la ricarica wireless che serve per entrambi.

    Perfettamente simmetrico è anche il sistema di propulsione. Ogni treno di ruote ha il suo motore elettrico, dotato del suo inverter, semiassi uguali e la sua batteria. La capacità totale è di 133 kWh, sufficiente per 16 ore

    Zoox
    E per cielo, le stelle

    Lo Zoox può raggiungere 120 km/h e offre comfort pari a tutti i suoi occupanti. Ognuno di essi ha di lato un display per controllare la musica, la navigazione e la temperatura. Al centro ci sono le piastre per ricaricare gli smartphone. L’abitacolo è sormontato da cielo punteggiato di luci e da un tetto panoramico apribile.

    Zoox
    Sguardo a 360 gradi

    Lo Yoox comunica con l’ambiente esterno attraverso principalmente segnali visivi e luminosi. Il sistema di guida autonoma si serve di telecamere, lidar e radar con i quali ogni angolo ha una visione di 270 gradi. Grazie alla loro interpolazione, il veicolo controlla a 360 gradi la scena che lo circonda per un raggio di oltre 150 metri.

    Il sistema di guida autonoma si serve di telecamere, lidar e radar con i quali ogni angolo ha una visione di 270 gradi. Grazie alla loro interpolazione, il veicolo controlla a 360 gradi la scena che lo circonda per un raggio di oltre 150 metri

    Zoox
    Mappe tridimensionali “semantiche”

    Il sistema di raccolta e fusione di dati e informazioni nonché quello di elaborazione, riscontro e controllo è molto potente. Sono ad alta definizione i sensori di posizione e le mappe tridimensionali definite “semantiche”. Lo Zoox non può circolare ovunque, ma su strade ordinarie all’interno di aree definite.

    Zoox
    Guida autonoma fatta in casa

    Il sistema di guida autonoma, posizionato al centro sotto il pavimento, è stato sviluppato interamente dalla Zoox, sia per l’hardware sia per il software. Il veicolo è comunque dotato di un sistema di controllo in remoto, capace di intervenire in situazioni limite o che contengono un margine di incertezza.

    Zoox
    Figlio di Apple

    La start-up sta già compiendo sperimentazioni di guida autonoma su strada aperta a Las Vegas, San Francisco e, 50 km più a sud nel cuore della Silicon Valley, a Foster City dove ha la sua sede dal 2014. Qui infatti è stata fondata dall’australiano Tim Kentley-Klay e da Jesse Levinson, figlio di Arthur D., chairman di Apple.

    Zoox
    Nel garage dei vigili del fuoco

    La storia di Zoox ha altre analogie con l’azienda di Cupertino. La più appariscente è di essere nata in un garage. Nel caso specifico, in quella di una ex caserma dei vigili del fuoco. Il nome Zoox viene dalla zooxanthellae, un’alga unicellulare che vive in simbiosi con altri organismi e in grado di operare la fotosintesi clorofilliana.

    Il nome Zoox viene dalla zooxanthellae, un’alga unicellulare che vive in simbiosi con altri organismi e in grado di operare la fotosintesi clorofilliana.

    Zooxanthellae
    Due doppie di fronte

    La leggenda dice che il concept “2-contro-2” dell’abitacolo sia nato nel giardino dell’abitazione di Jesse Levinson mettendo due coppie di poltrone l’una di fronte all’altra. Nel 2015 avviene la realizzazione dei due primi prototipi VH1 e VH2. Nel 2016 il primo schizzo di quello che sarebbe diventato il mezzo attuale.

    Zoox
    Obiettivo 2022

    Nello stesso anno inizia la sperimentazione dei prototipi VH3 e VH4, i primi a poter compiere la guida simmetrica. Il VH5 rappresenta il concept definitivo per il veicolo attuale. Zoox porterà il suo veicolo sul mercato entro il 2022 e si candida ad essere quella che tecnicamente è un MaaS (Mobility as a Service).

    Zoox
    Un valore di 3,2 miliardi di dollari

    La crescita di Zoox tuttavia non è stata così lineare. Nel 2018 tocca il culmine della valutazione dopo una raccolta di finanziamenti per 800 milioni di dollari che ne certifica il valore a 3,2 miliardi. L’ingresso dei nuovi finanziatori porta all’estromissione di Kentley-Klay e arriva da Intel il nuovo CEO, Aicha Evans.

