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  • Gigafactory, cos’è e come funziona la fabbrica più importante per il futuro dell’auto

    Gigafactory, basta la parola e si è nel futuro dell’auto. E non solo, perchè attorno a queste fabbriche ruota l’intero sistema industriale ed energetico dei prossimi decenni.

    Gigafactory non significa soltanto Tesla

    La definizione, nata nel 2013 con il progetto della prima grande fabbrica dedicata alla produzione motori elettrici e batterie per auto elettriche e sistemi di accumulo energetico domestici della Tesla in Nevada, viene riferita oggi a impianti tra loro molto diversi.

    Tesla Gigafactory

    Per orientarsi nel mondo delle Gigafactory, il cui nome viene dall’unione di Gigawatt (GW, cioè miliardi di Watt, unità di misura della potenza) con il termine factory, quindi fabbrica, è essenziale capire cosa si produca all’interno di questi grandi contenitori industriali.

    Se il termine nasce per la fabbrica della Tesla di Spark, in Nevada, che produce sia motori elettrici, sia batterie, oggi è applicato principalmente a impianti di produzione dei soli accumulatori.

    Cos’è una Gigafactory

    Una Gigafactory è una fabbrica in grado di produrre ogni anno batterie per un capacità di accumulo complessiva di decine di Gigawattora (GWh).

    La Gigafactory della Tesla negli Usa produce batterie per oltre 20 GWh l’anno.

    Assemblaggio batterie Gigafactory Tesla

    Batterie al litio

    Chi sogna un futuro prossimo fatto di tecnologie rivoluzionarie nel settore dell’accumulo, trova nelle Gigafactory la dimostrazione che la rivoluzione – nel settore delle batterie – c’è già stata ed è quella che ha portato alla diffusione della tecnologia agli ioni di litio.

    Tutte le enormi fabbriche in costruzione produrranno nei prossimi anni centinaia di migliaia accumulatori al litio. Con miglioramenti previsti nella chimica e nei materiali degli elettrodi, ma fondamentalmente molto simili alle batterie attuali.

    Batterie al litio trasparenza MG

    La missione delle Gigafactory è di rendere sempre meno costoso e più affidabile il processo.

    Produrre senza inquinare

    Con la grande sfida legata all’impronta ecologica della produzione, cioè agli inquinanti emessi durante il processo e all’impatto ambientale legato alle materie prime. Questa è l’arma più importante nella concorrenza tra produzione europea di batterie ed attuale dominio asiatico e, in modo particolare, cinese.

    Se l’auto elettrica non emette inquinanti mentre marcia, infatti, lo stesso non si può dire per la produzione delle batterie che ne costituiscono il cuore.

    Gigafactory Berlino Tesla

    La bontà delle Gigafactory si misurerà sempre di più con la loro capacità di produrre con minori emissioni e minore impiego di materie prime. Oltre che con una progettazione e realizzazione degli accumulatori che ne garantisca la maggiore riciclabilità possibile quando avranno esaurito il loro ciclo utile.

    Plastiche e metalli dovranno essere resi recuperabili da ogni singolo componente. E l’impresa è tutt’altro che banale.

    Celle elettrochimiche

    L’altra grande discriminante, in tema di impianti di produzione di batterie, è relativa alle fasi produttive che vi vengono realizzate. Una cosa è il solo assemblaggio delle celle elettrochimiche, importate magari proprio dalla Cina, in una batteria con la realizzazione del sistema elettronico di gestione della carica e della potenza.

    Altra cosa è la produzione anche delle singole celle, partendo dalle materie prime ed avendo una propria capacità di realizzazione e miglioramento delle loro caratteristiche.

    Dalla produzione al riciclo

    La Gigafactory è davvero strategica se produce sia le celle, sia le batterie. E magari è anche pronta ad accoglierne il disassemblaggio con recupero dei materiali quando diventeranno un rifiuto da riciclare.

    Tesla Panasonic Gigafactory interno

    Il futuro è solido

    Poi c’è il futuro, probabilmente legato alla tecnologia delle batterie al litio allo stato solido. Il processo produttivo ha molti elementi in comune con quello attuale, ma se ne differenzia in alcuni passaggi fondamentali che prevedono precise caratteristiche del luogo di realizzazione e assemblaggio delle celle.

    Una Gigafactory nasce già vecchia se non è pronta a un possibile veloce adattamento alla produzione di batterie al litio allo stato solido, in caso di diffusione sul mercato della nuova soluzione.

    Clicca qui e leggi il mio articolo su Repubblica – Rivoluzione batterie, come funziona una Gigafactory, la fabbrica del futuro.

