Anche Stellantis guarda al litio geotermico. Il gruppo franco-italiano ha infatti firmato con Vulcan Energy un accordo di fornitura quinquennale per 88-99mila tonnellate di idrossido di litio ricavato da salamoia geotermica. L’accordo parte dal 2026 ed è subordinato all’avvio dello stabilimento di Vulcan.
Stellantis dunque segue a ruota la strada intrapresa da Renault e da LG, che hanno firmato accordi analoghi con la società mineraria australiana. Anche General Motors crede nel litio geotermico e per questo ha investito in Controlled Thermal Resurces e nel progetto Hells’ Kitchen presso il lago Salton, in California.
Stellantis ha un piano di investimenti da 30 miliardi per l’elettrificazione (e digitalizzazione) fino al 2025. L’obiettivo è vendere il 70% a basse emissioni (presumibilmente ibride plug-in ed elettriche) in Europa, il 40% in USA. Stellantis costruirà 5 gigafactory nel Vecchio Continente delle quali una a Termoli (CB).
Per Vulcan Energy è un altro grande cliente nel portafoglio che dà ulteriore credibilità al progetto Lithium Zero Carbon. Ulteriore credibilità arriva anche per la possibilità di fare del litio geotermico un assett decisivo per sviluppare il business delle batterie. In modo sostenibile e indipendente per l’Europa.
Estrarre il litio in Europa vuol dire dare sostenibilità, economica e ambientale, e stabilità all’industria europea dell’automobile. Vuol dire perlomeno diminuire la dipendenza da materie prime controllate quasi totalmente dalla Cina. Vuol dire anche dare coerenza ad una strategia di sviluppo che contemperi ambiente, benessere e società.
Ionity incassa e rilancia: dall’obiettivo di 400 stazioni per 1.500 punti di ricarica ultrafast entro il 2020 si passa a oltre mille stazioni e 7mila punti entro il 2025. L’investimento è di 700 milioni di euro, possibile anche grazie all’ingresso di BlackRock, la più grande società di investimenti nel mondo con un capitale gestito che nel 2020 ammontava a 9,4 migliaia di miliardi di dollari.
Arriva la grande finanza
BlackRock è entrata nell’azionariato di Ionity attraverso il ramo Global Renewable Power, dedicato ai nuovi business legati alla transizione ecologica. Un business che BlackRock valuta potenzialmente in 10 migliaia di miliardi di dollari. Sono già oltre 250 i progetti e 150 i progetti nel portafoglio di BlackRock Global Renewable Power per un totale di 5,5 miliardi di dollari.
BlackRock è il primo investitore non automotive di Ionity, consorzio nato nel 2016. BMW, Ford, Mercedes, Volkswagen, Porsche e Audi sono gli azionisti fondatori, nel 2019 si è aggiunta la Hyundai. Tra i collaboratori del consorzio ci sono anche ENI e Enel X. L’obiettivo è costruire in 24 paesi europei una rete di ricarica ultrafast (da 150 kW a 350 kW) che favorisca la diffusione della mobilità elettrica.
Già 224 milioni di km a emissioni zero
Con il nuovo piano, cambia anche la strategia. Le stazioni di ricarica saranno posizionate non solo lungo le grandi direttrici, ma anche in prossimità dei centri urbani. Nuovo anche il concept per le stazioni denominato Oasis con 6-12 punti di ricarica ciascuno. Finora Ionity ha reso possibile percorrere 224 milioni di km a bilancio di emissioni zero con energia al 100% da fonti rinnovabili.
L’ultima novità in ordine di tempo è il plug&charge, ovvero il riconoscimento automatico della vettura attraverso la spina, senza bisogno di scheda o app. Ionity è la prima rete aperta di rifornimento europea a conseguire questo risultato che aumenta notevolmente l’esperienza di utilizzo. Tesla lo fa da sempre poiché è un network chiuso, dedicato unicamente a clienti e auto Tesla, almeno per il momento.
L’evoluzione di Ionity
Dalla tariffa unica a 79 centesimi/kWh c’è stata una differenziazione. Ora c’è la anche la Passport: 17,99 euro al mese e 0,35 euro/kWh. Le case aderenti al consorzio offrono ai loro clienti tariffe intorno ai 0,30 euro/kWh, sempre all’interno di abbonamenti. Tali sistemi di riconoscimento e pagamento recano il brand del costruttore, ma sono realizzati attraverso società di interoperabilità come Hubject.
Per fare una comparazione con un’altra rete di ricarica ultrafast, Electrify America ha programmato un investimento di 2 miliardi di euro fino al 2027 per 800 stazioni di ricarica ultraveloce (da 150 kW a 320 kW). Siamo ancora lontani da Tesla che in Europa ha già quasi Supercharger, dei quali 43 in Italia. Ionity ha da noi 16 stazioni e altre 4 in costruzione.
