È la nuova mobilità, bellezza! Ci sono già decine di migliaia di clienti di case automobilistiche che non possiedono un’auto.
L’analisi dei primi due anni di attività del nuovo marchio Kinto della Toyota, che non vende auto e in alcuni casi offre servizi che non ne prevedono nemmeno l’utilizzo, mostra un futuro dal grande potenziale.
Una rivoluzione verso la Mobilità sostenibile?
Sì, la rivoluzione non riguarda soltanto la Toyota (il più grande costruttore mondiale di automobili) ed è soltanto l’inizio.
Auto sempre più elettriche, persone e cose costantemente connesse, energia da fonti rinnovabili e zero emissioni. Questo è il mix di base della sostenibilità.
I clienti del nuovo marchio Kinto, dedicato all’offerta di servizi per la mobilità, in molti casi addirittura non guidano affatto. Si muovono in treno, taxi oppure utilizzano il trasporto pubblico.
Mauro Caruccio, presidente Kinto Italia
Mauro Caruccio, presidente e amministratore delegato di Kinto Italia, indica i vantaggi per ogni singola persona come chiave di successo per Kinto.
Al centro dei servizi di mobilità offerti c’è l’individuo, che può beneficiare di maggiore flessibilità, tempo e risparmio economico per i propri spostamenti. Con vantaggi per l’ambiente anche quando sceglie di guidare, visto che utilizziamo soltanto auto elettrificate.
I prodotti Kinto “asset based” hanno ancora nella fornitura di un’auto l’elemento chiave del servizio offerto al cliente.
Kinto One
Kinto One propone modelli Toyota e Lexus con formule di noleggio a lungo termine (per periodi da 12 a 72 mesi), viene seguito in ogni fase del processo dalla rete dei concessionari ufficiali ed è già arrivato avere una flotta di cinquemila vetture.
Kinto Flex
Kinto Flex – in arrivo entro l’anno sul nostro mercato – consiste in un’innovativa formula di abbonamento mensile (con durata da uno a dodici mesi) che può essere disdetta in ogni momento e permette di cambiare modello di auto, nell’ambito dello stesso contratto, in base alle proprie esigenze.
Kinto Share
IKinto Share è dedicato al car sharing. A Venezia, prima città italiana ad avere una flotta Kinto per l’utilizzo condiviso, gli iscritti sono oltre seimila e le auto, tutte elettrificate, hanno percorso finora 1.130.000 chilometri, viaggiando per circa la metà del tempo in modalità elettrica.
Kinto Share punta sulla formula “station based” che prevede che le auto siano ritirate e riconsegnate presso un parcheggio dedicato, che può essere posizionato presso una concessionaria.
Ai prodotti basati sulla fornitura di un’auto, si affiancano due piattaforme di mobilità.
Kinto Join
Kinto Join è dedicata agli spostamenti casa-lavoro e permette di ridurre il numero di automobili necessario agli spostamenti dei dipendenti di un’azienda. Con la piattaforma messa a disposizione ci si accorda tra colleghi per tragitti a bordo della stessa vettura, con benefici per il traffico, l’ambiente e anche per lo sviluppo di rapporti sociali nella comunità lavorativa.
Kinto Go
Kinto Go è un’app di mobilità integrata multimodale – scaricabile gratuitamente – con cui pianificare spostamenti e acquistare biglietti del trasporto locale, ferroviari, oppure prenotare e pagare corse in taxi e parcheggi, compreso il pagamento della sosta sulle strisce blu.
L’app, sviluppata in Italia, è stata già scaricata 170.000 volte e può contare su accordi con oltre 500 operatori di mobilità con servizi in più di cinquemila comuni, coprendo il 70% del territorio nazionale.
Toyota nel 2030 venderà 3,5 milioni di auto elettriche e Lexus sarà elettrica al 100% nei mercati di riferimento per poi diventarla globalmente 5 anni dopo. Ci saranno 30 modelli in gamma e un investimento di 8 trilioni di yen (pari a 62,4 miliardi di euro) ripartiti a metà tra elettrificate ed elettriche.
Le mezze misure
Per elettrificate si intendono le auto con propulsione full-hybrid, ibride plug-in e fuel cell a idrogeno. Nell’investimento sulle elettriche la metà sarà dedicato alle batterie. Toyota le produrrà da sola o con partner tecnologici, principalmente Panasonic ma anche CATL, BYD, GS Yuasa e Toshiba.
Spuntano le gigafactory
Il volume annunciato è di 200 GWh e appare alquanto conservativo rispetto ai volumi previsti e a quelli che Toyota già genera. La prima gigafactory annunciata è per il 2025 negli USA, a Greensboro, nello stato del Nord Carolina e un investimento di 1,29 miliardi di dollari. Ancora in discussione il sito per l’Europa.
Crescita (abbastanza) improvvisa
Per il nostro Continente Toyota aveva già fatto annunci in occasione del Kenshiki: 10% di elettrico nel 2025 e 50% nel 2030 con possibilità di salire al 100% nel 2035. Fino a pochi mesi fa si parlava di un milione di auto ad emissioni zero entro il 2030 globalmente, solo recentemente in alcuni documenti si parlava di 2 milioni di BEV.
