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Deposito rifiuti nucleari, ecco cos’è e la mappa dei possibili siti in Italia

Classificazione dei rifiuti nucleari

I rifiuti radioattivi sono classificati in Italia in tre categorie, secondo il grado di pericolosità radiologica:

  • I Categoria: rifiuti radioattivi la cui radioattività decade fino al livello del fondo naturale in tempi dell’ordine di mesi o al massimo di qualche anno. A questa categoria appartengono una parte dei rifiuti da impieghi medici o di ricerca scientifica; 
  • II Categoria: rifiuti radioattivi a bassa/media attività o a vita breve, che perdono quasi completamente la loro radioattività in un tempo dell’ordine di qualche secolo;
  • III Categoria: rifiuti radioattivi ad alta attività o a vita lunga, per il decadimento dei quali sono necessari periodi molto più lunghi, da migliaia a centinaia di migliaia di anni.

Modello di stoccaggio proposto

Il modello di stoccaggio prevede quattro livelli di confinamento per i rifiuti:

Deposito rifiuti nucleari sicurezza
  1. Manufatto, cioè il primo contenitore somigliante a un bidone;
  2. Modulo, destinato a contenere il manufatto;
  3. Cella, che ospiterebbe più moduli;
  4. Collina multistrato, destinata a coprire le serie di celle.

Rifiuti di I e II categoria, pericolosi per anni e secoli

Nel Deposito Nazionale, secondo i documenti ufficiali della Sogin, dovrebbero essere sistemati definitivamente  circa 78.000 m3 di rifiuti radioattivi a molto bassa e bassa attività, la cui radioattività decade a valori trascurabili nell’arco di 300 anni.

Si parla quindi di rifiuti di I e II categoria, radioattivi in modo pericoloso per la salute rispettivamente per anni e per secoli.

Deposito rifiuti nucleari seconda barriera
Modulo – seconda barriera di confinamento dei rifiuti

Origine dei rifiuti nucleari

Circa 50.000 metri cubi dei rifiuti destinati al deposito nazionale di rifiuti nucleari derivano dall’esercizio e dallo smantellamento dei vecchi impianti nucleari per la produzione di energia elettrica.

Sala controllo Centrale nucleare Caorso
La sala controllo della Centrale di Caorso (Piacenza)

Circa 28.000 metri cubi dagli impianti nucleari di ricerca e dai settori della medicina nucleare e dell’industria. 

Sul totale di circa 78.000 metri cubi, 33.000 metri cubi di rifiuti sono già stati prodotti, mentre i restanti 45.000 metri cubi verranno prodotti in futuro. 

Rifiuti di III categoria, pericolosi per migliaia e centinaia di migliaia di anni

Nel Deposito Nazionale – secondo i documenti ufficiali della Sogin – sarà compreso anche il Complesso Stoccaggio Alta attività (CSA).

Quest’area dovrebbe essere adibita allo stoccaggio di lungo periodo di circa 17.000 metri cubi di rifiuti a media e alta attività.

Deposito rifiuti nucleari terza barriera
Cella – terza barriera di confinamento dei rifiuti

Una minima parte di questi ultimi, circa 400 m3, è costituita dai residui del riprocessamento del combustibile effettuato all’estero e dal combustibile non riprocessabile.

Si parla quindi anche di rifiuti di III categoria, radioattivi in modo pericoloso per la salute per un lasso di tempo che va dalle migliaia alle centinaia di migliaia di anni.

Mappa dei siti indicati come idonei Nord Italia

Deposito rifiuti nucleari Italia mappa nord

Mappa dei siti indicati come idonei Centro Italia

Deposito rifiuti nucleari mappa centro Italia

Mappa dei siti indicati come idonei Sud Italia

Deposito rifiuti nucleari mappa sud Italia

Soltanto rifiuti Made in Italy

Il Deposito Nazionale ospiterà esclusivamente i rifiuti radioattivi prodotti nel nostro Paese, sulla base del principio, affermato dalle norme vigenti, che ogni Paese ha la responsabilità di gestire i propri rifiuti radioattivi.

Costo

Per realizzare il Deposito Nazionale e Parco Tecnologico è previsto un investimento complessivo di circa 900 milioni di euro.  

Depositi temporanei attuali

Da un punto di vista economico, secondo le argomentazioni fornite dalla Sogin, ritardare la costruzione del Deposito Nazionale rappresenterebbe un costo ancora più alto nei prossimi anni.

Per i soli oneri di esercizio e manutenzione, la spesa attuale oscillerebbe infatti tra 1 milione e 4 milioni di euro l’anno per ciascun sito in cui è presente è attualmente un deposito temporaneo, senza tener conto dei costi dell’eventuale realizzazione di nuovi depositi temporanei. 

Finanziamento

L’investimento complessivo di circa 900 milioni di euro per la realizzazione del Deposito Nazionale e Parco Tecnologico dovrebbe essere finanziato dalla componente tariffaria A2RIM (ex componente A2) della bolletta elettrica.

Si tratta della componente che già oggi copre i costi dello smantellamento degli impianti nucleari.

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