  • Mattel presenta i primi modellini carbon neutral ed entra in gioco per i giocattoli ad emissioni zero

    Le emissioni zero non sono un gioco e riguarderanno anche i giocattoli. La Mattel ha infatti annunciato che dal 2022 sarà disponibile una nuova serie di modellini in metallo con il marchio Matchbox che utilizzano il 99% di materiali riciclati e sono totalmente carbon neutral.

    Matchbox
    Modelli e modellini

    Dunque anche tra i giocattoli tocca alle automobili aprire il varco verso tra la transizione. L’apripista sarà la nuova Tesla Roadster, che sarà presentata proprio nel 2022. Incredibili le prestazioni promesse da Elon Musk: oltre 400 km/h, 0-100 km/h in circa 2 secondi e un’autonomia di quasi 1.000 km.

    Dunque anche tra i giocattoli tocca alle automobili aprire il varco verso tra la transizione. L’apripista sarà la nuova Tesla Roadster. Incredibili le prestazioni promesse da Elon Musk: oltre 400 km/h, 0-100 km/h in circa 2 secondi e un’autonomia di quasi 1.000 km

    Tesla Roadster
    Elettrificazione fa rima con educazione

    Altri modelli in scala non sono stati annunciati, ma tra le foto diffuse si vedono un van, le BMW i3 e i8, la Nissan Leaf e la Toyota Prius allestita da taxi. Ci sarà anche una stazione di servizio con tanto di colonnine di ricarica. Il futuro che passa attraverso il gioco si trasforma in normalità per le nuove generazioni.

    Ci sarà anche una stazione di servizio con tanto di colonnine di ricarica. Il futuro che passa attraverso il gioco si trasforma in normalità per le nuove generazioni.

    Matchbox
    Strategia più ampia

    L’iniziativa rientra nella strategia Drive Toward a Better Future di Mattel che prevede per l’utilizzo al 100% di plastiche riciclate, riciclabili e bio per tutti i marchi Mattel e per i modellini in scala, scatole da gioco e confezioni (con l’utilizzo di carta e fibre derivate dal legno) del marchio Matchbox.

    Matchbox
    La sostenibilità in vari modi

    La ricerca della sostenibilità per Mattel non passa solo attraverso i materiali. Tutti i giocattoli elettrici saranno infatti forniti di batteria ricaricabile, sostituibile e corredati di caricatore. Inoltre saranno rimovibili anche le schede elettroniche integrate in un solo modulo così da facilitarne il recupero.

    Matchbox
    Esempi di mobilità sostenibile

    Secondo Mattel la sostenibilità passa anche attraverso indicazioni di riciclo più chiare sulle confezioni, l’approccio al gioco e la presenza di elementi che fanno riferimento alla mobilità elettrica. Allo studio anche processi produttivi per ridurre il consumo di energia, ridurre le emissioni e ridurre gli scarti.

    Lego
    Alla ricerca del mattoncino sostenibile

    La questione etica e ambientale da parte delle grandi multinazionali del gioco coinvolge non solo Mattel e Matchbox, ma anche la Lego. La casa danese nel 2012 annunciò l’investimento di 150 milioni per sostituire entro il 2030 l’ABS (Acrilonitrile Butadiene Stirene), il materiale del quale sono fatti i suoi celebri mattoncini con un materiale sostenibile, non derivato dal petrolio e riciclabile.

    Lego
    Uno su 50 è eco friendly

    Nel frattempo, Lego ha annunciato che il raggiungimento dell’obiettivo si sta rivelando più complicato del previsto. Solo il 2% delle parti sfrutta un materiale proveniente dalla lavorazione dello zucchero di canna, ma non si tratta di mattoncini, bensì di parti ornamentali (alberi, cespugli, foglie…). Il 98% resta in ABS.

    Lego ha annunciato che il raggiungimento dell’obiettivo si sta rivelando più complicato del previsto. Solo il 2% delle parti sfrutta un materiale proveniente dalla lavorazione dello zucchero di canna

    Lego
    Azzerare le confezioni

    Il programma di sostenibilità di Lego prevede altri punti come Replay, per passare i mattoncini usati ad altri bambini bisognosi. Per il 2025 l’obiettivo è annullare gli scarti di produzione (già bilanciata al 100% in termini di CO2) e utilizzare solo packaging da fonti rinnovabili e riciclabili.

    Lego
    Appuntamento rimandato

    Per Matchbox l’appuntamento per la piena sostenibilità è per il 2022. Per i mattoncini è solo rimandato. Al momento non esiste ancora un materiale capace di renderli come sono ora: indistruttibili, indeformabili, capaci di essere incastrati e disincagliati per migliaia e migliaia di volte senza perdere le loro caratteristiche estetiche e meccaniche. E soprattutto il loro inconfondibile “clack”. Ogni anno se ne producono 50 miliardi.