I numeri dunque sono completamente differenti. Da parte di Toyota, non si era mai vista né una tal precisione nelle cifre né uno schieramento così sfacciato di modelli. Sullo stand ve n’erano ben 15 alle spalle del presidente Akio Toyoda, Masahiko Maeda (responsabile sviluppo prodotto), Koji Sato (numero uno sia di Lexus sia di Gazoo Racing) e Simon Humphries (capo del design globale).
Le bZ in prima fila
Erano disposti su 3 file e la prima era composta da 5 dei 7 modelli bZ previsti entro il 2025. Il primo è la bZ4X e accanto c’erano un suv compatto, una berlina, un suv grande e, proprio dietro Toyoda, un piccolo suv per il quale è annunciato un consumo di 125 Wh/km.
La terza linea era composta da 7 modelli tra cui un pick-up, un suv compatto ispirato ai primi Land Cruiser e alla FJ Cruiser. Al centro un crossover compatto accanto al piccolo suv SuEV il cui stile assomiglia molto alla nuova Aygo X. C’erano anche la sportiva Sports EV dalle dimensioni contenute, il quadriciclo Micro Box e la kei-car Micro Box, entrambi allestiti come mezzi commerciali.
Lexus cala il poker
La seconda linea era invece dedicata tutta a Lexus. Mostrata per la prima volta la RZ, seconda elettrica del marchio dopo la UX 300e e prima nativa su base eTNGA. Chiaramente ispirata al concept LF-Z Electrified, arriverà nel 2022 accanto alla nuova RX. Quest’ultima sarà anche plug-in e avrà la veste dell’Electrified Suv presente sul palco.
Erano visibili anche la Electrified Sedan, che preannuncia una berlina delle dimensioni della IS, e la supersportiva Electrified Sports. Era dalla LFA che Lexus non tornava sul tema: avrà 4 motori e la batteria allo stato solido per un’autonomia di 700 km. Dunque una vera “halo car” per il brand premium che punta a un milione di unità entro il 2030 e ad un’identità meglio definita rispetto a mamma Toyota.
Svolta solo apparente
Una prova di forza e un ripensamento rispetto al passato. Ma questa è solo apparenza. Toyota si è sempre mossa con prudenza e, con ogni probabilità, anche stavolta ha detto meno di quanto potesse dire. Più che un cambio di direzione, gli annunci servivano a veicolare alcuni messaggi.
Elettrificazione, ma non solo
Il primo è che Toyota crede nell’elettrico, ma non come il suo unico dio. L’elettrificazione deve essere sostenibile e deve tenere conto dei mercati e delle fonti di energia utilizzate per la ricarica. L’obiettivo fondamentale, più che togliere i tubi di scarico, rimane produrre auto che consumano sempre meno risorse nell’arco di tutto il ciclo di vita.
La mobilità deve essere per tutti
Il secondo è l’accessibilità: le auto elettriche devono essere acquistabili da tutti, questo non è possibile attualmente. Anche qui, c’è da tenere conto delle esigenze di tutti gli automobilisti e di tutti i mercati. Costruire auto che si potranno permettere meno persone che in precedenza è un controsenso: la mobilità deve rimanere per tutti.
Diversità e gradualità
Il terzo è la diversità. Come indicato dal piano, ancora metà degli investimenti per il 2030 sarà indirizzata verso le non elettriche. In Europa nel 2025 ancora l’80% di Toyota saranno ibride (full e plug-in) e il 10% termiche in purezza. Le vie di mezzo, parlando di mobilità, non sono eticamente sbagliate, anzi sono la garanzia che tutti potremo ancora muoverci secondo le nostre esigenze.
Il desiderio di farsi volere bene
Il quarto risponde invece all’accettabilità sociale e politica che Toyota da sempre persegue come obiettivo strategico. Toyota si è anzi sbilanciata notevolmente negli ultimi tempi, anche andando contro corrente. Le dichiarazioni di Akio Toyoda e i suoi avvertimenti sui rischi dell’elettrificazione frettolosa sono stati interpretati come ammissione di debolezza e arretratezza tecnologica.
Stesse idee, stessa attitudine
Per questo Toyoda e Toyota si sono attirati molteplici critiche, spesso da chi non conosce il mondo dell’automotive, dimentica la storia di Toyota, la realtà del mercato o agisce in modo ideologico. Il messaggio di oggi è dunque interpretabile così: noi non cambiamo idea, ma sappiate che siamo pronti a tutto, come sempre.
Un Salone nuovo in un tempo nuovo. Perché nella storia dell’umanità e del modo di muoversi c’è stato un prima e ci sarà un dopo. O forse c’è già e siamo già nel dopo. A Monaco il dopo è un salone nuovo che, come in altri casi, sostituisce la parola “automobile” con “mobilità”.