L’Italia dunque è indietro e in modo clamoroso sulla rete ultrafast lungo le grandi direttrici. Nonostante il DL 257/2016 imponesse la realizzazione di un adeguato numero di colonnine in autostrada entro la fine del 2020, ne sono state realizzate solo 11 sulle 468 previste. È da capire perché, anche in presenza di strumenti legislativi, dati di mercato ed investimenti poderosi, la situazione sia ancora tale.
La notizia infatti è che la transizione ecologica e la mobilità alternativa hanno già attivato capitali immensi. Reuters ha quantificato in 515 miliardi di dollarigli investimenti del settore automotive fino al 2030. BackRock valuta che il business green valga 20 volte tanto. L’ingresso in Ionity è il segno che costruire reti di ricarica è un business sul quale puntare.
La ricerca realizzata da Arval Mobility Observatory, la piattaforma di ricerca e di scambio di informazioni nell’ambito della mobilità, in collaborazione con Doxa, parla chiaro.
Una larghissima maggioranza degli Italiani è favorevole all’abbandono dal 2035 delle auto con motore a combustione interna.
Risultato inatteso
L’attenzione degli Italiani nei confronti della sostenibilità va molto oltre le aspettative.
Ho partecipato direttamente al gruppo di lavoro che ha messo a punto gli argomenti da sviluppare con la Doxa per comprendere quale fosse il pensiero del Paese su argomenti cruciali per la mobilità del futuro.
Beh, nessuno di noi si sarebbe aspettato che il 66% dei nostri connazionali fosse a conoscenza della proposta contenuta nel Piano della Commissione Europea “Fit for 55”, il pacchetto di riforme proposte all’Unione Europea per ridurre le emissioni di gas serra presentato nel mese di luglio 2021.
Proprio quel piano prevede, dal 2035, l’obbligo per le case costruttrici di commercializzare in Europa solo auto a zero emissioni.
Quattro su cinque sono favorevoli
Ma non è tutto, perchè addirittura l’82% dei rispondenti si dichiara favorevole rispetto a quell’indicazione.
Più di quattro Italiani su cinque, quindi, ritengono che vada presa una decisione netta e precisa: basta motori inquinanti entro quattordici anni a partire da oggi.
Auto protagonista assoluta della mobilità
L’auto si conferma ancora il principale mezzo di trasporto a cui ricorrono gli Italiani:l’87%, infatti la usa almeno una volta a settimana, il 63% tutti i giorni o quasi.
E se oggi il 77% dichiara di avere un veicolo diesel o benzina, per il futuro si prospetta una vera svolta green.
Per due Italiani su tre la prossima auto sarà elettrificata
È pari al 64% la quota di coloro che sceglierà come prossima auto un veicoloibrido (45%) o elettrico (19%).
Il 66% degli intervistati ritiene che la maggior diffusione delle auto elettriche avrà un impatto positivo sull’ambiente. Alcune preoccupazioni sono tuttavia ancora presenti, come l’accessibilità economica (per il 78% degli intervistati) e la gestione del fine vita delle batterie (per l’87% del campione).
Voglia di mobilità sostenibile
Una mobilità sostenibile, però, non passa solamente per le auto elettrificate. 8 intervistati su 10 ritengono che l’offerta combinata di differenti opzioni contribuisca a una mobilità più ecologica e l’82% auspica la diffusione di soluzioni che permettano la gestione integrata delle diverse possibilità di mobilità secondo un approccio MaaS (Mobility as a Service).
Molto apprezzata dai connazionali anche la mobilità “dolce”: ben l’84% si dichiaraa favore con la linea delle amministrazioni delle grandi città che incentiva le forme di mobilità alternative all’automobile, come ad esempio la creazione di piste ciclabili.
Da evidenziare che il 56% si è dichiarato molto favorevole, percentuale che sale al 75% nella fascia d’età tra i 18 e i 24 anni.
Proprietà in declino
Alla luce di tutto questo, sono più del 20% i rispondenti che pensano che in un prossimo futuro non avranno bisogno dell’auto di proprietà. Tra le alternative, il noleggio conquista il primo posto con il 31% delle preferenze. Segue il ricorso ad altri mezzi di proprietà, tra cui bici, monopattino e scooter (27%) e il car sharing (25%).
La lettura dei dati
“Dalla ricerca – dichiara Massimiliano Abriola, Head of Strategy, Consulting & Arval Mobility Observatory – affiora un senso di urgenza per un approccio sistemico alle sfide che viviamo, in cui la mobilità è percepita cruciale per il raggiungimento di più vasti obiettivi di sostenibilità
Molto significativa è la conoscenza emersa sulle evoluzioni normative, che conferma il grande interesse delle persone per una mobilità più sostenibile, connessa e integrata con soluzioni di micromobilità e microusabilità, considerate un viatico per tornare al pieno esercizio delle libertà individuali e collettive”.
Si fa presto a dire Azzeramento delle Emissioni. Molti degli impegni presi da governi, associazioni e multinazionali sono tutt’altro che convincenti.
Ben seicentoventidue delle duemila società quotate in borsa più grandi del mondo per fatturato hanno un obiettivo fissato per il raggiungimento delle zero emissioni di gas serra.
