La Jaguar Land Rover, in collaborazione con Aci Milano, lancia il progetto E-ducation, destinato ai clienti dei due marchi che scelgono auto elettriche e ibride plug-in.
Il progetto, presentato nella sede Aci di Milano, ha lo scopo di diffondere una corretta conoscenza delle tecnologie elettrificate e mira ad arrivare anche all’interno delle scuole.
Contro le fake news dei No-Watt
Il lancio dell’iniziativa, al quale ho partecipato come moderatore della conferenza di presentazione alla stampa a Milano, è accompagnato dalla pubblicazione del libricino “Come combattere i No-Watt”, che nel titolo propone un’analogia tra chi si oppone alle auto elettriche e il movimento No-vax.
Marco Santucci, presidente Jaguar Land Rover Italia
“Il nostro gruppo – afferma Marco Santucci, presidente della Jaguar Land Rover Italia – è fortemente impegnato nella transizione verso le tecnologie elettrificate. Vogliamo mettere i nostri clienti di oggi e di domani in condizione di scegliere in modo completamente informato”.
Geronimo La Russa, presidente Aci Milano
Geronimo La Russa, presidente di Aci Milano, aggiunge: “La diffusione delle conoscenze nel campo della mobilità è uno degli scopi primari dell’Aci. Il progetto E-ducation di Jaguar Land Rover va nella giusta direzione di una diffusa consapevolezza relativamente alle nuove tecnologie a zero emissioni”.
Progetto E-ducation
Il progetto E-ducation partirà dalle concessionarie Jaguar Land Rover dell’area lombarda, per poi raggiungere il resto della penisola.
L’e-coach Gianni Catalfamo, esperto di auto elettrica, incontrerà i clienti Jaguar Land Rover che hanno scelto un veicolo elettrico oppure ibrido plug-in per spiegare le corrette modalità di utilizzo e le condizioni di maggior vantaggio per ricaricare, guidare, tenere in perfetto stato un veicolo con batterie ricaricabili e possibilità di marcia in elettrico.
Esperienza cliente
Nella conferenza di lancio a Milano, il super appassionato possessore di Jaguar I-Pace elettrica Gianluca Della Valle ha testimoniato come grazie all’auto elettrica si possa avere un’esperienza di possesso estremamente appagante.
La Jaguar Land Rover contro le fake news sull’auto elettrica, ecco tutte le risposte della pubblicazione “Come combattere i No-Watt dell’auto”.
Un libricino illustrato di cinquanta pagine per smascherare venti false notizie sui veicoli a batteria.
Scorrendo la panoramica delle venti false notizie e delle relative spiegazioni ragionate, si trova risposta a gran parte dei punti più discussi del nuovo scenario energetico.
Range Rover Velar, anche lei finalmente ibrida plug-in come tutte le “Range”. Non poteva essere altrimenti per quella che nel nome si ricollega alla radice dell’idea. Velar infatti non ha niente a che fare con la nautica e vuol dire “Vee Eight Land Rover” ovvero Land Rover con motore V8. Così si chiamavano i prototipi di quella che nel 1970 si chiamò appunto Range Rover. Dal 2005 questo nome identifica una gamma con l’arrivo della Range Rover Sport, nel 2011 è la volta della Evoque e nel 2017 della Velar.
In principio fu l’alluminio
La Velar nasce sullo stesso pianale della Jaguar F-Pace denominato D7a o iQ[AI] e ha la scocca costituita in gran parte in alluminio. Lo sono anche la Range Rover Classic e la Range Rover Sport e l’utilizzo di questo materiale oggi è dettato dalla leggerezza, ma fa parte anche della tradizione Land Rover.
Dalla primigenia in poi
Era infatti in alluminio anche la carrozzeria della prima Land Rover nel 1948. Allora la scelta fu unicamente di necessità perché dopo la Seconda Guerra Mondiale l’acciaio scarseggiava. Oggi invece è una scelta ambientale: l’alluminio aumenta l’efficienza dei veicoli, è riciclabile e la sua lavorazione richiede meno energia.
Allora la scelta fu unicamente di necessità perché dopo la Seconda Guerra Mondiale l’acciaio scarseggiava. Oggi invece è una scelta ambientale: l’alluminio aumenta l’efficienza dei veicoli, è riciclabile e la sua lavorazione richiede meno energia
Il riciclo è un Reality
Jaguar Land Rover ha messo in campo il progetto Reality per ridurre del 26% il consumo di energia del processo produttivo grazie alla realizzazione di un ciclo completo dell’alluminio. Secondo l’Alluminium Association, il 75% dell’alluminio in USA e in Europa è riciclato e quello secondario ha bisogno del 90% di energia in meno per essere lavorato.