Dall’Assia alla Baviera
La IAA (Internationale Automobil-Ausstellung) dopo 70 anni cambia casa e lascia Francoforte. Dall’Assia e dall’incrocio del Reno con il Meno, alla Baviera. Dalla capitale europea della finanza, alla capitale più vicina all’industria tedesca visto che qui ha sede la BMW e Ingolstadt (Audi) è a 80 km.
Spostandosi nel land confinante del Baden-Württemberg, Stoccarda è a 2 ore e mezza di macchina e qui ci sono Mercedes, Porsche e Bosch (77,7 miliardi di fatturato). A Friedrichshafen c’è la ZF (36,6 miliardi). E tornando in Baviera, la Schaeffler (14,4 miliardi) è a Herzogenaurach, cittadina di 23mila abitanti che è anche la sede di Puma e Adidas.
Il baricentro è basso
Solo la Volkswagen e la Continental (37,7 miliardi) gravitano molto più a Nord, nella Bassa Sassonia. E per non dimenticare nessuno, la MAN (13,6 miliardi) che costruisce camion ha sede anche lei a Monaco di Baviera. Nel 1898 la fondò un certo Rudolph Diesel. Ma questo sembra oramai un nome consegnato alla storia.
La storia dice anche che il primo salone dell’auto tedesco si tenne a Berlino nel 1897. La capitale tedesca era, insieme ad Amburgo, tra le candidate per il nuovo corso. Francoforte perdeva colpi, come tutti i saloni. Poi è arrivata la pandemia e l’associazione dei costruttori (VDA – Verband der Automobilindustrie) ha deciso per Monaco. Lo IAA cambia dunque indirizzo. Vi ha suonato anche Angela Merkel. Il cancelliere ha infatti fatto visita facendo sentire la vicinanza della politica ad un’industria fondamentale.
Un salone non solo fiera
Salone dunque ancora, ma con una nuova formula: una parte alla fiera, un’altra nel centro città. Dunque stand nei padiglioni e nelle piazze di Monaco, persino negozi temporanei. Più per il business nella fiera, più per il pubblico tra le strade e nelle piazze, anche la centralissima Odeonsplatz.
Ma senza divisioni nette. Del resto in nessun paese come la Germania il tessuto urbano delle città è intrecciato con quello dell’industria. Non è il caso di Monaco, piena di verde, impianti sportivi e piste ciclabili, ma è un elemento culturale tipicamente tedesco che nella capitale bavarese si collega alla nuova idea di mobilità.
La mobilità con altre ruote
Non a caso, nei giardini all’italiana dell’Hofgarten, un intero viale è occupato dai costruttori di bici a pedalata assistita. Si lascia un documento e si può fare un giro. Magari infilandosi in Theatinerstrasse dopo essere passati di fronte alla chiesa di San Gaetano, oppure andare al parco olimpico o all’Englischer Garten, uno dei vanti di Monaco.
La padrona di casa dovrebbe essere BMW, invece è Mercedes che ha fatto le cose più in grande. Senso di sfida? Forse. E non solo nelle installazioni. La Stella porta a Monaco ben 5 novità elettriche (EQE, EQB, EQT, EQS Maybach Suv ed EQG), la prima vera AMG ibrida, la GT 63 S E Performance da 843 cv e 1.400 Nm e la Concept#1 che anticipa il primo suv di Smart.
Uno sguardo anche verso l’idrogeno
Audi risponde con la Grandsphere, concept che anticipa la nuova A8 elettrica. È lunga 5 metri e 35, ha due motori per 500 kW e 960 Nm. La piattaforma è la nuova PPE con architettura a 800 Volt e il passo di 3 metri e 19 permette di alloggiare una batteria da 120 kWh. Si ricarica fino a 270 kW e l’autonomia è di 750 km.
La BMW fa debuttare al pubblico le i4 e la iX, ma anche la iX5 Hydrogen. Frutto della collaborazione con Toyota, ha un sistema elettrico da 275 kW supportato da uno stack da 125 kW. I serbatoi contengono 6 kg di idrogeno a 700 bar per 500 km di autonomia. Gli pneumatici Pirelli sono realizzati con gomma naturale certificata e rayon a base di legno, le modanature stampate in 3D con materiali di riciclo.
Ma l’esempio più compiuto di impronta zero è la i Vision Circular, concept di city car realizzato interamente con materiali riciclati o riciclabili. Nome evocativo anche per la i AMBY: bici in città e quasi moto fuori. Ha la pedalata assistita, è capace di raggiungere 60 km/h e con una batteria da 2 kWh percorre oltre 300 km. Ha anche il radar per segnalare i pericoli, l’ABS, lo smartphone fa da chiave e i fari adattano il fascio alla velocità.
Cupra va di corsa verso l’elettrificazione con la Tavascan Xtreme concept e la UrbanRebel. La prima è l’auto che corre nel campionato Xtreme per suv elettrici, ma con nome che si riferisce alla prima elettrica di Cupra, e pannelli della carrozzeria stampati in 3D con fibre di lino. La seconda evoca di nuovo il modo delle corse, ma è molto di più.