Realtà e apparenza
Questo secondo la tabella realizzata per Net Zero Tracker da un gruppo di organizzazioni senza scopo di lucro e centri di ricerca indipendenti semplicemente attingendo a informazioni di pubblico dominio.
Andando a guardare con attenzione cosa fanno realmente alcune delle multinazionali che hanno chiaramente e pubblicamente dichiarato di avere come obiettivo l’azzeramento delle emissioni per il 2030, 2040 oppure per il 2050 e presentato un relativo piano di azione, ci si accorge subito della debolezza dell’impianto.
Uno dei metodi più utilizzati e più semplici da comprendere nella schematizzazione delle azioni da considerare per la redazione o la valutazione di un piano di azione per l’azzeramento delle emissioni fa riferimento al Greenhouse Gas Protocol.
Il Protocollo, noto e utilizzato da molte multinazionali, prevede tre livelli di valutazione delle emissioni prodotte da un’attività industriale.
Primo livello (Scope 1): riguarda le emissioni direttamente associate con l’attività produttiva;
Secondo livello (Scope 2): riguarda le emissioni indirette, legate ad esempio alle attività di produzione dell’elettricità e del calore acquistati, come anche il funzionamento degli impianti di riscaldamento o raffrescamento degli impianti;
Terzo livello (Scope 3): riguarda le emissioni indirette generate nella catena del valore dell’industria, quindi tutte le attività dei fornitori, della logistica e dei clienti nell’utilizzo dei prodotti loro venduti dall’azienda.
Il terzo livello fa cadere molti dei piani di azzeramento presentati da grandi multinazionali negli ultimi mesi.
Saudi Aramco, petrolio dell’Arabia Saudita
Saudi Aramco, società saudita che ha in mano gran parte delle esportazioni di petrolio mondiali, ha annunciato nel corso del Saudi Green Initiative Forum (Riad, 23 ottobre 2021) di voler arrivare all’azzeramento delle emissioni climalteranti entro il 2050.
Peccato che l’annuncio non riguardi affatto il livello tre, quello dei clienti che quindi continueranno ad avere le loro forniture di petrolio e a produrre emissioni nocive (sia inquinanti, sia climalteranti) senza intaccare l’immagine del piano di riduzione comunicato dalla Saudi Aramco.
Walmart, la più grande catena di supermercati del mondo, ha un piano di riduzione che prevede l’azzeramento delle emissioni entro il 2040.
Peccato che anche in questo caso le emissioni imputabili al livello 3 (che pesano secondo fonti ufficiali del gruppo per il 95% del totale) non siano conteggiate.
Esiste un progetto chiamato Gigaton, che mira a ridurre di una gigatonnellata (un miliardo di tonnellate) le emissioni dei fornitori entro il 2030, ma il conteggio degli eventuali successi (o fallimenti…) non entra nella sfera di pertinenza del piano della Walmart.
Shell, petrolio e chimica in Europa
La Shell, gigante olandese del petrolio, del gas e della chimica petrolifera, ha un piano di azzeramento delle emissioni che considera anche il terzo livello.
Lo fa però tenendo fuori tutta la parte chimica e dei prodotti non energetici come i lubrificanti e i bitumi.
Il tempo delle ombre e delle ambiguità deve finire. I cambiamenti climatici non si fermano, nè si rallentano con gli annunci e il verde opaco non è molto diverso dal verde inutile del Green washing.
MG torna in Italia, anzi è già tornata. Lo dice un’organizzazione che conta oramai oltre 20 persone, 40 concessionari e 70 punti vendita. Nel 2021 venderanno mille unità con due modelli che nel 2022 raddoppieranno quintuplicando le vendite. In Europa passeranno da 29mila a 37mila unità alla fine del 2021, per il 58% elettrificate. E dobbiamo considerare che parliamo di un marchio di SAIC, primo costruttore cinese, 7° nel mondo con 7 milioni di unità prodotte e 60^ azienda per fatturato a livello globale.
I precedenti e i vantaggi di MG
Già in passato altre cinesi erano mosse per arrivare in Italia e in Europa. Che cosa cambia ora? Diverse cose. La prima è che i costruttori sotto la Grande Muraglia di strada ne hanno fatta. La seconda è che l’elettrificazione rimescola le carte. La terza è che proprio in questo campo i cinesi hanno un potere industriale e strategico enorme e tecnologicamente sono alla pari con le potenze tradizionali dei motori. Se non più avanti. La MG ha inoltre un ulteriore vantaggio: l’allure di un marchio storico e denso di emozioni.
Per quelle la nuova MG sta ancora lavorando. Intanto l’Ottagono avvicina le emozioni attraverso il rettangolo dei campi da basket con una sponsorizzazione alla Federazione Nazionale Pallacanestro. Una partnership suggellata con la consegna a Romeo Sacchetti, coach della nazionale, di una MG EHS ibrida plug-in in occasione dell’evento di presentazione del marchio e della gamma – presente e futura – alla stampa italiana tenutosi al Theatro di Verano Brianza (MB).