    Lego
  • Tesla sempre più su, mezzo milione di auto vendute nel 2020

    La Tesla segna il nuovo record di quasi mezzo milione di consegne di veicoli nel 2020.

    Ad essere precisi, lo scorso anno la casa californiana ha consegnato 499.550 veicoli, arrivando quasi a centrare l’obiettivo di mezzo milione di consegne indicato da Elon Musk.

    Il messaggio di Elon Musk

    Il numero uno della Tesla ha comunque twittato un messaggio di grande soddisfazione al mondo social con cui comunica continuamente e molto volentieri.

    Orgoglioso del team per aver raggiunto questo importante traguardo. All’inizio dell’avventura Tesla pensavo che avessimo (ottimisticamente) il 10% di possibilità di sopravvivere.

    Musk con logo Tesla

    I numeri ufficiali

    La Tesla ha comunicato i dati ufficiali, che vedono la Model 3 come grande protagonista.

    Oltre 440.000 consegne sono infatti da imputare all’accoppiata dei due modelli più accessibili dal punto di vista del prezzo d’acquisto, la Tesla Model 3 e la Tesla Model Y.

    Vendite Tesla 2021

    Obiettivo Europa

    Adesso l’attenzione è tutta per lo sviluppo industriale in Europa, grazie all’avvio della Gigafactory di Berlino.

    E per il conseguente ulteriore balzo atteso sui nostri mercati continentali, alimentato proprio dalle Tesla Model Y prodotte in Germania.

    Tesla Model Y

    Il modello più atteso del momento per gli amanti del marchio tesla e delle zero emissioni è certamente lei, la Tesla Model Y.

    Tesla Model Y
  • Se Tesla presenta le batterie con anodo ai nanofili di silicio è fuga tecnologica

    Il Tesla Battery Day 2020, giornata dedicata all’ennesimo show dell’iconico Elon Musk sul futuro delle batterie secondo Tesla, è un giorno importante per l’auto elettrica e per l’ulteriore crescita del marchio californiano.

    Tesla Elon Musk che Balla

    Cosa ci si aspetta

    La copertina dell’invito a partecipare all’evento, nella foto di apertura di questo articolo, fa sospettare novità sulla tecnologia delle batterie che andranno ad equipaggiare le prossime Tesla.

    In particolare, la grande somiglianza tra l’immagine scelta per lanciare l’evento e il modo in cui si presentano al microscopio i nanofili di silicio (silicon nanowires) fa dedurre a molti osservatori che la novità sia nell’introduzione delle batterie al litio con anodo di silicio.

    Perché i nanofili di silicio per l’anodo

    La grande capacità specifica del silicio (4200 mA h g−1) lo rende il principale candidato per la prossima generazione di batterie agli ioni di litio.

    Clicca qui e leggi l’articolo con VIDEO: Ecco la verità sulle batterie del futuro.

    Il grande cambiamento di volume del silicio durante il processo (pari al 400% ) rende però estremamente complessa la sua adozione. Il cambiamento di volume distrugge infatti la struttura iniziale, provocando un’ingente riduzione dell’efficienza e compromettendo la stabilità e il comportamento della batteria.

    Confronto nanofili silicio per anodo batterie litio

    L’adozione di silicio nanostrutturato e in particolare di nanofili di silicio (SiNWs – Silicon nanowires) rappresenta una delle possibili soluzioni al grande problema del cambiamento di volume e della conseguente compromissione strutturale.

    Trovare il giusto additivo

    La soluzione, inseguita in molti centri di ricerca del mondo, non è però affatto semplice da trovare.

    Nanofili di silicio per anodo batterie al litio

    I nanofili di silicio, infatti, necessitano di additivi appropriati per poter rappresentare l’elemento portante degli innovativi anodi al silicio per batterie agli ioni di litio.

    Materiali al carbonio, altri metalli, ossidi metallici, polimeri, materiali a base di silicio e altri composti speciali sono allo studio per poter arrivare all’applicazione affidabile, ripetibile e producibile con la dovuta ripetibilità industriale.

    L’asso nella manica della Tesla

    L’asso nella manica di Elon Musk e della Tesla può essere l’accordo di collaborazione firmato con la CATL, il più grande produttore di celle per batterie agli ioni di litio del mondo, che ha fatto capire in più occasioni di essere molto vicina alla soluzione per lo sviluppo di anodi al silicio.

    Tesla modelli in ricarica

    Neanche la CATL da sola, però, è sembrata in grado ai più di poter arrivare in tempi brevi al risultato.