Le piccole elettriche in Spagna
Sotto luci, parafanghi e alettoni si nasconde infatti la seconda Cupra elettrica che vedremo nel 2024. Sarà una city car lunga poco più di 4 metri. Il motore da 320 kW di potenza massima è tutta scena. Il fatto che a Martorell si produrranno 500mila piccole elettriche invece è questione industriale serissima che riguarderà tutto il gruppo Volkswagen.
I derivati per i vari marchi saranno tutti basati su una variante accorciata del pianale MEB. È la stessa del concept ID.Life di Volkswagen. Lo stile è minimale, il motore anteriore è da 172 kWh, e la carrozzeria è in trucioli di legno tinti con un colorante naturale. Dunque senza vernice. PET riciclato, olio biologico, lolla di riso, tessuti naturali e altri materiali certificati FSC sono presenti. La batteria da 57 kWh basta per 400 km.
Autonomia e serenità
Volkswagen punta anche sulla guida autonoma con un prototipo basato sulla ID.Buzz e lo stesso fa la Hyundai con una Ioniq5 trasformata in robotaxi. Ford a Monaco punta sulla serenità in auto con la Mindfulness Concept, una Kuga dotata di una serie di accorgimenti per ridurre lo stress di guida. Oppure, in futuro, godersi il viaggio in modo diverso mentre la vettura guida per noi.
La Porsche Mission R è un laboratorio di stile e tecnologia. Le forme anticipano la 718 di prossima generazione sotto un allestimento da corsa. L’architettura è a 900 volt come sulle Formula E e la batteria da 82 kWh si ricarica fino a 350 kW: dal 5 all’80% bastano 15 minuti. I motori elettrici sincroni hanno lo statore raffreddato ad olio e una potenza massima di 800 kW in totale.
La voce dello straniero
Per Kia è la prima apparizione ufficiale in Europa della EV6, la prima elettrica del marchio su pianale E-GMP. Tanta sostanza con uno stile davvero innovativo e prestazioni sportive. Solo motori ibridi invece per la Sportage di quinta generazione: dal mild hybrid per i motori a benzina e a gasolio al full hybrid per arrivare all’ibrido plug-in con 265 cv, batteria da 13,8 kWh di capacità e 60 km ad emissioni zero.
La vera sfida per ai tedesci a Monaco la porta in realtà Renault. Ford infatti ha in Germania centri di sviluppo e fabbriche, Kia e Hyundai vi hanno il loro quartier generale Europea. Stellantis, pur avendo Opel, ha dato forfait. Tutti i grandi gruppo giapponesi (Nissan, Honda, Toyota) hanno gentilmente declinato.
Renault tra Mégane e la nuova R5
La grande novità di Renault è la Mégane che diventa solo elettrica. Lunga 4,21 metri, è basata sulla piattaforma GMP-EV, ha un motore EESM da 96 kW o 160 kW e una batteria da 40 kWh (300 km) o 60 kWh (470 km). Si ricarica fino a 130 kW. Molto interessante la parte telematica basata su sistema operativo Google così che si portano direttamente in vettura tutte le funzioni e impostazioni che abbiamo sul telefono Android.
Promette bene anche la Renault 5 Prototype mentre si lavora anche alla riedizione elettrica della R4 con il progetto Forever. A tutto elettrico è anche il nuovo marchio Mobilize, dedicato interamente alla mobilità con una gamma di 4 prodotti specifici. Il primo è la Limo, una berlina lunga 4,67 metri che sembra fatta apposta per taxi, NCC e soprattutto per il ride hailing. In realtà è un’auto che Renault già produce in Cina con la Jialing Motors.
Ha un motore da 110 kW e una batteria da 60 kWh per 450 km di autonomia. Più avanti arriveranno la EZ-1 (quadriciclo per 2 persone), la Bento (variante da trasporto) e la Hippo, un veicolo dotato di piattaforma flessibile adattabile a molti utilizzi in ambito urbano. Nessuno di questi si può acquistare, ma solo affittare o prendere in abbonamento insieme a tutti i servizi tra cui quello di ricarica con pagamento.
Le emissioni zero non si comprano anche perché costano. Ma anche un marchio come Dacia si prepara. Non si parla più di low cost e anche il marchio è cambiato con un lettering nuovo. Il marchio di Renault può dire di avere nella Sandero l’auto più venduta e nella in Europa ai clienti privati. Dal 2023 potrà dire di avere metà della gamma elettrificata con l’elettrica Spring e la versione ibrida della nuova Jogger.
Trattasi di una monovolume lunga 4,55 metri che può avere 5 posti con 708 litri di bagagliaio e o 7 posti. E si fa bastare un 3 cilindri mille da 110 cv perché il peso è di soli 1.200 kg. Ovviamente ci sarà l’immancabile versione bi-fuel GPL con oltre 1.000 km di autonomia. Il prezzo? Si partirà da circa 14mila euro. Per l’ibrida il sistema è lo stesso della Renault Clio e della Captur. Sarà la full-hybrid con il miglior value for money.
La bici elettrica piace ma secondo gli Italiani costa troppo, nelle città non ha abbastanza percorsi dedicati e il rischio di furto è troppo alto.