    Zoox
    La causa contro Tesla

    Nel 2019 arriva invece una causa contro Tesla che l’accusa di aver trafugato, assumendo suoi ex dipendenti, alcuni segreti industriali. L’aprile scorso a Foster City viene issata bandiera bianca: Zoox ammette e paga una cifra non precisata all’azienda di Palo Alto. Insieme alla pandemia da Covid-19, il contraccolpo si sente sui bilanci.

    Zoox
    L’arrivo di Amazon  

    Il personale che ha raggiunto oltre 500 persone, viene tagliato di un quarto. Nel giugno arriva la svolta: Amazon compra Zoox per una somma che il Financial Times quantifica in 1,2 miliardi di dollari. L’iniezione di denaro e di spalle decisamente forti rimette in moto i progetti e finalmente viene svelato “senza nome”.

    Nel giugno arriva la svolta: Amazon compra Zoox per una somma che il Financial Times quantifica in 1,2 miliardi di dollari. L’iniezione di denaro e di spalle decisamente forti rimette in moto i progetti e finalmente viene svelato “senza nome”

    Zoox
    Amazon Motors in vista?

    Di lui si occuperà la Rivian per industrializzarlo e produrlo? Non si sa. Ci sarà uno scambio di tecnologie con Aurora, altro specialista delle guida autonoma nel cui capitale Amazon è entrata ultimamente? Chi può dirlo. Di sicuro Bezos in futuro non vuole limitarsi a mandare pacchi o a mandare turisti in orbita.

    Jesse Levinson Zoox
    Dalla Ferrari un vice presidente

    Nel frattempo gli uffici di Zoox si sono riempiti di nuovo come non mai. Sono oltre mille le persone che lavorano al progetto. E tra i dirigenti c’è anche un Italiano: Corrado Lanzone, con un passato di oltre 20 anni in Ferrari e ora vice presidente per la produzione e gli acquisti di Zoox.

    Corrado Lanzone
    L’ex boss della NHTSA

    L’azienda ha anche allestito una flotta di Toyota Highlander con i propri sistemi di guida autonoma. Oltre alle reclute pescate tra le aziende hi-tech della zona, nella squadra di Zoox c’è anche Mark Rosekind (foto sotto: il secondo da destra, insieme al presidente della FIA Jean Todt e a Corrado Lanzone), amministratore tra il 2014 e il 2016 della NHTSA (National Highway Traffic Safety Administration).

    Corrado Lanzone Jean Todt Mark Rosekind
  • Simulatore di guida Volvo, la realtà supera i videogiochi

    Il nuovo simulatore di guida Volvo, secondo gli ingegneri svedesi che lo hanno sviluppato, è “il simulatore di guida definitivo”.

    L’innovativo sistema di realtà mista è di evidente derivazione dal mondo dei videogiochi e rappresenta una tecnologia chiave per portare avanti nuove soluzioni per la sicurezza e per la guida autonoma.

    La postazione include un sedile di guida con simulatore di movimento, un volante con feedback tattile e un visore per realtà virtuale con qualità cristallina delle immagini.

    Diventa veramente difficile distinguere la realtà dalla simulazione.

    Il kit da sogno per qualsiasi giocatore di videogame, insomma. Il simulatore di Volvo Cars spinge la percezione oltre il limite precedente.

    Postazione simulatore Volvo

    Piattaforma Unity e dispositivi Varjo

    Il simulatore utilizza l’avanzatissima tecnologia della principale piattaforma Unity di sviluppo 3D in tempo reale e i dispositivi professionali di realtà virtuale e mista della società finlandese Varjo per riprodurre la guida di un’auto vera su strade reali.

    Ciò è reso possibile dalla combinazione di una grafica 3D ad alta definizione estremamente realistica, un visore per la realtà aumentata e una tuta intera a marchio Teslasuit in grado di fornire un feedback tattile dal mondo virtuale e di monitorare al contempo le reazioni corporee.

