Renault Twingo significa città. La destinazione urbana del modello è nelle dimensioni, nella storia, nella tipologia di clientela che ha scelto finora di essere Twingo.
Per la mia prova utilizzo la Renault Twingo E-Tech esclusivamente elettrica nell’allestimento Urban Night, quello più ricercato ed esplicitamente urbano, secondo la mia percezione.
La riconoscibilità del modello è evidente, considerati gli elementi grafici che si trovano all’esterno e all’interno della vettura, tetto compreso.
La mia prova in città
Quando si sale a bordo di un’auto esclusivamente elettrica a batterie, la prima preoccupazione è sempre relativa alla reale facilità di utilizzo, con particolare riferimento ad autonomia e possibilità di ricarica.
La Renault Twingo E-Tech Urban Night può contare su una capacità di 22 kWh per la batteria agli ioni di litio, che nei dati forniti dalla casa possono garantire circa 190 chilometri di autonomia con una ricarica completa.
Possibilità di ricarica fino a 22 kW di potenza, che nel caso di disponibilità di un’adeguata infrastruttura permettono di contenere alle decine di minuti le soste di ricarica “di rabbocco”, quindi caricando quando si ha ancora capacità residua a disposizione.
Più facile del previsto
La guida in città si rivela particolarmente semplice. L’auto ha tutta la potenza di cui c’è bisogno nella marcia urbana, grazie ai 60 kW di potenza massima ottenibili grazie alla funzione boost.
Il boost si attiva premendo a fondo l’acceleratore, spingendosi con il piede oltre un percepibile “scalino di accelerata” che fa individuare chiaramente al conducente il ricorso alla massima potenza disponibile (ovviamente più dispendiosa dal punto di vista del consumo energetico).
La vera sorpresa, nei percorsi urbani all’interno della città di Roma spingendomi anche in aree densamente abitate e non completamente centrali, è nella facilità con cui mi trovo a poter usufruire dell’infrastruttura di ricarica pubblica.
In un primo caso mi reco presso il punto vendita di un marchio della grande distribuzione, senza aver programmato una ricarica – visto che ho sufficiente energia per andare e tornare – ma trovo un punto Enel X Way di nuova generazione (potenza massima di ricarica 22 kW) proprio nella piazza davanti al negozio.
Mezz’ora dentro il grande magazzino e il gioco è fatto. Quando esco ho di nuovo la batteria al 100%.
Ancora più significativo il secondo caso, che in occasione di una sosta in gelateria mi fa scorgere dall’altra parte del grande viale a due carreggiate un punto di ricarica Acea ad elevata potenza (50 kW).
Mi basta percorrere qualche decina di metri in più e posso allacciare la Renault Twingo elettrica alla presa. La Twingo può ricaricare fino a 22 kW, quindi anche in questo caso la potenza massima di erogazione è allineata a quella limite del caricatore di bordo.
Il tempo di un gelato, dieci-quindici minuti, e la ricarica al mio ritorno è oltre l’80%.
Superare il pregiudizio
L’insegnamento di questa mia prova è molto semplice. A proposito di mobilità elettrica è cruciale riuscire a superare il pregiudizio.
Se non si ha la possibilità di una ricarica certa presso la propria abitazione o presso il luogo di lavoro (ammesso che lo si frequenti con regolarità e continuità anche in epoca di smart working crescente), la scelta di un veicolo esclusivamente a batterie va fatta con molta cautela.
Se però si può avere la certezza della ricarica almeno in uno dei luoghi chiave della propria mobilità, che di norma sono l’abitazione e il posto di lavoro, la mia esperienza dice che la rete di infrastruttura di ricarica pubblica urbana inizia ad essere più che sufficiente.
Certo, aumentando le auto elettriche su strada, devono parallelamente aumentare i punti di ricarica disponibili.
Però la prova parla chiaro. Ricarica a casa come base su cui contare, ricariche in città ormai piuttosto diffuse, un buon caricatore di bordo (almeno 22 kW, come nel caso della Renault Twingo) e il gioco è fatto.