Il presente è rappresentato dalla MG ZS. Il suv più compatto in gamma (4,32 metri di lunghezza) è stato rinnovato e, alla versione elettrica, sono state affiancate due versioni con motore a benzina: 3 cilindri mille turbo da 111 cv e 1.5 aspirato da 106 cv. Due sono anche le versioni ad emissioni zero: con batteria da 50,3 kWh con 320 km di autonomia a partire da 33.490 euro e da 70 kWh per 440 km da 37.990 euro.
Nel 2022 arriverà invece la MG5, la prima station wagon elettrica al mondo. Lunga 4,5 metri, ha un bagagliaio che va da a litri, un motore anteriore da 115 kW e 260 Nm e una batteria da 61,1 kWh di capacità. Si ricarica a 11 kW e ha un’autonomia di 400 km. Successivamente arriverà una versione con capacità di 50,3 kWh per 320 km. Il prezzo di partenza è di 30mila euro.
La prima station wagon elettrica e la Marvel
Il 2022 è anche l’anno della Marvel R elettrica e abbiamo anche potuta guidarlo per qualche decina di chilometri. Lunga 4,67 metri, ha un passo di 2,8 metri e uno stile elegante. L’elemento di spicco sono le maniglie a scomparsa e i gruppi ottici che forniscono un’animazione di benvenuto e arrivederci. Il motivo a Y unisce idealmente la luce posteriore, l’indicatore di direzione sui gusci dei retrovisori e le prese d’aria.
Lo spazio interno è abbondante soprattutto dietro dove il pavimento è completamente piatto. Ampi e comodi i sedili, riscaldabili e ventilati. Meno generoso il bagagliaio: ha il bordo alto e una capacità di 357 litri, 1.397 abbattendo il divano. Nelle versioni a trazione posteriore c’è anche un “frunk”, un vano anteriore da ben 150 litri. In questo modo perlomeno il bagaglio posteriore è libero dai cavi di ricarica.
Schermo da quasi 20 pollici
Di grande impatto la plancia con il grande schermo verticale da 19,4” del sistema infotelematico. È aggiornabile over-the-air e comprende anche l’impianto audio Bose. Anche il livello qualitativo è apprezzabile tranne qualche particolare di gioventù. La dotazione di sicurezza di questa MG comprende 7 airbag (di cui uno centrale) e i dispositivi di sicurezza ormai indispensabili per questa classe di vetture.
L’accumulatore è realizzato con celle CATL a sacchetto suddivise in 6 moduli da 16. Ha una capacità lorda di 69,9 kWh ed è raffreddata attraverso una pompa di calore integrata con il sistema di climatizzazione. Il caricatore da bordo è da 11 kW in corrente trifase e da 92 kW in continua.
Batterie con CATL e V2L
La MG Marvel R è l’unica auto, insieme a Hyundai Ioniq 5 e Kia EV6, ad avere il V2L. L’altra sarà proprio la MG5. Il cavo sembra quello di casa e termina con una ciabatta a 3 prese provvista di interruttore. Va bene per altre auto elettriche, bici a pedalata assistita e qualsiasi altro dispositivo fino a 2.500 Watt.
Molto interessante il powertrain. Il gruppo posteriore integra due motori di dimensioni differenti e una trasmissione a due rapporti. Solo la Porsche Taycan vanta una soluzione simile, ma qui l’obiettivo e a strategia di funzionamento guardano primariamente all’efficienza e non alle prestazioni.
La sincronia tra i filamenti
La scheda tecnica indica che si tratta di unità sincrone a magneti permanenti, anche se lo spaccato mostra invece che i magneti sono sostituiti da filamenti in rame del tipo hairpin. Quello di sinistra ha 80 kW e 255 Nm, quello di destra eroga 52 kW e 155 Nm per un totale di 132 kW e 410 Nm. In questa configurazione la Marvel R raggiunge 200 km/h, accelera da 0 a 100 km/h in 7,9 s. e dichiara un’autonomia di 402 km.
La versione a trazione integrale aggiunge un motore anteriore identico a quello posteriore di sinistra a rapporto fisso. La potenza totale sale a 212 kW e la coppia a 665 Nm. Identica la punta velocistica, lo 0-100 km/h scende a 4,9 s. e l’autonomia a 370 km. Il peso appare contenuto in rapporto alle dimensioni di corpo vettura e batteria: 1.810 kg per la versione a trazione posteriore e 1.920 kg per quella integrale a 3 motori.
Quanta potenza usiamo e recuperiamo
Abbiamo guidato quest’ultima. Alla partenza la batteria era all’81% con autonomia stimata di 272 km che, a piena ricarica, sarebbe salita a 362 km. Dopo 63 km il computer segnava il 62% rimanente per 213 km e un’autonomia a piena ricarica di 360 km. Si possono scegliere 3 modalità di guida e altrettanti livelli di recupero. Chiaramente indicato in tempo reale è il grado di potenza impiegata e quella raccolta in rilascio.