Così la Arval – società leader a livello mondiale nel noleggio a lungo termine delle automobili – decide di scendere in campo e lancia la sua prima formula di noleggio a lungo termine di e-bike.
Un Italiano su due sceglierebbe la bici
Secondo i risultati di un’indagine svolta dall’Arval Mobility Observatory insieme alla Nielsen su un campione rappresentativo della popolazione italiana, più di un intervistato su due dice che sceglierebbe la bici elettrica come suo mezzo di trasporto abituale.
L’e-bike ha tutte le caratteristiche per diventare il nuovo oggetto dei desideri.
L’indagine rivela che la bicicletta elettrica attira attenzione principalmente per gli spostamenti casa-lavoro che, nel 75% dei casi, prevedono un tragitto di circa 15 chilometri. Un percorso che le bici con pedalata assistita permettono di affrontare in modo economico e confortevole.
Fascino e-bike
La bici elettrica assistita piace perchè:
rispetta l’ambiente (61% dei rispondenti);
permette di muoversi agilmente nel traffico (40%);
non richiede fatica (33%).
La formula di noleggio di biciclette elettriche lanciata dalla Arval prevede un canone mensile fisso per le e-bike e una serie di servizi inclusi.
Manutenzione, assicurazione, cambio gomme
Nel canone di noleggio previsto dalla Arval – come per la maggior parte delle offerte di noleggio a lungo termine di automobili – sono compresi la manutenzione ordinaria e straordinaria (da effettuare in una rete capillare di circa 400 centri distribuiti su tutto il territorio italiano), la copertura assicurativa furto e danni e il cambio pneumatici ogni 5.000 chilometri.
Costo mensile del noleggio
Sono previsti un contratto della durata di 24 mesi con un costo di 87 euro al mese e uno della durata di 12 mesi con un costo 113 euro.
Le bici elettriche
L’offerta Arval precede due modelli di bici elettrica disponibili, che secondo l’azienda possiedono tutte le caratteristiche tecniche in grado di garantire la sicurezza degli utenti e l’efficacia del servizio:
Alessia Pedersini, Marketing, Communications & CSR Director di Arval Italia afferma:
Il noleggio delle biciclette elettriche rappresenta un’ulteriore trasformazione del nostro modello di business.
il nuovo piano strategico Arval Beyond mira infatti a posizionare l’azienda da specialista del noleggio a lungo termine a leader nelle soluzioni di mobilità sostenibile.
Engie e Ariane insieme per lanciare l’idrogeno nell’orbita delle soluzioni possibili per la mobilità del futuro. I due giganti francesi hanno infatti firmato un accordo per sviluppare soluzioni che riguardano il trasporto pesante e a lunga distanza utilizzando l’idrogeno liquido.
Energia da e per lo spazio
La prima è un colosso dell’energia con oltre 170mila dipendenti e un fatturato di 60 miliardi di euro. La seconda è un’azienda aerospaziale europea a maggioranza francese. Il 64,1% delle azioni sta oltre le Alpi, il 19,85% in Germania. Poi vengono Belgio (3,36% dal Belgio), Svizzera (2,67%), Svezia (2,45%), Spagna (2,14%), Olanda (1,94%), Norvegia e l’italiana Avio (3,38%).
Idrogeno asset strategico europeo
Quasi tutte queste quote sono riconducili ai rispettivi stati visto il carattere strategico delle attività di Ariane. E questo è un indice chiaro di quanta considerazione goda l’idrogeno nei piani più alti della politica, sia europea sia delle singole nazioni. E di quale peso avrà nel cosiddetto Green Deal che punta a far diventare la UE carbon neutral entro il 2050.
Quasi tutte queste quote sono riconducili ai rispettivi stati visto il carattere strategico delle attività di Ariane. E questo è un indice chiaro di quanta considerazione goda l’idrogeno nei piani più alti della politica, sia europea sia delle singole nazioni
Per aria, per acqua e per terra
L’accordo tra Engie e Ariane riguarda lo sviluppo della tecnologia della liquefazione dell’idrogeno e di una gamma di prodotti e servizi che riguardano il trasporto su acqua, sia marittimo sia per i corsi interni. Ariane utilizza l’idrogeno liquido per i suoi razzi, ha dunque un’esperienza ultra quarantennale nel campo e ha a Vernon, il più grande centro di prova in Europa per il vettore energetico.
Per la mobilità in Italia
L’idrogeno dunque per Ariane rappresenta la quotidianità da oltre 40 anni e ha oltre mille persone che lavorano solo su questo campo specifico. Engie sta rendendo sempre più verde l’energia da lei prodotta ed è sempre più vicina al mondo dei trasporti. Ha infatti anche un accordo per FCA per la fornitura di servizi alla propria gamma elettrificata e per la creazione della più grande stazione V2G al mondo.
Tra i programmi sperimentali già in atto ci sono quello con la Alstom per il trasporto ferroviario regionale in Olanda e quello con la compagnia mineraria Anglo American per il primo camion da cantiere alimentato ad idrogeno. Lo sviluppo di una rete di produzione e distribuzione dell’idrogeno prodotto da fonti rinnovabili rientra nella strategia del più grande produttore indipendente di elettricità verso la neutralità CO2.