Verso l’elettrico
Il costruttore britannico sta anche portando avanti con Basf un progetto per la realizzazione di plastiche di elevata qualità da materiale riciclato. L’obiettivo è diventare carbon neutral entro il 2039. Nel 2024 ci sarà la prima Range Rover Elettrica e nel 2036 l’addio definitivo ai motori a combustione interna.
La lotta per le emissioni zero passa anche attraverso la Velar e l’elettrificazione dei suoi propulsori. I 4 cilindri 2 litri (diesel 204 cv e benzina da 250 cv) e i 6 cilindri-in-linea 3 litri (diesel da 300 cv e benzina da 400 cv) sono tutti mild-hybrid. Tutti sono in alluminio e fanno parte della famiglia modulare Ingenium.
I cilindri si allineano
Tra le caratteristiche di spicco delle unità a benzina ci sono il turbocompressore twinscroll e la distribuzione a comando elettroidraulico che permette di variare fasatura, durata e alzata indipendentemente per ciascun cilindro. Il 3 litri ha anche un compressore elettrico e pesa 12,9 kg in meno rispetto al precedente V6.
Anche il diesel è pulito
I diesel hanno invece la sovralimentazione sequenziale con doppio turbocompressore, l’impianto di iniezione common rail a 2.500 bar e un doppio sistema di riduzione catalitica selettiva (SCR) per abbattere gli ossidi di azoto del 52% in condizioni di traffico reale. Il 3 litri ha una coppia di 650 Nm tra 1.500 e 2.500 giri/min.
Due litri alla spina
Ma la grande novità è la versione P400e ibrida plug-in. Il sistema è lo stesso già visto sulle Range Rover Classic e Sport, la Land Rover Defender e la Jaguar F-Pace. È composto da un 2 litri a benzina da 300 cv e un elettrico da 105 kW inserito all’interno del cambio automatico a 8 rapporti per una potenza e una coppia complessive rispettivamente di 404 cv e 640 Nm.
Ricarica anche rapida
La batteria ha una capacità di 17,1 kWh ed è posizionata al di sotto del bagagliaio. La sua presenza fa diminuire la capacità di carico da 748-1.811 litri a 625-1.693 litri. Il caricatore di bordo è da 7 kW in corrente alternata e da 32 kW in corrente continua così che l’80% della ricarica si conclude in 30 min.
Accelerazione da sportiva
La Range Rover Velar raggiunge 209 km/h e accelera da 0 a 100 km/h in 5,4 secondi. Il consumo dichiarato è di 2,2-2,6 litri/100 km (WLTP) pari a 49-58 g/km di CO2. Ovviamente questo dato è rilevato a batteria carica che con il pieno assicura un’autonomia di 53 km e di raggiungere in elettrico i 135 km/h.
Clima ben filtrato
Con l’arrivo dei propulsori elettrificati, la Velar ha ricevuto altri due importanti aggiornamenti. Il primo è il climatizzatore provvisto di uno speciale filtro che ferma anche il PM2.5. Jaguar Land Rover ha anche allo studio un filtro ancora più avanzato in grado di fermare il 97% di batteri e virus, anche quello del Covid-19.
Infotelematica più avanzata
Il secondo riguarda i nuovi sistemi infotelematici Pivi Pro. Sono dotati di schermo da 10” ad alta definizione con superfice ricurva, processore Snapdragon e due modem: uno per i servizi e uno per l’aggiornamento over-the-air. Migliorata anche la grafica e la logica di funzionamento, entrambe più chiare.
L’elettrificazione costa
La Range Rover Velar è lunga 4,78 metri e il prezzo di listino parte da 60.300 euro, da 73.400 euro quello della versione P400e ibrida plug-in, 400 euro in più rispetto alla versione P400 da 400 cv e 2.700 in più rispetto alla P300d, entrambe con motore 6 cilindri 3 litri. Ognuno potrà fare i conti.
Elettrica, ma non completamente. In due parole: ibrida plug-in. Una tecnologia ampiamente implementata da un costruttore per due marchi e 8 modelli. Il piano “Reimagine” presentato dal nuovo amministratore Thierry Bolloré vuole dare una spinta ulteriore verso l’elettrificazione. La neutralità di CO2 è prevista entro il 2039.