    Questo particolare abbinamento di tecnologia software e hardware consente agli esperti di Volvo Cars di simulare infiniti scenari di traffico su un percorso di prova reale, utilizzando una vettura reale, il tutto in completa sicurezza.

    I tecnici possono così estrapolare importanti informazioni sull’interazione fra le persone e la vettura da utilizzare per lo sviluppo di nuove funzionalità e dotazioni di sicurezza, assistenza alla guida e guida autonoma. 

    Dettaglio simulatore Volvo

    I collaudatori possono interagire con ipotetiche funzionalità di sicurezza attiva e di assistenza alla guida, provare interfacce utente di guida autonoma di prossima realizzazione, testare futuri modelli di autovetture e simulare molti altri scenari.

    Il sistema può essere utilizzato su strade di prova reali oppure nel laboratorio di collaudo e ogni scenario è completamente personalizzabile.

    Simulazione in diretta streaming

    Un team di esperti in tecnologie innovative della Casa automobilistica ha realizzato una dimostrazione dell’utilizzo del “simulatore definitivo” di Volvo Cars nel corso di un evento trasmesso in diretta streaming dalla Open Innovation Area di Volvo. 

    L’anno scorso, Volvo Cars, insieme a Varjo, è stata la prima Casa automobilistica a rendere possibile la guida di un’auto reale indossando un visore per realtà mista.

    Tute con feedback tattile della Teslasuit

    La collaborazione esistente fra le due aziende è stata ora ampliata così da includere Unity e Teslasuit, azienda produttrice di tute intere con feedback tattile.

    Indossare simulatore di guida Volvo

    Secondo Casper Wickman, responsabile della divisione User Experience della Open Innovation Arena di Volvo e membro del team che ha partecipato alla diretta streaming, il simulatore permette a Volvo Cars di studiare reazioni umane autentiche in un ambiente sicuro e con un costo decisamente più basso di un test reale.

    La collaborazione della Volvo con aziende come Varjo, Unity e Teslasuit ci ha permesso di testare moltissimi scenari che sembrano reali in tutto e per tutto, senza dover costruire o allestire nulla.

    Spiega Casper Wickman., che prosegue: “Possiamo così provare auto reali in situazione di traffico in transito che sembrano assolutamente reali, ma che possono essere regolate semplicemente azionando un tasto”.

    Simulatore di guida Volvo

    Visore Varjo per realtà mista

    Il visore XR-1 Developer Edition prodotto da Varjo monta una serie di videocamere per creare un effetto di realtà mista e garantisce un’esperienza di realtà mista o virtuale con risoluzione ad alta definizione. Il visore XR-1 di Varjo consente di integrare nel mondo reale, senza soluzione di continuità, gli oggetti e gli ambienti creati nella piattaforma Unity.

    Teslasuit

    Sfruttando l’applicazione di forze, vibrazioni o movimenti, la tecnologia tattile permette di ricreare la sensazione del tatto quando si interagisce con il mondo virtuale.

    Indossando l’avanzata tuta tattile intera di Teslasuit, gli specialisti di Volvo incaricati delle simulazioni possono percepire, sebbene in misura ridotta, le forze cui sarebbe sottoposto il corpo in caso di incidente, senza tuttavia correre alcun rischio reale.

    La tuta consente inoltre agli ingegneri di Volvo di testare le reazioni del fisico umano studiando la variazione delle reazioni muscolari, dei livelli di stress e della frequenza cardiaca nelle situazioni di pericolo e di utilizzare poi quanto appreso per sviluppare la prossima generazione di sistemi di sicurezza volti a evitare e mitigare le situazioni di rischio.

    Simulatori Unity

    Gli scenari di simulazione vengono creati utilizzando i software 3D in tempo reale di Unity, l’azienda che ha sviluppato una delle piattaforme per lo sviluppo di videogiochi più popolari al mondo.

    Utilizzando Unity, gli esperti di Volvo possono creare ambienti e oggetti virtuali da utilizzare nelle simulazioni o inserire un dettagliatissimo modello tridimensionale di qualsiasi auto progettata da Volvo in qualunque ambiente virtuale, valutando il prototipo in diverse condizioni di illuminazione, in luoghi e condizioni atmosferiche differenti.