La Marvel R è un’auto scattante, ma non veemente, e silenziosa, almeno fino a 110-120 km/h, poi si sentono un po’ vento e rotolamento. L’altra nota fondamentale è la morbidezza dell’assetto. Questo favorisce il comfort in città e mette in secondo piano la precisione di guida. La Marvel R rolla abbastanza e sottosterza in modo progressivo consigliando con il proprio carattere andature tranquille.
Tutti i pezzi al loro posto
La MG Marvel R parte da 40.990 euro per gli allestimenti Comfort, chiede 5mila euro in più per il Luxury e arriva a 49.990 per la Performance. Con l’ecobonus la soglia scende a 32.550 euro. La garanzia è di 7 anni o 150.000 km. Per i servizi di ricarica è dirittura d’arrivo l’accordo con Enel X.
Il partner finanziario è Santander. Tre le formule di finanziamento. Flex per 3 anni ed eventualmente rifinanziarla per altri 4 anni; Go per 3 anni e poi riscattarla, restituirla o cambiarla; Easy per finanziarla fino a 84 mesi. Per il noleggio a lungo termine la collaborazione è con Arval con il marchio MG Rent.
In lizza per “Car of the year”
La MG dunque ha tutte le carte in regola per affermarsi commercialmente. E anche presso la critica. La EHS e la Marvel R sono nella lista delle 39 candidate a “Car of the Year 2022”, il premio che viene assegnato ogni anno da una giuria di 61 giornalisti dei quali 6 italiani. Il 29 novembre si saprà se sono tra le 7 finaliste.
Brigitte Courtehoux, Ceo mondiale di Free2Move (gruppo Stellantis) non ha dubbi: “Lanciamo nuovi servizi in un numero sempre maggiore di paesi in Europa e negli Usa. Tutti sono costruiti però attorno all’automobile, che è stabilmente al centro delle nostre attività”.
Il marchio del gruppo Stellantis dedicato alla nuova mobilità è stato nominato quest’anno da Frost&Sullivan “New mobility marketplace company of the year”.
Brigitte Courtehoux
“Siamo partiti nel 2016 e in cinque anni abbiamo imparato molto. Oggi Free2Move è capace di offrire soluzioni attraenti e generare profitto, cosa non comune nel mondo della nuova mobilità” – continua Brigitte Courtehaux.
L’offerta di soluzioni di mobilità Free2Move comprende il car sharing, il noleggio di auto a breve, medio e lungo termine, la prenotazione di spostamenti con autista, parcheggi, stazioni di ricarica per auto elettriche.
Tutto attraverso l’unica app Free2Move e sempre gestendo direttamente il pagamento elettronico, senza reindirizzare le richieste ad applicazioni esterne.
Soluzioni per la transizione energetica
Le attività del marchio riguardano soluzioni per la gestione di flotte aziendali e per la transizione energetica, comprendendo progettazione e sviluppo di prodotti e servizi per la mobilità elettrica.
Nell’elettrico la Free2Move si occupa di infrastrutture, abbonamenti mensili per la ricarica, integrazione della tecnologia vehicle-to-grid per lo scambio energetico tra l’auto e la rete elettrica, gestione del ciclo di vita delle batterie.
Presente in 170 paesi
Dopo soli cinque anni di vita e grazie alla strategia rigidamente auto-centrica delineata dalla Ceo Brigitte Courtehoux, il marchio Stellantis dedicato alla nuova mobilità conta ben due milioni di utenti.
Sono 400.000 i veicoli a noleggio, 500.000 i posti auto in parcheggi, 250.000 punti di ricarica e 600.000 contratti aziendali nei 170 paesi del mondo nei quali è presente.
Car Sharing
Nelle città europee di Parigi, Madrid, Lisbona e a Denver, Washington e Portland negli Stati Uniti il marchio Free2Move è presenta anche con un servizio di car sharing operato a schema libero, cioè con possibilità di ritiro e rilascio dell’auto in punti non prefissati.
Arrivo in Italia
C’è quindi da attendersi che nei prossimi anni l’offerta di auto in car sharing arrivi anche in Italia e in modo particolare nelle grandi città.
“La gestione diretta del servizio di car sharing da parte di Free2Move è prevista nelle metropoli – conferma Brigitte Courtehoux – ma il nostro servizi arriverà anche in città di medie e piccole dimensioni grazie ad accordi con imprenditori locali interessati a contratti di franchising”.
Con Volvo Recharge nasce la prima stazione di ricarica ultraveloce per auto elettriche in centro a Milano.
Vicino al Volvo Studio nell’area di Porta Nuova, che con le sue torri è diventata uno dei simboli della città, nasce un nuovo elemento architettonico che ospita una doppia stazione di ricarica, capace di fornire energia alle auto elettriche con potenza fino a 150 kW.
Ricarica ultraveloce
La tecnologia del nuovo punto di ricarica permette il ripristino dell’80% della capacità energetica di una Volvo XC40 Recharge e di una Volvo C40 Recharge con batteria da 78 kWh in 40 minuti.
Per la maggior parte dei veicoli elettrici urbani (con batterie dai 30 ai 50 kWh di capacità) per il pieno bastano poche decine di minuti.