    Il metodo Tesla

    La differenza quindi, la può fare proprio il metodo di lavoro della Tesla. Lo stesso che ha portato alla leadership indiscussa di questi anni nella tecnologia dell’auto elettrica e allo sviluppo con pieno successo dello Space X.

    Non si tratta di sole conoscenze tecniche, intendiamoci. Il metodo Tesla è molto di più e se permetterà al marchio di accedere a batterie con anodo al silicio segnerà una fuga tecnologica importante per il panorama dell’auto elettrica.

  • Elon Musk prova la Volkswagen ID.3 in Germania, ecco il video

    Il numero uno della Tesla incontra il numero uno della Volkswagen in Germania, già questo è un fatto molto interessante per l’evoluzione del mercato dell’auto mondiale.

    Poi è proprio il capo del gigante Volkswagen, Herbert Diess, che decide di dare grande evidenza alla cosa e comunica in ogni modo l’incontro.

    Mentre il solitamente iper-social Elon Musk non dà segno di importanza all’episodio.

    Elon Musk prova la Volkswagen ID.3

    Post Linkedin con il video della prova

    Herbert Diess ci prende gusto e pubblica un post sul suo profilo ufficiale Linkedin addirittura con il video di Musk che prova la Volkswagen elettrica ID.3.

    La Volkswagen ID.3 è una grande concorrente della Tesla Model 3 e – ancora di più – della futura piccola Tesla Model 2 in arrivo dalla Cina.

    Clicca qui o sul post qui sotto per vedere il video originale.

    Linkedin Herbert Diess su Musk

    Cordialità elettrica

    L’incontro è cordiale, da colleghi che parlano dei loro prodotti e si stimano. Elon Musk a bordo della Volkswagen ID.3 chiede informazioni sul pacco batterie che la equipaggia e Diess risponde.

    Musk chiede: Che batterie ha? Diess risponde: Da 55 a 83 kWh.

    Un incontro impensabile soltanto un paio d’anni fa, quando la Tesla era ancora indicata come una meteora da molti (troppi…) dirigenti delle grandi case forti delle loro tecnologie tradizionali.

    Elon Musk esce dalla Volkswagen ID.3

    La frecciata di Musk

    Nel colloquio c’è anche una piccola frecciatina di Elon Musk alla Volkswagen.

    Lo sterzo, per un’auto non sportiva, è buono.

    In quell’espressione auto non sportiva c’è molto di più di una semplice evidenza.

    C’è la distanza che Elon Musk mette tra le sue Tesla, elettriche dall’animo sportivo e dalle prestazioni fulminanti, e il resto del mondo, Volkswagen ID3. compresa, naturalmente.

    Clicca qui per leggere l’articolo sulla futura piccola Tesla Model 2 in corso di sviluppo in Cina e pronta forse addirittura entro il 2021.

  • La piccola Tesla Model 2 sarà pronta già entro il 2021

    La Tesla Model 2 è in corso di sviluppo in Cina, dove verrà prodotta nella nuova Gigafactory di Shanghai non soltanto per il mercato interno ma anche per essere esportata in tutto il mondo.

    E’ bastata l’immagine postata dalla Tesla sui suoi canali social in Cina qualche mese fa, ad agitare più di un consiglio di amministrazione delle case concorrenti.

    Preoccupa i concorrenti

    La Tesla Model 2, infatti, va ad attaccare esattamente lo spazio di mercato identificato dalla Volkswagen per la ID.3, dalla Hyundai per la Ioniq – che adesso dà il nome addirittura al marchio del gruppo coreano dedicato esclusivamente alle auto con trazione elettrica. E anche dal nascente megagruppo europeo Stellantis, ovvero la sommatoria di PSA (Peugeot, Citroen, DS, Opel) e FCA (Fiat, Lancia, Alfa Romeo, Jeep, Chrysler), che ha nel Vecchio Continente il suo centro gravitazionale e nelle auto medie e piccole una sua specialità di tradizione.

    Tesla Model 2 elaborazione blu

    Prezzo sotto i 25.000 euro

    L’arrivo di una piccola Tesla con un prezzo al di sotto dei 25.000 euro è possibile grazie all’intero sviluppo e alla produzione in Cina.

    Lo ha intuito un paio d’anni fa Elon Musk, quando ha visto sfumare il progetto di rendere la Tesla Model 3 accessibile e competitiva, sul piano del prezzo, per il mercato americano.

    La Tesla Model 3 non ha centrato l’obiettivo del prezzo sotto i 30.000 dollari anche e soprattutto perché è sviluppata e prodotta in California.