  • Studio Ericsson, pendolari pronti per la guida autonoma ma non la aspettano dalle case auto

    I pendolari di tutto il mondo sono pronti per la guida autonoma e pensano che possa arrivare molto presto.

    Il rapporto Ericsson Consumerlab 2020 sul pendolarismo mostra infatti molto chiaramente della aspettative elevate nelle principali città del pianeta nei confronti dell’auto a guida autonoma e della mobilità condivisa.

    Chi tutti i giorni viaggia tra casa e lavoro per decine di chilometri e spende molto tempo a bordo di mezzi di trasporto personali o collettivi, pensa che entro 5-10 anni i veicoli capaci di muoversi senza conducente saranno una realtà.

    I risultati del rapporto Ericsson riportano alla ribalta un tema passato in secondo piano negli ultimi mesi. Il bacino di utilizzo dei veicoli senza conducente è enorme e ci sono molti clienti in tutto il mondo pronti a salire a bordo.

    Pandemia e pendolari

    L’epidemia planetaria di Coronavirus ha ridotto ai minimi termini il pendolarismo in tutto il mondo.

    L’80% dei pendolari sa bene, però, di dover tornare al lungo tragitto quotidiano tra casa e lavoro al termine dell’emergenza e delle relative restrizioni.

    Ma soltanto il 25% vuole riprendere la quotidianità del tragitto con le stesse modalità di prima.

    Lo studio Ericsson in 16 metropoli

    Lo studio del Consumerlab della Ericsson ha elaborato le risposte a dei questionari online di 16.000 persone con età tra i 15 e i 69 anni.

    Si tratta di persone che vivono e si spostano quotidianamente in 16 grandi città del mondo (Bangkok, Berlino, Delhi, Dubai, Giacarta, Londra, Los Angeles, New York, Parigi, San Paolo, Seul, Shanghai, Singapore, Stoccolma, Sydney e Tokyo) ritenute rappresentative di 130 milioni di utenti di smartphone a livello globale.

    Guida autonoma livello 5

    Qualità del viaggio

    La possibilità di godere a pieno del tempo trascorso lungo il tragitto è indicata come priorità assoluta dai pendolari.

    Più importante anche della stessa durata del viaggio.

    Gran parte degli intervistati viaggia per più di 45 minuti al giorno, eppure – secondo lo studio Ericsson – un pendolare su quattro sarebbe disposto ad aumentare il suo tempo di spostamento di oltre 20 minuti per avere un viaggio di maggiore qualità.

    Il miglioramento della qualità del viaggio è ritenuto funzione della possibilità di svolgere altri compiti e dedicarsi ad interessi personali grazie a una solida connettività.

    pendolari guida autonoma

    Savvy commuters

    I Savvy Commuters – così vengono detti i pendolari più esperti e soddisfatti – sono quelli caratterizzati da una maggiore esperienza digitale.

    Il viaggio dei savvy commuters ha come protagonista lo smartphone (il 65% di loro lo usa sempre, contro il 47% degli altri intervistati).

    Di fondamentale importanza è quindi la connessione internet veloce: l’83% ha copertura 4G o 5G per la gran parte del viaggio, a differenza del 68% degli intervistati meno soddisfatti.

    Veicolo guida autonoma

    Guida autonoma e mobilità condivisa

    L’auto a guida autonoma è il grande oggetto del desiderio, capace di migliorare in modo decisivo la qualità del viaggio.

    La mobilità condivisa è ritenuta inoltre una soluzione facilmente accessibile grazie alla connessione e il 27% dei pendolari crede che sarà utilizzata da un’ampia percentuale della popolazione.

    Ben 3 intervistati su 5 individuano nelle auto a guida autonoma la vera rivoluzione dell’esperienza di trasporto nei prossimi 10 anni.

    Poca fiducia nelle case auto

    Il 35% del campione vede però nuove aziende di mobilità come protagonisti del futuro mercato del trasporto condiviso e autonomo e mette al secondo posto i giganti della tecnologia.

    Ford prototipo guida autonoma

    Le case auto tradizionali sono posizionate soltanto in terza posizione. Questo campanello d’allarme nella percezione dei futuri clienti è un segnale che i marchi tradizionali devono valutare con attenzione.