Durante il periodo di test, che durerà fino al 30 novembre, la stazione sarà utilizzabile soltanto se abbonati con Plugsurfing e Duferco, successivamente sarà disponibile anche sulla app degli altri fornitori di ricariche elettriche.
Prezzo del kWh
Il prezzo dell’energia, garantito in questa prima fase sia ai clienti Volvo, sia agli altri clienti che accedano con applicazione Plugsurfing, è di 35 centesimi di euro al chilowattora, particolarmente competitivo nel panorama delle ricariche ultraveloci.
Sintonia con la natura
Il punto di ricarica di Milano Porta Nuova è progettato e realizzato architettonicamente per essere in sintonia con gli elementi naturali che lo circondano. Primo tra tutti un albero di platano che ne rappresenta il legame diretto con l’ambiente ed è piantato proprio all’interno del perimetro della struttura.
L’albero trova spazio nel profilo della pensilina di copertura, che è a sua volta un vero e proprio giardino pensile e sarà ricoperta di vegetazione.
Ricariche Volvo in tutta Italia
Con l’inaugurazione di questo primo ultrafast charger, la Volvo Italia dà il via al suo piano di diffusione di infrastrutture di ricarica in tutta Italia realizzato insieme alle concessionarie, che porterà entro il prossimo anno alla nascita di ben 60 nuove ricariche ultraveloci su tutto il territorio nazionale.
In occasione dell’inaugurazione dell’infrastruttura di Milano Porta Nuova, la Volvo Italia insieme alla Coima – società che ha sviluppato e gestisce il patrimonio immobiliare di Porta Nuova – presenta anche il servizio di car sharing innovativo ElectriCity destinato ad aziende e residenti dell’area.
Il servizio potrà contare su quindici Volvo XC40 Recharge elettriche che saranno utilizzabili su prenotazione per periodi di tempo da un’ora a tre giorni, con partenza e riconsegna nei garage sotterranei del complesso edilizio.
Un servizio di auto in condivisione destinato a chi vive o lavora nel comprensorio immobiliare, quindi, che apre la strada a flotte di car-sharing locali a zero emissioni che potrebbero diffondersi in molte altre realtà.
A Las Vegas si scommette sull’auto elettrica in scatola. Lo dimostra la F-100 Eluminator concept che la Ford ha presentato al SEMA Show che si svolge nella capitale americana del gioco d’azzardo, senza dubbio la manifestazione numero uno al mondo per le personalizzazioni post-vendita e il tuning.
La tradizione americana delle hot rod
La F-100 Eluminator è una “hot rod”, ovvero una vecchia auto resa eccessiva da un motore molto potente e da una livrea vistosa quanto creativa. Una specialità dal gusto americano che abbiamo visto spesso in film e telefilm provenienti da Oltreoceano- Nel caso specifico, è stata realizzata sulla base del pick-up F100 del 1976.
L’appellativo di “biella bollente” qui però è del tutto inadeguato perché sotto il cofano non c’è neppure un pistone. Ci sono invece i due motori elettrici sincroni a magneti permanenti della Mustang Mach-E GT che sviluppano insieme una potenza combinata di 487 cv e una coppia massima di 860 Nm.
Il motore elettrico si compra
Un gioco? Nient’affatto. Questo concept serve a Ford ad annunciare che i motori della Mustang Mach-E GT si potranno acquistare dal catalogo Ford Performance Parts a 3.900 dollari così come qualsiasi altro “crate engine”, solitamente V8 dalle cilindrate improbabili e corredati di voluminosi compressori volumetrici.
L’espressione “crate engine” vuol dire “motore in scatola di legno”. Negli USA infatti è possibile, con relativa facilità, modificare un mezzo con parti acquistate in postvendita. E sono gli stessi costruttori a fornire uno sterminato catalogo di soluzioni che di certo non guardano alle emissioni e al rispetto dell’ambiente.
Il tuning diventa verde
Il “crate motor” di Ford dunque è una vera rivoluzione: d’ora in poi con i motori in scatola le emissioni e il rumore si azzerano, ma le prestazioni sono ancora di più degne delle muscle car. La Ford aveva presentato nel 2020 la Mustang Cobra Jet 1400, un dragster spinto da 7 motori elettrici per un totale di 1.400 hp (1.419 cv).
Se dunque la 1400 è un manifesto culturale, la Eluminator va oltre dimostrando che il tuning elettrico è bello, semplice ed anche economico. Il motore è probabilmente la parte meno costosa di un sistema di propulsione elettrico. Ford ha però assicurato che presto in catalogo ci saranno batterie, inverter, caricatori e quant’altro.
Messaggio multiplo
Le nuove tematiche tecniche da affrontare spingeranno gli installatori ad aggiornarsi. Sarà un altro pezzo dell’elettrificazione del parco circolante, un altro mattone per una nuova cultura nella quale la ricerca delle prestazioni e della personalizzazione non andranno contro l’ambiente, anzi lo aiuteranno.