    Elon Musk Shanghai Cina

    Caratteristiche e prestazioni

    La Tesla Model 2 avrà almeno quattro versioni, diverse per capacità della batteria e per tecnologia di trazione.

    Il modello di ingresso avrà una batteria con non meno di 50 kWh di capacità e 500 chilometri di autonomia con una ricarica completa. Questo indica un passo in avanti notevole nel consumo chilometrico, già ottimo per la Tesla Model 3 in condizioni reali di utilizzo.

    La notizia, tutto pronto già nel 2021?

    L’arrivo della tesla Model 2 è previsto dal piano industriale della Tesla China per il 2022 ma le accelerazioni nella ricerca di personale in Cina per la finalizzazione del design e l’avvio della produzione fanno prevedere tempi più brevi.

    Secondo fonti cinesi, entro il prossimo anno la Tesla Model 2 in versione definitiva potrebbe essere presentata in un grande evento in Cina e lanciata sul mercato addirittura in anticipo rispetto al programma.

    Insolito per la Tesla, che programma e centellina oculatamente i suoi debutti ed ha altre première mondiali in arrivo, come il Cybertruck e la Model Y.

    Elon Musk Tesla Cina

    La febbre cinese di Elon

    La febbre cinese che ha contagiato positivamente il divo Elon, potrebbe però portare al debutto anticipato.

    Staremo a vedere, ma in Cina non si aspetta altro che la prima Tesla disegnata, sviluppata e prodotta interamente lì e la possibilità di portarla anche in giro per il mondo a conquistare mercati.

  • Tesla vuole fare la tuttofare, dalle celle all’energia

    Tesla si allarga e si allunga. L’azienda americana infatti si prepara a diventare anche un produttore sia di energia sia di celle per le proprie batterie. Le evidenze arrivano dai luoghi del delitto.

    Il primo indizio

    La prima evidenza è la richiesta inoltrata presso la Office of Gas and Electricity Markets (OFGEM) ovvero l’autorità garante per l’energia del Regno Unito. La firma è di Evan Rice, direttore vendite Energy Products di Tesla per EMEA. Dunque si comincia da un singolo paese.

    Tesla OFGEM
    Il secondo indizio

    La seconda è la notizia data dal Korea Times secondo cui Tesla avrebbe acquistato da Hanwha macchinari industriali per la cosiddetta formazione delle batterie. Tale processo riguarda in maniera specifica le singole celle e la formazione di anodo e catodo.

    Hanwha
    Addio Panasonic

    Tesla dunque vuole fare tutta la batteria in casa e non più realizzarla sulla base di celle cilindriche 2170 Panasonic. Il legame storico tra i due giganti si sta allentando anche sul fronte delle celle solari poiché anche questa joint-venture è in esaurimento.

    Tesla dunque vuole fare tutta la batteria in casa e non più realizzarla sulla base di celle cilindriche 2170 Panasonic

    Panasonic 2170
    Alla luce del solare

    Di contro, Tesla ha dal 2015 rapporti sulle celle solari proprio con Hanwha che è uno dei chaebol, ovvero grandi conglomerati industriali coreani. Oltre che nel settore del solare e dei macchinari, opera anche in vari campi con un fatturato di oltre 55 miliardi di dollari.

    Tesla
    Puntare al cuore

    L’azienda di Elon Musk guarda verso la Corea e al cuore delle batterie: la cella. L’avvicinamento è iniziato già dallo scorso anno quando Tesla ha acquistato la Hibar, azienda canadese specializzata anch’essa nei macchinari per la manifattura delle celle per batterie.

    Hibar
    La chimica di certi amori

    Altra operazione “chimica” portata a compimento nel corso del 2019 è l’acquisizione di Maxwell, leader mondiale per le celle dei supercondensatori per 235 milioni di dollari. Segno che Tesla non guarda solo alle batterie come forma di accumulo per le auto elettriche del futuro.

    Maxwell supercapacitors
    A proprio uso e consumo

    Tesla ha già confermato di aver avviato a Fremont, sede del suo principale stabilimento, una linea pilota per la produzione di celle. L’obiettivo è mettere a punto quei processi industriali che oggi sono il geloso patrimonio di aziende chimiche e di elettronica di consumo.

    Tesla ha già confermato di aver avviato a Fremont, sede del suo principale stabilimento, una linea pilota per la produzione di celle

    Tesla Panasonic 2170
    Il progetto Roadrunner

    La regia tecnologica di questo avvicinamento sarebbe di Jeff Dahn, canadese e uno dei pionieri della batterie agli ioni di litio. Tesla gli ha affidato il progetto Roadrunner che ha come obiettivo una batteria priva di cobalto capace di durare un milione di miglia e di costare meno di 100 dollari al kWh.