    Robotaxi

    Il 13% dei pendolari desidera possedere personalmente un’auto capace di marciare senza conducente e il 15% si aspetta invece di utilizzare dei robotaxi capaci di trasportare passeggeri senza alcun conducente a bordo.

    Waymo One app robotaxi

    Il rapporto Ericsson evidenzia l’importanza di quanto sta succedendo a Chandler, in Arizona, dove la Waymo – società di Google che si occupa di mobilità su veicoli a guida autonoma – ha ripreso ad offrire il servizio dopo sette mesi di stop dovuti all’emergenza Covid.

    E la ripresa coincide con un’evoluzione che in molti credevano impossibile, visto che a bordo non c’è più il guidatore d’emergenza.

    Clicca qui e leggi: Waymo avvia il primo robotaxi veramente senza conducente a bordo.

  • Waymo avvia il primo robotaxi veramente senza conducente a bordo

    Dopo sette mesi di stop dovuti all’emergenza Coronavirus, la Waymo (società di Google nella quale è confluita tutta l’attività di ricerca e sviluppo sull’auto a guida autonoma del gruppo) fa ripartire il suo servizio di corse a pagamento su auto a guida autonoma nell’area di Phoenix in California.

    Sul fermo del servizio di robotaxi si è molto speculato nei mesi scorsi e in molti sono arrivati a insinuare che la sospensione del servizio era destinata a diventare una vera e propria cancellazione.

    Questo per presunte difficoltà di gestione e mancato funzionamento del modello economico, oltre che tecnologiche.

    Early rider Waymo a Chandler

    Un enorme passo avanti

    Invece la Waymo di Google riavvia il servizio facendo registrare un enorme passo avanti sulla strada del robotaxi per tutti.

    La ripartenza inizia da Chandler, sobborgo nell’area di Phoenix con una novità a dir poco eclatante.

    A bordo dei veicoli senza conducente della Waymo che trasportano reali clienti che hanno pagato la corsa non c’è più il guidatore d’emergenza.

    Clicca qui e leggi l’articolo con VIDEO: Robotaxi, il vero business dell’auto a guida autonoma.

    Guida veramente autonoma

    Non c’è più il supervisore che è stato finora sempre presente nei robotaxi Waymo, pronto a intervenire in caso di problemi al sistema di guida autonoma del veicolo.

    Waymo Chandler senza conducente

    Le auto Waymo di Chandler sono quindi le prime ad offrire corse a pagamento su veicoli veramente autonomi, nei quali non c’è nessuno a bordo che possa prendere il volante.

    Il servizio funziona grazie alla app Waymo One ed è riservato nel primo periodo agli early rider, cioè ai clienti iscritti da più tempo al servizio e che hanno vissuto con la loro esperienza la completa evoluzione dei mezzi.

    Scompare il “secondo pilota” umano

    Gli early rider hanno vissuto tutto, dalle incertezze di alcune occasioni a qualche incidente di percorso, fino all’ipotesi che quel secondo pilota tenuto lì ad affiancare l’intelligenza artificiale del veicolo, non potesse mai scomparire.

    Waymo van guida autonoma senza conducente a bordo

    Guida autonoma di livello 5

    La guida completamente autonoma di livello 5, quella che prevede che l’auto faccia tutto da sola e chi è a bordo sia semplicemente un passeggero senza alcuna responsabilità di controllo sul veicolo, arriva quindi per davvero.

    Cos’è un Robotaxi ecco il mio video

  • Tesla Model 3 Autopilot schianto a Taiwan, ecco cos’è successo

    La Tesla Model 3 Autopilot che si schianta contro un furgone ribaltato su un’autostrada di Taiwan riaccende la discussione sulle auto a guida autonoma.

    Il video dell’incidente da due diversi punti di vista

    Guida autonoma e Tesla

    La prospettiva di auto che guidino completamente da sole, infatti, affascina e divide da anni.

    La Tesla ne ha fatto un argomento di innovazione e di marketing molto potente, capace di cambiare completamente le motivazioni di scelta dei suoi clienti.

    L’innovazione per chi sceglie una Tesla è al primo posto. Non spaventa, come succede in altri casi. Al contrario, rappresenta una forte motivazione di acquisto.