La F-100 Eluminator è una bella idea che riassume altri messaggi di Ford. Arriva infatti in concomitanza con l’F-150 Lighnting e affronta di petto i pregiudizi dei tradizionalisti elettrificando non solo il futuro, ma anche il passato. Allo stesso tempo, mette in vetrina le prestazioni della Mustang Mach-E GT (0-100 km/h in 3,7 s.)
Leggi l’articolo su Aston Martin, Jaguar e il retrofit elettrico
Da Eliminator a Eluminator
La F-100 Eluminator conferma infine l’approccio “simbolico” o “iconico” dell’auto elettrica americana. Ford ha messo sul tavolo gioielli come la Mustang e la F-150, General Motors ha fatto altrettanto con l’Hummer. L’iniziativa apre inoltre il business del retrofit elettrico, già attivo da parte di società private per vetture di alto valore. Si stima che il tuning generi un business di circa 50 miliardi di dollari in tutto il mondo.
Un’altra curiosità riguarda il nome Eluminator che dovrebbe rimandare alla Eliminator, la hot rod creata da Billy Gibbons, chitarrista degli ZZ Top, sulla base della Ford Coupé del 1933 e ribattezzata come l’omonimo album pubblicato dalla band rock blues di Houston nel 1982.
Dagli ZZ Top alla Mach-E
Il frontale della vettura è protagonista della copertina e nel video del brano “Sleeping bag” diventa persino volante. La Ford Eliminator è diventata la mascotte della band. Per ironia della sorte, la hot rod di Gibbons monta un “crate engine” Chevrolet da 350 pollici cubi ovvero 5,7 litri.
Il musicista texano ha creato la Eliminator ispirato dalla hot rod utilizzata da Martin Sheen nel film “California Kid” del 1974. Si è dunque messo alla ricerca di una Ford Coupé e l’ha trovata a Tucson, da una vedova che l’aveva ereditata dal marito. Per trasformarla si è rivolto a Pete Chapouris, hot rodder che aveva creato già l’auto cinematografica.
Con l’elettrico è un’altra musica
Gibbons è notoriamente un grande appassionato di hot rod e di Mustang. Non è un caso che gli ZZ Top abbiano cantato “Mustang Sally”, un celebre successo di Wilson Picket. E non un caso che le strisce color ocra della Luminator ricordino quelle di una Mustang GT350H posseduta da Gibbons.
Il comunicato di Ford non parla di questi riferimenti mentre sono chiari quelli all’interno dell’abitacolo. Strumentazione, comandi e grande schermo verticale da 15,5 pollici del sistema infotelematico vengono direttamente dalla Mustang Mach-E. Chissà che anche tutto questo non sarà disponibile in post vendita.
La Mach-E oltre 200 mph per beneficienza
E per il suo crossover elettrico nella versione GT ci sono grandi progetti. La Austin Hatcher Foundation, associazione benefica che si occupa della cura dei bambini oncologici, sta preparando una Mach-E GT per la Bonneville Speed Week del 2022 in grado di superare le 200 miglia orarie (324 km/h).
La guiderà il fondatore, chirurgo ed ex pilota, Jim Osborn. Successivamente sarà messa all’asta per reperire fondi a favore dell’associazione. Ma anche questa occasione sarà utile per creare nuovi simboli unendo quelli tradizionali con i nuovi valori e l’esigenza di creare un nuovo business sostenibile verso le zero emissioni. Puntando sulle prestazioni, il gioco e le emozioni.
La mobilità del futuro è in nero e verde. Come la Birò O2, il quadriciclo elettrico che ha una carrozzeria bicolore per l’80% ricavata da plastica riciclata. O2 è una versione speciale del Birò e prende il nome dell’ossigeno allo stato molecolare. È prodotta dalla Estrima di Pordenone fondata nel 2008 e prodotta a Portogruaro (VE).
La Birò nasce in quell’anno ed è il veicolo elettrico più piccolo al mondo con una lunghezza minima di 1,74 metri ed è largo 1,03 metri. Il telaio è tubolare in acciaio e il suo aspetto ricorda quello di un mezzo da lavoro. E non a caso. La Estrima infatti nasce come azienda che costruisce cabine per macchine d’opera.
Il riciclo è già design
L’idea della O2 è arrivata nel 2019 quando l’atelier di design Mandalaki ha presentato alla Design Week di Milano uno studio della Birò con struttura (carrozzeria e sottosistemi) realizzata con plastica derivata da oggetti utilizzati per la manutenzione stradale, come i coni e le insegne, e lasciati. Dunque rifiuti.
ABS stampato da polvere
Tali rifiuti sono macinati e la polvere ottenuta è sottoposta ad un processo di stampaggio rotazionale. In questo modo si ottengono parti in ABS con forme anche piuttosto complesse e di dimensioni varie. Solo sedili, cruscotto, volante e portiere rimangono in PVC termoformato vergine per questioni di sicurezza.