    Il progetto Roadrunner ha come obiettivo una batteria priva di cobalto capace di durare un milione di miglia e di costare meno di 100 dollari al kWh

    La filiera che si allunga

    Tesla vuole controllare tutta la filiera dell’auto elettrica. All’inizio si limitava a maritare i glider (le scocche fornite dalla Lotus) con le batterie. Poi è passata a costruire i motori, le automobili, l’infrastruttura di ricarica e ad assemblare le batterie. Ora vuole farsi anche le celle e a produrre l’energia.

    Elon Musk Tesla
    L’auto pigliatutto

    Anche Volkswagen con Elli è diventato fornitore di energia, ma non produttore. Tesla invece vuole farsi tutto. In termini pratici è come se oggi comprassimo una Fiat o Volkswagen e trovassimo lo stesso marchio al benzinaio e sulla bolletta della luce. E pagassimo tutto ad un unico fornitore.

    Tesla invece vuole farsi tutto. In termini pratici è come se oggi comprassimo una Fiat o Volkswagen e trovassimo lo stesso marchio al benzinaio e sulla bolletta della luce

    Tesla
    Una nuova industria dell’auto

    Con Tesla l’auto elettrica mostra la sua specificità industriale. L’automobile ha speso gli ultimi decenni a snellirsi demandando almeno tre quarti delle sue componenti a fornitori esterni e liberandosi di business come i servizi finanziari e di noleggio. Allora li riteneva non fondamentali e strategici.

    Tesla
    Meglio il soft dell’hard

    Oggi sta accadendo il contrario. Gli aspetti hard si sono enormemente semplificati e non portano guadagno, ma non averli all’interno rappresenta un costo. Quelli soft invece hanno un maggiore potenziale di profitto e sono gli strumenti principali di conquista e di mantenimento del cliente.  

    Tesla
    La catena della mobilità

    Ecco perché oggi si chiama mobilità e non più semplicemente automobile. Ecco perché si può e si deve ricompattare la filiera che porta dalle materie prime, anche quelle intangibili, fino alle persone e al loro bisogno di muoversi in modo libero, sicuro e rispettoso dell’ambiente.

    …si può e si deve ricompattare la filiera che porta dalle materie prime, anche quelle intangibili, fino alle persone e al loro bisogno di muoversi in modo libero, sicuro e rispettoso dell’ambiente

    Tesla
    Le novità di ritorno

    Le grandi case lo hanno capito e stanno correndo ai ripari. Anche le aziende che forniscono celle, moduli o batterie complete monitorano attentamente la situazione per bilanciare la domanda con gli investimenti. I costruttori, se questa è la tendenza, potrebbero non avere più bisogno di loro tra non molto.

    Elon Musk
    Opportunità e rischi

    In questo processo, gli astri nascenti come Tesla hanno il vantaggio di poter partire dal foglio bianco senza affrontare riconversioni industriali e culturali. Con un paradosso e un pericolo: che la loro snellezza porti allo sviluppo di un corpo sì sottile, ma troppo lungo da articolare nei movimenti.

    Tesla Supercharger
  • Guerra al Coronavirus, l’industria dell’auto riconverte la sua produzione

     

    La guerra al Coronavirus ha ormai tutte le caratteristiche di un vero e proprio conflitto mondiale.

    La buona notizia è che si tratta di una guerra fatta per salvare gli uomini, non per ucciderli. Quella cattiva è che siamo davanti a un nemico invisibile e sconosciuto, capace di incunearsi in ogni meandro delle nostre comunità.

    L’industria dell’auto si dimostra strategica

    L’automobile è un prodotto meraviglioso, capace di diventare protagonista di tutte le evoluzioni tecnologiche e di tutti i fatti storici che riguardano la società umana.

    In un’auto moderna c’è praticamente tutto, dall’informatica alle biotecnologie. E nell’industria che è capace di produrla ci sono competenze adatte ad ogni tipo di esigenza.

    L’industria dell’auto è in grado di produrre tutti i materiali di cui oggi il mondo ha urgente bisogno per la guerra al Coronavirus, dalle macchine per la respirazione assistita – i cosiddetti ventilatori – fino alle semplici quanto introvabili mascherine filtranti da mettere sul volto.

    Mike Manley FCA
    Mike Manley, FCA

    Fiat Chrysler Automobiles farà ventilatori e mascherine

    E’ della scorsa settimana l’annuncio dell’impegno di FCA e Ferrari al fianco dell’azienda italiana Siare Engineering, che produce ventilatori per la respirazione assistita, essenziali nei reparti che curano i malati più gravi

    Adesso il Ceo Mike Manley sta per decidere la riconversione di un impianto asiatico del gruppo alla produzione di mascherine.