    Amore e odio

    Ecco perchè gli incidenti delle Tesla in modalità Autopilot (reale o presunta) fanno così tanto clamore.

    Oltre alla trazione esclusivamente elettrica, la capacità automatica di supporto alla guida è una caratteristica peculiare di una Tesla.

    Amata da chi la ama, odiata da chi la odia.

    Cos’è il Tesla Autopilot

    La tecnologia Autopilot della Tesla Model 3 non prevede che il conducente possa distrarsi alla guida.

    Tesla Autopilot

    La casa costruttrice informa chiaramente i suoi clienti sul fatto che chi è al volante, anche quando attiva la modalità di supporto Autopilot, non deve togliere gli occhi dalla strada.

    L’Autopilot è un sistema per il mantenimento automatico di corsia e distanza. Non è un sistema di guida autonoma o automatica del veicolo. Non ancora.

    Però l’incidente apre comunque una riflessione su come sia potuto succedere che l’auto – se è vero che stava viaggiando in modalità Autopilot, come affermato dal conducente – non abbia minimamente individuato un ostacolo così grande e completamente fermo in mezzo alla strada.

    Come funziona il Tesla Model 3 Autopilot

    Il sistema di assistenza alla guida della Tesla Model 3 è uno dei più avanzati presenti sul mercato ed è quello col maggior numero di chilometri di test analizzati, vista la sua diffusione sulle Tesla e la frequenza con cui gli utilizzatori lo attivano.

    Tesla Model 3 Autopilot

    L’Autopilot Tesla conta ad oggi oltre 5 miliardi di chilometri di dati raccolti.

    Il sistema si basa su diverse tecnologie e ha una logica di elaborazione dei dati dotata addirittura di elementi di intelligenza artificiale.

    Ecco cos’è successo a Taiwan

    Le due componenti chiave nel caso di Taiwan, vista la velocità autostradale e la distanza del furgone ribaltato quando diventa individuabile, sono il radar e le videocamere anteriori.

    Ognuna delle due, anche singolarmente, è in grado di individuare e riconoscere quell’ostacolo. 

    Tesla Model3 Autopilot autostrada

    Guasto più errore tecnico

    Quello che è successo può essere quindi dovuto al mancato funzionamento di una delle due e al contemporaneo errore dell’altra.

    L’errore può essere originato dal materiale con cui è costruito il cassone del furgone, dall’inclinazione della superficie visibile rispetto all’auto, oppure anche dal colore chiaro. Di nuovo, nessuno di questi elementi basta da solo a spiegare l’accaduto.

    Però un ulteriore problema nel successivo flusso di elaborazione delle informazioni, relativo proprio alle verifiche incrociate tra dati video e dati radar, può aver portato al patatrac.

    Errore umano

    Senza dimenticare che tutto ciò si basa sull’affermazione del guidatore, che sostiene che l’Autopilot fosse in funzione.

    L’altra possibilità, tutt’altro che remota, è che l’errore sia proprio suo e l’Autopilot non fosse affatto inserito. Perlomeno non correttamente.

    L’ipotesi di guasto più probabile

    Se non si tratta di errore umano ed è vero che il sistema Autopilot era attivo, l’ipotesi di guasto più probabile, conoscendo le tecnologie sulle quali si basa il Tesla Model 3 Autopilot, riguarda il radar.

    Tesla Model 3 Autopilot nel furgone
    Radar

    Se il radar avesse funzionato correttamente, già alla distanza di 150 metri l’auto avrebbe rallentato. Se non l’ha fatto, il radar non era probabilmente funzionante.

    Videocamere

    Le videocamere probabilmente erano invece funzionanti, ma il fatto che l’auto Tesla Model 3 sia la prima ad arrivare sull’incidente non fornisce elementi aggiuntivi di analisi che sono spesso decisivi.

    Non ci sono, cioè, altre auto che evitano l’ostacolo prima della Tesla Model 3. Se ci fossero state, anche la Tesla Model 3 Autopilot avrebbe rallentato e scartato il furgone.

    Le videocamere da sole, comunque, sono in grado di riconoscere l’ostacolo e secondo me lo hanno individuato.

