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Anders Kärrberg, la Volvo EX30 dimostra che l’auto può essere sostenibile

Anders Kärrberg si occupa di auto e ambiente da molto tempo. Oggi è il responsabile della sostenibilità della casa svedese a livello globale, lavora cioè per rendere sostenibile l’intera complessa filiera di attività che ruota attorno al marchio, dalla ricerca e sviluppo alla progettazione, produzione, logistica, alimentazione e dismissione.

Tutto, insomma. Perchè tutto si deve considerare quando si parla di sostenibilità, non soltanto l’impronta ecologica, né esclusivamente gli aspetti ambientali. Anche la qualità del lavoro e della vita dei dipendenti, della società, l’indotto economico che genera ulteriori posti di lavoro e benessere nelle aziende fornitrici.

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Intervista ad Anders Kärrberg

Come possiamo raggiungere gli ambiziosi obiettivi climatici stabiliti per l’auto?

Sicuramente grazie alle auto elettriche. Ma non basta. Una volta elettrificata l’auto, ci si deve occupare dell’elettricità che la alimenta, che deve essere prodotta da fonti rinnovabili.

E anche dell’origine dell’energia con cui vengono prodotti i veicoli, che possiamo definire “contenuta” in ogni auto una volta che esce dalla linea di produzione. E della logistica, delle attività che devono necessariamente essere svolte perchè tutto il sistema industrial possa funzionare.

Risulta molto difficile pensare che si possa raggiungere veramente il livello zero emissioni per tutto il complesso sistema. Rimarranno sempre, in base a quello che possiamo prevedere oggi, alcune tonnellate – direi 3 o 4 – di emissioni di CO2 inevitabili per ogni singola auto che arriva in mano al cliente finale.

Per queste emissioni vanno messe in atto delle azioni di compensazione e recupero dall’atmosfera. perchè comunque il nostro obiettivo deve essere quello di arrivare alla completa neutralità climatica.

Spesso però il mondo industriale viene accusato di Greenwashing.

Fare Greenwashing significa affermare delle cose che non hanno un sostegno scientifico. Indicare numeri che non sono provati scientificamente.

Questo sta diventando sempre più difficile, specialmente in Europa. Le regolamentazioni dell’Unione Europea prevedono che il raggiungimento di risultati sia calcolato e comunicato con evidenza scientifica.

La nuova Volvo EX30 ha la più bassa impronta ambientale della storia del nostro marchio. E questo è dimostrato scientificamente.

Anche in Norvegia, in Australia e in molte altre nazioni ed aree mondiali l’evidenza scientifica delle affermazioni sta diventando un requisito di legge per poterle comunicare al mercato. La certificazione di parti terze è uno strumento sempre più diffuso.

Anders Kärrberg Volvo sostenibilità

Come entrano in tutto questo i principi dell’economia circolare?

L’economia circolare svincola la crescita economica dal consumo di risorse.

Il riciclo, la riduzione dei pesi, la riduzione degli scarti e dei rifiuti (con l’obiettivo zero rifiuti), l’attività economica circolare (come il car sharing) sono tutti tasselli dell’economia circolare essenziali per raggiungere la sostenibilità.

La Volvo EX30 è realizzata con il 17% di acciaio riciclato, il 17% di plastiche riciclate e il 25% di alluminio proveniente dal riciclo.

Nel processo di stampaggio dei componenti, il 55-57% degli scarti metallici può essere riutilizzato in altri processi.

Cosa intendete per “Material efficiency” (Efficienza nei materiali)?

Le materie prime sostenibili saranno sempre più scarse, questo renderà via via maggiormente competitivo il riciclo dei materiali.

Il fine vita dei veicoli, quindi, può diventare un vero e proprio filone di attività per i costruttori di auto.

In questo contesto l’efficienza nell’utilizzo dei materiali e un’accurato MUD – Manufacturer usage description dei materiali nei diversi componenti diventa la chiave per un corretto recupero a fine vita.

La tendenza è perciò quella di avere sempre meno componenti, realizzati con una minore differenziazione di materiali e – anzi – con la scelta di materiali compatibili dal punto di vista della separazione finale, finalizzata al recupero e al riciclo.

Anders Kärrberg Volvo riciclo materiali

Abbiamo parlato di plastiche, acciaio e alluminio, ma le batterie?

Per le batterie stiamo realizzando una produzione di anodo e catodo completamente neutrale dal punto di vista delle emissioni di CO2. L’alluminio delle strutture esterne sarà riciclato per percentuali sempre crescenti e relativamente ai minerali contenuti all’interno andremo avanti cercando di anticipare le normative Europee per quanto riguarda la riciclabilità e l’origine da riciclo.

La produzione della batteria della Volvo EX30 ha emissioni di CO2 di sole 2,5 tonnellate, ben al di sotto della media attuale e destinate a scendere ulteriormente.

Abbiamo parlato soltanto di auto elettrica, qual è il ruolo dell’auto ibrida nella transizione energetica?

La Volvo continuerà ad offrire ai suoi clienti delle ottime auto ibride plug-in fino al 2030, dotate di batterie di grande capacità e quindi di autonomie di utilizzo in sola modalità elettrica molto estese e al vertice del mercato.

Per il 2030, visto lo sforzo di governi e privati nello sviluppo dell’infrastruttura di ricarica elettrica, secondo noi ci saranno tutte le condizioni necessarie al passaggio completo all’elettrico da parte dei nostri clienti di auto nuove. Per questo confermo il nostro programma di offrire soltanto elettriche a batterie, al listino, dal 2030 in poi.

Anders Kärrberg della Volvo al lavoro

L’Europa si è data degli obiettivi ambientali molto ambiziosi. Questo le consegna leadership dell’era industriale del futuro, oppure ne fa soltanto una cavia che perde invece competitività nei confronti di Usa e Cina?

Questi sono argomenti più politici che industriali… ma da quello che vedo, la strategia scelta dall’Unione Europea, fatta di incentivi e politica fiscale, ne sta facendo l’area leader a livello mondiale sulle tecnologie ambientali.

La stessa Cina, proprio considerando come si sta evolvendo il mercato europeo, ha adottato l’obiettivo dell’azzeramento delle emissioni di CO2 entro il 2060.

Quindi vedo più probabile una leadership, che una perdita di competitività globale dell’Europa.

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