    L’obiettivo è la produzione di un milione di mascherine al mese, da raggiungere velocemente nel corso delle prossime settimane.

    General Motors produrrà ventilatori respiratori

    Il gruppo americano ha chiesto ai suoi fornitori di mettere a punto i componenti per una produzione a breve termine di almeno 200.000 respiratori meccanici.

    La collaborazione tra la General Motors e la Ventec Life Systems, produttore di macchine per la respirazione artificiale, è stata confermata dalla numero uno della GM, Mary Barra.

    Mary Barra Coronavirus
    Mary Barra, General Motors

    Diversi fornitori della General Motors, dalla Meridian con sede in Michigan, alla Twin City di Minneapolis, alla Myotek presente in Michigan e in Cina, stanno collaborando per unire le loro competenze e assicurare velocemente un’adeguata capacità produttiva.

    La chiamata del presidente Trump

    Il Tweet del Presidente degli Stati Uniti Donald Trump è molto esplicito in proposito e indica la strada a Ford, General Motors e Tesla.

    Il Presidente Trump nella guerra al Coronavirus non si limita a condividere l’iniziativa ma si spinge più in là, quasi sfidando i manager automobilistici a dimostrare di cosa siano capaci.

    Go for it auto execs, lets see how good you are?

    Tweet Presidente Trump
    Tweet Donal Trump guerra coronavirus

    Volkswagen accelera la tecnologia di produzione con stampa 3D per ventilatori polmonari

    La Volkswagen scende in campo nella guerra al Coronavirus e cerca di velocizzare la messa a punto di una capacità produttiva importante di macchine per la respirazione assistita puntando sull’accelerazione nell’utilizzo delle stampanti 3D.

    Uno specifico gruppo di lavoro sta predisponendo procedure, catena di fornitura e adattamenti tecnologici appropriati per utilizzare la tecnologia di stampa in 3 dimensioni nella produzione dei componenti meccanici dei ventilatori.

    Anche Bentley e Porsche nell’operazione

    Il numero uno della Bentley, Adrian Hallmark, ha confermato che il marchio di lusso è pronto a dare il suo contributo in termini ci conoscenze e capacità produttiva di alta qualità.

    Interesse e disponibilità sono arrivati anche da parte di Oliver Blume, Ceo della Porsche, durante la presentazione dei risultati finanziari 2019.

    La Bmw si concentra sulla stampa 3D

    I vertici della Bmw hanno confermato che il loro gruppo si sta muovendo per avviare una produzione di macchine di respirazione assistita, componente cruciale nella lotta per salvare vite umane.

    La casa di Monaco di Baviera ha comunicato che la tecnologia maggiormente interessante, secondo i tecnici che stanno affrontando la sfida tecnologica posta, è quella della stampa in 3 dimenzisioni dei componenti da assemblare.

    Nel Regno Unito Jaguar Land Rover, Ford e Nissan

    Nel Regno Unito la Jaguar Land Rover ha iniziato da giorni a investigare su come produrre macchine per la respirazione e altri macchinari ritenuti fondamentali nell’emergenza.

    La Ford ha confermato il suo impegno e lo stesso ha fatto la Nissan. Entrambi i marchi hanno importanti attività di sviluppo e industriali oltremanica.

    Dalla guida autonoma alla lotta al virus

    Un altro campo nel quale si stanno muovendo è quello dell’intelligenza artificiale, oggi applicata ai sistemi di guida automatica per i veicoli.

    La grande esperienza nella gestione dei dati e nel loro utilizzo per la localizzazione, oltre che per l’indirizzo verso la corretta decisione, può dimostrarsi preziosa nella lotta alla diffusione del virus.

    La BYD in Cina produce anche disinfettante per mani

    La casa automobilistica cinese BYD ha convertito la produzione e produce 5 milioni di mascherine al giorno. L’azienda di Shenzhen ha avviato la costruzione di una linea di produzione dedicata alle mascherine alla fine di gennaio, a seguito dell’espansione del Covid-19 in Cina.

    Oggi la BYD produce quotidianamente anche circa 300mila bottiglie di disinfettante per le mani e fornirà i dispositivi di protezione personali ai suoi lavoratori per riportare ai normali livelli la produzione di auto. Mentre continuerà a fornire attrezzature per ospedali e altri settori produttivi e della logistica nella provincia di Hubei, epicentro iniziale del Coronavirus.

    Clicca qui e leggi Coronavirus e inquinamento, ecco le tre verità.