Da 55 a 70 kg di plastica in meno
Qualora i processi migliorassero, dando anche a queste parti caratteristiche meccaniche soddisfacenti, c’è margine per andare oltre l’80%. Intanto la Birò O2 risparmia da 55 a 70 kg di plastica all’ambiente e dà all’Italia il primato del mezzo elettrico più circolare che esista.
Fino a 100 km di autonomia
La Birò O2 è fornita con carrozzeria Big che porta la lunghezza a 1,83 metri. Il bagagliaio ha una capienza di 300 litri. La batteria ferro-litio da 4,93 kWh di capacità è ricaricabile in 5-6 ore dalla normale presa 220 Volt per un’autonomia da 100 km. Due i motori brushless a 48 Volt da 3,2 kW per una velocità massima di 45 km/h.
Per 14enni e 16enni
Dunque è guidabile a 14 anni con il patentino. Per affrontare pendenze fino al 20%, la potenza è innalzata momentaneamente a 4 kW. In gamma la Birò ha 4 carrozzerie diverse (Summer, Winter, Big e Box) anche con motori da 3,8 kW che raggiunge 60 km/h ed è guidabile a partire da 16 anni.
Cambio veloce di batteria
Ma l’opzione più interessante per la Birò è la possibilità di avere la batteria estraibile da 3,28 kWh di capacità per 55 km di autonomia. Dunque “battery swap” da effettuare con un comodo carrellino a trolley per accorciare i tempi di ricarica, ideale per ecosistemi car sharing, siano essi aziendali o pubblici.
La vera differenza tra la O2 e le altre Birò è nel prezzo. Parte infatti da 13.990 euro. Dunque 2.000 euro in più rispetto alla Bi da cui deriva, ma una parte va anche alla campagna #ChangeClimateChange di Legambiente. La gamma va da 7.990 a 12.490 euro. Ovviamente ci sono forme di finanziamento che partono da 80 euro per 60 mesi, calcolando l’incentivo statale e anticipo a partire da 3.990 euro.
Mille cicli e 6 metri
La batteria è garantita per 24 mesi pari a 1.000 cicli di ricarica. La vita indicativa è di 40.000 km per la removibile e di 50.000 km per la fissa. Si può avere l’estensione della garanzia per l’intero veicolo fino a 5 anni pagando 249 euro per ogni 12 mesi in più. Altro asso della Birò è la manovrabilità: solo 6 metri tra i muri per un’inversione.
Tutti i colori che ci vogliono
Si possono avere 86 tinte unite, 9 sfumate multicolore, 10 a trama e una metallica. Si può avere il telaio di colore diverso, il cofano di colore diverso e la personalizzazione grafica. In listino ci sono anche la Black Limited Edition, il pacchetto Bolt e il kit colonnine con presa Mennekes e Scame 3A a 390 euro.
Cento euro per 10.000 km
Secondo la casa costruttrice, la Birò fa risparmiare il 30% del tempo degli spostamenti e del 90% per parcheggiare. La manutenzione si riduce ad un quarto e bastano 100 euro di energia per fare 10.000 km. Per comprarla c’è una rete di store ufficiali (Milano e Roma), rivenditori e punti di assistenza. È presente anche in Francia, Svizzera, Germania, Benelux e persino Romania, Svezia e Regno Unito.
A Milano è anche a noleggio
Birò è anche noleggio. Per ora attivo solo a Milano, costa 48 euro (+IVA) al giorno, quota che si abbassa a 21 euro per una settimana e a 12 per un mese. Per 6 mesi costa 320 euro, dunque circa 1,75 euro al giorno. Possono essere registrati fino a 3 conducenti per mezzo. Sono compresi i servizi di presa e consegna e di mezzo sostitutivo in caso di guasto.
“Free2Move Car On Demand aggiunge un tassello importante alla nostra offerta in Italia – afferma la Ceo Brigitte Courtehoux – non limitandoci a modelli del gruppo Stellantis ma comprendendo anche auto di altri marchi che riscuotono l’interesse dei potenziali clienti”.
Come funziona
Free2Move Car On Demand, servizio destinato a privati e professionisti che permette di avere un’auto in abbonamento ad un costo mensile predefinito e senza impegno di durata, rappresenta una novità assoluta per l’Italia.
Già esiste in altri paesi
La nuova formula di affitto flessibile viene lanciata in contemporanea anche in Germania, nel Regno Unito e a Portland negli Stati Uniti.
Il Car On Demand di Free2Move è già un notevole successo in Francia, Spagna, Portogallo e nelle aree di Los Angeles e Washington degli Usa.
“Nei paesi in cui è presente, Free2Move Car On Demand ha già avuto complessivamente nel 2021 più di 110 mila richieste di noleggio, con un tasso di raccomandazione da parte dei clienti del 97%” – afferma Elodie Picard, direttore vendite e marketing di Free2Move Mobility.
Costi e modelli
L’offerta per il nostro mercato comprende fin da subito la Suzuki Vitara Hybrid e la Peugeot 3008 a partire da 520 euro al mese Iva inclusa che comprendono manutenzione, assicurazione, consegna a domicilio, assistenza e 1.250 chilometri di percorrenza.
Commenti in evidenza