Francia, ex grande potenza atomica
L’iniziativa di Engie e Ariane ribadisce l’interesse della UE e della Francia che nel suo recovery plan ha indicato un investimento di 2 miliardi di euro entro il 2022 e 7,2 miliardi per il 2030 per arrivare a produrre 6,5 GW di energia. Un cambio radicale per una potenza atomica che coinvolge anche l’asse franco-tedesco e persino le competizioni visto che l’idrogeno arriverà alla 24 Ore di le Mans nel 2024.
Francia che nel suo recovery plan ha indicato un investimento di 2 miliardi di euro entro il 2022 e 7,2 miliardi per il 2030 per arrivare a produrre 6,5 GW di energia
Lo spostamento delle grandi società petrolifere verso la produzione di energia elettrica rinnovabile è un’altra delle macrotendenze che riguardano la mobilità del futuro. Total, Shell e BP sono in prima linea lanciando una sfida alle società energetiche “elettriche” tradizionali. Un segnale che giganti battenti bandiera tricolore come Enel e Eni, insieme al Governo, dovrebbero cogliere e trasformare in azione. La Francia ha destinato all’idrogeno 3,4 miliardi entro il 2023, il 27% ai trasporti.
Lo spostamento delle grandi società petrolifere verso la produzione di energia elettrica rinnovabile è un’altra delle macrotendenze che riguardano la mobilità del futuro
L’Italia deve contare
Enel appare in questo caso troppo appiattita sull’elettrico, Eni ha dichiarato iniziative sull’idrogeno, ma ancora senza dare loro seguito. Se vogliono però contare e far contare l’Italia per il futuro sullo scacchiere internazionale è bene che si diano una mossa entrando nel cuore di una rivoluzione che sta abbracciando l’UE a partire dal suo asse portante, politico ed economico.
Il momento tanto atteso è arrivato. La Fiat 500 elettrica è ordinabile al prezzo di 37.900 euro nella versione speciale “La Prima” prodotta in soli 500 esclusivi esemplari disponibili con Easy Wallbox inclusa.
Il logo 500 al posto del marchio Fiat
Nella parte anteriore il logo 500 prende il posto della scritta Fiat.
Il muso ha un fascino inedito e attuale dato dai nuovi fari a led che occupano anche la parte finale del cofano come una sorta di sopracciglia.
Fiat 500 generazioni a confronto – Elaborazione grafica Motor1 Italia
Specifiche della versione elettrica sono le presa d’aria nella parte bassa del frontale e l’assenza delle maniglie per aprire le portiere.
Caratteristiche
Le dimensioni della Fiat 500 elettrica sono maggiori della versione con motore tradizionale. Sia lunghezza che larghezza aumentano di 6 centimetri, e arrivano rispettivamente a 3,63 metri e 1,69 metri.
Il passo aumenta di 2 centimetri e l’abitacolo offre più spazio per i passeggeri.
La plancia prevede uno schermo touch 10,25” e alla strumentazione è dedicato uno schermo di 7″.
Batteria e prestazioni
Il pianale della Fiat 500 elettrica ospitano batteria agli ioni di litio con capacità di 42 kWh.
L’accelerazione da 0 a 50 km/h è annunciata in 3,1 secondi, mentre per e lo 0-100 km/h il valore è di 9,0 secondi, con velocità autolimitata a 150 km/h.
L’autonomia massima con una ricarica completa è di 320 km.
Sono previste tre modalità di guida: Normal, Range e Sherpa.
La modalità Sherpa limita decisamente le prestazioni, con velocità massima di 80 km/h, e il comfort di bordo per consentire di arrivare a destinazione se ci si trova in condizioni di carica ritenute critiche.
Cos’è Easy Wallbox
L’Easy Wallbox è il sistema di ricarica domestica, presentato in occasione del lancio della Fiat 500 elettrica, che permette di ricaricare in modo analogo a quello solitamente legato all’installazione di una wallbox dedicata, senza modifiche per l’impianto domestico e sfruttando una normale presa di casa e del garage.
È sviluppato da Engie in esclusiva per FCA e viene commercializzato in Europa dalla Mopar.
Si tratta di una soluzione definita plug&charge, annunciata come semplice, accessibile e gestibile via Bluetooth.
Senza necessità di alcun intervento da parte di personale specializzato la Easy Wallbox consente di ricaricare a casa propria la propria Fiat 500 elettrica con una potenza di ricarica fino a 3 kW stabilizzando il carico energetico.
L’Easy Wallbox è predisposta per il passaggio a un livello di potenza di 7,4 kW, che permette la ricarica domestica completa delle batteria della 500 elettrica in poco più di 6 ore.
La Fiat 500 elettrica è dotata di cavo Mode 3 che permette sia la ricarica domestica con Easy Wallbox, sia quella da rete pubblica fino a 11 kW.
Mauro Caruccio, Amministratore Delegato della Toyota Italia, parla di un documento chiave realizzato dalla sua azienda in Italia.