    Clicca qui e leggi Emergenza Coronavirus, rischia anche l’ambiente.

  • L’auto non è uno smartphone neanche al CES di Las Vegas

    di Mario Cianflone – Giornalista del Sole 24 Ore

    CES 2020, è andata in scena a Las Vegas la più grande rassegna mondiale della tecnologia.

    E anche quest’anno l’auto, il “device” più complesso, era protagonista al CES sia direttamente con le case costruttrici, sia con i produttori di componenti e  con gli attori del mondo dell’elettronica.

    Il Ruggito di Mario Cianflone Sole 24 Ore

    Si parla di cose importanti

    Finita (o quasi) la febbre per improbabili auto volanti e macchine robot,  anche al CES per l’auto si torna a parlare di cose serie: assistenza alla guida, infotainment connesso 5G e sopratutto elettrificazione.

    La lezione sull’auto al CES 2020

    Da questo trend emerge una lezione chiara: l’auto non è uno smartphone.

    E’ un oggetto molto complesso che cambia lentamente ma quando avviene lo fa in modo radicale pur mantenendo il suo cardine nei brand storici.

    Infatti,  a parte il fenomeno Tesla, è sempre più chiaro che l’auto elettrica, pur essendo meccanicamente più semplice di quella termica, non affare da start-up.

    Anzi, gli enormi sforzi finanziari che i big dell’auto stanno compiendo per l’elettrificazione conferma che occorre competenza, know how e capacità industriale.

    Questo è l’anno della svolta

    Il CES a Las Vegas conferma che per l’auto il 2020 sarà l’anno della svolta tecnologica ed energetica. Ma anche l’anno dove finiscono le bufale e le semplificazioni su un futuro immaginifico dell’automobile.

  • Auto elettrica, piccolo è bello – Il Ruggito

    di Mario Cianflone – Giornalista del Sole 24 Ore

    Ritornano le citycar elettriche, le uniche auto alla spina che al momento hanno davvero senso.

    Pensiamo alle città

    Perché è in città che serve muoversi ad emissioni zero (e non parliamo di CO2) per poter contribuire alla qualità dell’aria (peraltro molto più alta di qualche anno fa nonostante gli allarmismi strumentali). E poter aggirare i blocchi alla circolazione di alcune municipalità, spesso assurdi e dettati da un combinato disposto di ignoranza, pregiudizio ideologico e interessi economici ancora tutti da chiarire.

    Ma torniamo alle piccole da città.

    Tre piccole gemelle elettriche

    In queste settimane il gruppo Volkswagen ha aggiornato le tre gemelle elettriche: Vw e-Up, Seat Mii electric e Skoda CitiGo-e.

    Ora vantano un’autonomia decente (260 km teorici) grazie a una batteria da 32,3 kWh che si ricarica in un’ora all’80 per cento. Per muoversi in città e sentirsi green non serve altro e la spesa è anche accettabile: meno di 25 mila euro e ci sono canoni da meno di 200 euro al mese.

    Le tre vetture esistevano già ma l’autonomia sfiorava il ridicolo, ora con le versioni 2020 ritornano e accendono un faro.

    Volkswagen e-up! 2030 vari colori avanti

    Pochi fortunati non fanno la rivoluzione

    Le grandi auto elettriche, le varie Audi e-tron, Mercedes Eqc e Jaguar I-Pace, sono oggetti che non possono fare davvero la rivoluzione perché destinate a quei happy few che si sono comprati o comprerebbero un modello Tesla, auto da altospendenti, “gente coi danè” per dirla alla milanese.

    E le Tesla, va ricordato, non hanno una straordinaria autonomia perché io divino Elon Musk ha inventato le batterie magiche ma solo perché ha è stata scelta (senza limiti di budget anche per creare storytelling) una batteria enorme e per farlo aveva bisogno di un’auto grande come Model S per poterla ospitare.

    Le grandi auto elettriche hanno bisogno di infrastrutture

    Ora con l’aumento della densità energetica e la riduzione dei costi possono essere proposte citycar realmente utilizzabili. Appare, dunque chiaro che i bestioni elettrici non hanno un reale senso logico perché senza una rete di ricarica  seria e capillare e magari autostradale restano confinate all’ambito urbano e suburbano.

    Per viaggiare è meglio optare per una bella diesel o per una plug-in hybrid.

    Piccole batterie significa piccolo impatto

    E per inciso una elettrica piccola ha una batteria che è meno costosa da ricaricare (anche in termine di dispendio energetico) ed è facile da smaltire. Anche questa è sostenibilità vera perché non basta fare il teslaro con il “club dei più buoni” per fare bene al clima.