    Tesla Autopilot interno guida
    Analisi incrociata dei dati

    Però nella successiva verifica, che incrocia i dati delle videocamere con quelli del radar (che nell’ipotesi che faccio sono assenti, essendo il radar fuori uso) è successo qualcosa.

    Non essendo presenti dati di verifica, il sistema avrebbe dovuto prendere per valida la lettura delle videocamere e frenare.

    Materiale del cassone, inclinazione, colore chiaro

    Non bastano il materiale del cassone – probabilmente sintetico, visto come viene sfondato dalla tesla Model 3 nell’impatto – né l’inclinazione della superficie visibile, né il colore chiaro a giustificare la mancata frenata.

    Il sistema se le videocamere erano anche soltanto in parte funzionanti, ha sicuramente individuato l’ostacolo.

    Il bug nel software

    Mentre io scrivo, certamente gli ingegneri di software della Tesla stanno verificando se esiste un bug, cioè un difetto o una mancanza di programmazione nel codice che governa l’Autopilot.

    Il difetto va cercato nell’incrocio tra dati deboli (qui possono avere un ruolo il materiale, l’inclinazione, il colore chiaro e simile allo sfondo) in arrivo dalle videocamere, con dati assenti (per l’ipotizzato malfunzionamento) del radar.

    Quello è il punto del sistema che può aver causato l’incidente.

    Clicca qui e leggi il mio articolo su Repubblica Motori Tesla Model 3 Autopilot contro furgone ribaltato a Taiwan.

    Clicca qui e leggi l’articolo con VIDEO Robotaxi, il business dell’auto a guida autonoma.

  • Al CES di Las Vegas c’è la Vision-S. S come Sony

    Ci hanno provato Apple, Google e persino Dyson. Ora ci prova anche Sony. La mobilità anzi – e chiamiamola con il suo nome! – l’automobile ha colpito ancora al cuore e anche la grande azienda giapponese non ha resistito presentando al CES di Las Vegas la Vision-S.

    Sony S-Vision

    Un’elettrica quasi normale

    La Vision-S è un’automobile 5 porte con carrozzeria a 2 volumi lunga 4,92 metri e spinta da un motore elettrico per assale da 200 kW. Raggiunge i 240 km/h e accelera da 0-100 km/h in 4,8 secondi, numeri alquanto prudenziali vista la potenza totale che, tradotta in cavalli, ammonta a 544 anche se pesa 2,3 tonnellate.

    Chi inventò la batteria al litio?

    La responsabile principale è ovviamente la batteria che, con ogni probabilità è firmata Sony. Bisogna infatti ricordare che nel 1991 fu proprio lei a introdurre la tecnologia degli ioni di litio. E poi c’è tutto quello che Sony già dà o potrebbe dare al mondo dell’automobile come sensori fotografici, sensoriali e LiDAR.

    Sony S-Vision

    Tutte le tecnologie per l’automobile

    Ci sono poi il 5G, la fusione sensoriale, il Time-of-Flight, il deep learning e l’intelligenza artificiale, tecnologie fondamentali per la guida autonoma (livello 4), l’interfaccia uomo-macchina e l’over-the-air. Tanti gli schermi, immancabile bagagliaio di uno dei giganti mondiali dell’intrattenimento e del costruttore della Playstation.

    Sony S-Vision

    La bacheca dei desideri

    Nessuno speri però di vedere la Vision-S su strada. Trattasi della vetrina tecnologica di un’azienda che ha molto da dare al mondo della mobilità mentre quest’ultimo ha sempre più bisogno di tutto quello che Sony sa fare, software e hardware.

  • Zero incidenti significa zero errori, per i robot è possibile?

    Il Robot cestista della Toyota non deve sbagliare

    Sembra un gioco ma non lo è perchè a queste tecnologie sarà affidata la nostra vita.

    Se il robot  fa canestro, allora la guida autonoma è possibile…

    Intelligenza Artificiale

    In queste due parole magiche c’è buona parte del nostro futuro.

    Tutte le grandi aziende stanno investendo vere e proprie fortune nello sviluppo delle nuove logiche di calcolo e delle necessarie tecnologie.