Il documento Toyota
Si tratta di un vero e proprio “Position paper“, un documento che indica chiaramente la posizione della Toyota in tema di mobilità sostenibile.
Il sottotitolo fa riferimento esplicitamente alla progressiva elettrificazione dei sistemi di trazione.
In cinquanta pagine che vengono inviate a tutti i collaboratori della Toyota in Italia, compresi i concessionari, viene spiegata la strategia del grande costruttore in tema di sostenibilità.
La parola chiave è elettrificazione
Dall’ibrido full-hybrid, che caratterizza la gamma attuale dei due marchi Toyota e Lexus, all’ibrido plug-in con batterie ricaricabili anche dall’esterno, alle auto soltanto elettriche.
Nel documento della Toyota la tecnologia dei veicoli elettrici a batterie e delle auto a idrogeno è proiettata alla grande visione che il gruppo si è dato per l’anno 2050.
I punti del 2050 Environmental Challenge
Entro il 2050 la Toyota vuole raggiungere degli obiettivi sfidanti quanto necessari per la sopravvivenza della nostra civiltà del pianeta Terra:
Zero emissioni di CO2 allo scarico
Zero emissioni di CO2 nell’intero ciclo di vita della auto;
Zero emissioni di CO2 negli impianti produttivi;
Gestione efficiente delle acque di scarico e dei consumi idrici durante la produzione;
Realizzazione di una società e di sistemi basati sul riciclo;
Realizzazione di una società in armonia con la natura.
La mobilità sostenibile è uno dei punti di forza della strategia Kia e l’elettrica e-Soul ne è l’emblema dal punto di vista del design.
E’ proprio la Kia e-Soul a portare la mobilità a zero emissioni nell’offerta di uno degli Hotel di lusso più noti di Milano.
Accordo tra Kia Italia e l’hotel 5 stelle lusso ME Milan Il DUca
La divisione italiana del marchio sudcoreano e l’hotel 5 stelle lusso ME Milan Il Duca hanno siglato un accordo proprio per promuovere la mobilità a zero emissioni nel cuore di Milano. Grazie a questa intesa, la struttura alberghiera in piazza della Repubblica 13 a Milano, sarà una Kia e-Soul.
Grazie ai suoi 452 km di autonomia, Kia e-Soul si colloca ai vertici di categoria dell’offerta di veicoli elettrici presenti oggi sul mercato, aggiungendo un design d’avanguardia a prestazioni da vera prima della classe.
Un’auto che rispecchia lo spirito di Meliá Hotels International e di ME Milan Il Duca attenti ad offrire ai propri clienti le migliori soluzioni che coniugano design ed ecosostenibilità, per vivere la città metropolitana con il massimo comfort senza alcun impatto sull’ambiente.
Le dichiarazioni
‘’Siamo molto lieti di poter celebrare questo accordo che contribuisce alla crescita della percezione del nostro brand. – spiega Giuseppe Mazzara, Marketing Communication & PR Director di Kia Motors Company Italy – Avvicinare una vettura come e-Soul a una struttura di prestigio indiscusso come ME Milan Il Duca è una grande occasione per far conoscere la qualità e l’avanguardia tecnologica dei prodotti Kia a un pubblico di alto livello.
L’offerta di Kia per la mobilità elettrica si colloca ai vertici di categoria e come tale deve essere celebrata con collaborazioni prestigiose’’.
‘’Siamo felici di espandere la nostra ospitalità lifestyle alla mobilità con un partner come Kia che ci garantisce un approccio sostenibile, innovativo e soprattutto 100% elettrico per i nostri ospiti’’ ha concluso Alessandro Misani,ME Brand Ambassador.
Kia e-Soul
Kia e-Soul in due versioni
Kia e-Soul è offerta in due versioni completamente elettriche, long-range equipaggiata con batterie da 64 kWh e mid-range da 39.2 kWh. Grazie alle batterie di nuova generazione, e-Soul offre fino al 30% in più di efficienza energetica rispetto maggiori competitor di mercato.
All’esterno Kia e-Soul ripropone i moderni gruppi ottici a LED: i paraurti, sia quelli anteriori che posteriori sono stati completamente rinnovati e hanno il duplice ruolo di essere non solo gradevoli allo sguardo, ma che grazie alla superficie liscia e levigata migliorano l’efficienza e l’aerodinamica.
Le dimensioni risultano essere compatte: stiamo parlando di una lunghezza di 419 cm (più 5,5 cm rispetto al modello precedente); mentre il passo cresce di 3 cm e si porta a 260 cm. Disponibili i nuovi cerchi in lega da 17 pollici a cinque razze e, sempre in materia di personalizzazione, si sottolinea la possibilità di creare varianti bi-color destinate a “far staccare” non solo il tetto, ma anche le calotte degli specchietti esterni. La stessa vivacità si riproduce anche all’interno con la possibilità di ricreare la tonalità bicolore.
Mid-Range Batteria 39,2 kWh
Due le versioni differenti per quanto riguarda le batterie per l’alimentazione elettrica. Si parte dal mid range da 39,2 kWh con motore elettrico da 100 kW, l’equivalente di 136 CV per i nostalgici del termico – e una coppia massima di ben 395 Nn. Di fatto abbiamo a che fare con un incremento di potenza, rispetto ad una Kia Soul elettrica usata, di addirittura il 23%.
Long Range Batteria 64 kWh
Migliora così anche l’autonomia che con una singola ricarica ci consente di viaggiare per non meno di 277 km. La versione long range da 64 kWh ha un motore da 150 kW (204 CV) e la medesima coppia della versione più compatta con l’autonomia che supera la soglia dei 400 km.
Insieme a Motor1 Italia realizziamo la prima webserie italiana che affronta gli argomenti più caldi nel percorso verso la mobilità a Zero Emissioni.
La collaborazione con Motor1 Italia rappresenta un’occasione imperdibile di confronto con una delle più grandi community di appassionati di auto su YouTube.
Sono oltre 380.000 gli iscritti al canale YouTube di Motor1 Italia, una platea incredibilmente estesa e interessante per portare i temi del progetto Obiettivo Zero Emissioni all’attenzione di chi ama l’automobile e desidera muoversi liberamente. E deve continuare a poterlo fare con costi ragionevoli e senza troppi problemi anche quando dal veicolo scompaiono le emissioni inquinanti.
Il titolo fa capire subito che la questione è di enorme complessità.
Le emissioni devono sparire dalla scheda tecnica delle auto. Questo è chiaro a tutti. Come riuscire a centrare l’obiettivo traghettando verso il cambiamento tecnologico un intero settore che garantisce centinaia di migliaia di posti di lavoro e percentuali significative del PIL nazionale in tutte le più grandi economie mondiali è tutt’altro che definito.
Emissione Impossibile approfondisce le caratteristiche tecnologiche delle soluzioni in campo, gli scenari energetici ai quali devono essere associate, le dinamiche socio-economiche e gli effetti sull’ambiente e sulla salute umana da tenere in considerazione.
Quando si dice “24mila” viene subito in mente Adriano Celentano e la sua celebre canzone, ma in realtà non si parla di baci bensì dei brevetti relativi all’elettrificazione delle automobili che Toyota è pronta condividere a titolo gratuito per promuovere la mobilità sostenibile.
Sono 23.740 per l’esattezza, e non sono certo fondi di magazzino visto che alcuni di essi sono ancora in attesa di registrazione e sono il frutto di quasi 30 anni di ricerca: il più grande bagaglio di conoscenza riguardo l’elettrificazione dei veicoli, da parte di un costruttore che ha messo su strada 13 milioni di auto ibride. Toyota è pronta a condividerlo gratuitamente da qui al 2030 offrendo a pagamento invece il supporto tecnico e di consulenza che riguarda l’applicazione di queste tecnologie.
Toyota non è nuova a queste operazioni. Già nel 2015 si era detta pronta a condividere 5.680 brevetti riguardanti la trazione a idrogeno, sia per le celle a combustibile sia per i sistemi di rifornimento. Nel frattempo la casa di Nagoya ne ha depositati su questo stesso argomento altri 2.380 che saranno evidentemente impiegati sulle auto ad idrogeno di prossima generazione, prima fra tutte l’erede della ToyotaMirai che sarà presentata in occasione del prossimo Salone di Tokyo alla vigilia delle XXIV Olimpiadi che si terranno nel 2020 presso la capitale giapponese.
Una logica open source che nel campo dell’automotive è stata portata da Tesla. Fu infatti Elon Musk nel giugno del 2014 il primo a dire Tutti i nostri brevetti appartengono a voi.
E Toyota che, più volte si era già beccata con il tycoon di Palo Alto, rispose il gennaio successivo con una mossa analoga annunciando al Salone di Detroit del 2015 di voler condividere tutte le proprie tecnologie registrate sull’idrogeno nell’interesse della mobilità del futuro e della conservazione dell’ambiente.
La controrisposta di Musk fu definire bullshit l’idrogeno. In inglese, il significato lato di questa parola, edulcorandolo, è “fesserie”, mentre quello letterale è “cacca di toro”.
Toyota prese alla lettera la provocazione dimostrando che dagli escrementi dei bovini si poteva ricavare proprio idrogeno per le proprie Mirai. Anche stavolta la mossa di Toyota arriva dopo che, all’inizio dello scorso febbraio, Elon Musk ha riaffermato la disponibilità dei brevetti di Tesla, anzi ha esortato chiunque a copiare Tesla per promuovere la diffusione dell’auto elettrica. Volendo immaginare una sorta di partita a tennis industriale sull’auto del futuro, si può pensare che la casa giapponese abbia voluto mandare un’altra cartolina al suo ex amico – Toyota è stata azionista di Tesla dal 2010 al 2016 vedendo moltiplicare per 6 i propri investimenti – stavolta rincarando la dose e avvicinando il tiro, come per dire: attento Elon, che qualcosa sull’auto elettrica sappiamo anche noi… (24mila) baci da Nagoya!
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