Jaguar, addio premium bentornato lusso
Secondo la nuova strategia, i due marchi seguiranno itinerari diversi. I pistoni spariranno entro il 2025 da Jaguar. L’obiettivo è abbandonare il posizionamento premium perseguito sin dai tempi della proprietà Ford ed essere un marchio di lusso elettrico in concorrenza con Aston Martin e Bentley.
Continuità Land Rover
I pistoni invece resisteranno sulle Land Rover fino al 2036. Nel 2024 vedremo la prima Land Rover Elettrica (la nuova Ranger Rover Classic) e nel 2026 il diesel sarà consegnato alla storia e 10 anni dopo tutti gli scarichi saranno banditi. E questo vuol dire che l’ibrido plug-in sarà la tecnologia principale.
L’ibrido ricaricabile è doppio
Oggi sono due i sistemi ibridi ricaricabili disponibili per i due marchi. Il primo è quello composto dal 4 cilindri 2 litri da 300 cv e dall’elettrico da 105 kW, inserito all’interno del cambio automatico a 8 rapporti. Il sistema eroga 404 cv e 640 Nm e il resto della catena cinematica è identico a quello delle altre versioni.
Un 4 cilindri che vale come un V8
Diverse le taglie per la batteria a seconda del modello: da 13 kWh su Range Rover e Range Rover Classic, 13,6 kW su E-Pace, da 17,1 kWh su Velar, da 19,2 kWh su Defender 5 porte. Il caricatore di bordo è da 7 kW in corrente alternata, sulle due taglie maggiori c’è anche quello da 50 kW (32 kW effettivi) in corrente continua.
Il 3 cilindri, elettrificazione e downsizing
Il secondo invece è presente sulle Range Rover Evoque e Discovery Sport e sulla Jaguar E-Pace. Il sistema è composto da un 3 cilindri 1.5 da 200 cv con cambio automatico a 8 rapporti Aisin. Dunque diverso dal 9 rapporti ZF delle altre versioni.
Integrale senza albero (di trasmissione)
L’elettrico 80 kW e 260 Nm è collegato alle ruote posteriori attraverso una trasmissione a rapporto fisso integrata con il differenziale. La potenza totale è di 309 cv e 540 Nm. Dunque la catena cinematica cambia radicalmente realizzando, per la prima volta sia su Land Rover sia su Jaguar, la trazione integrale senza l’albero di trasmissione.
Il 3 cilindri è fornito di un motorino/alternatore più potente che, oltre a gestire il riavviamento, recupera energia anche in marcia.
Batteria sempre in carica
Tale accorgimento serve a mantenere il livello di ricarica della batteria costantemente adeguato. Così le ruote posteriori sono sempre pronte a dare il loro contributo. Tale opzione è fondamentale in una chiave duplice: offrire costantemente le prestazioni massime e la trazione integrale.
La batteria ha una capacità da 15 kWh. Anche in questo caso, il caricatore di bordo offre la doppia opzione: da 7 kW in corrente alternata e da 32 kW in corrente continua.
Jaguar entra nel pensatoio
Quali dunque i prossimi passi? Jaguar sarà ripensata completamente e avrà una piattaforma elettrica dedicata ed esclusiva. Dunque le uniche ibride plug-in rimarranno i suv E-Pace e F-Pace. Avrebbe dovuto compiere il grande salto la nuova XJ, congelata a pochi mesi dal debutto.
La piattaforma MLA, che con la XJ sarebbe arrivata al debutto, sarà invece dirottata direttamente alla Land Rover. La MLA è in grado di accogliere propulsioni mild-hybrid, plug-in hybrid ed elettrica. Per i modelli con motore trasversale, al posto dell’attuale PTA arriverà la EMA.
Consolidamento industriale
Le Land Rover su base MLA saranno costruite a Solihull, accanto alle Jaguar elettriche. Quelle invece su base EMA avranno casa ad Halewood. Dunque i contenuti e il posizionamento dei due marchi saranno nettamente differenziati. Al contrario, ci sarà un consolidamento industriale, anche attraverso il maggior coinvolgimento del “padrone” Tata.
Jaguar Land Rover risponde alla “chiamata alla armi” indetta dalle istituzioni internazionali e in particolare modo dal governo britannico nella “guerra” contro il nemico invisibile Covid-19. La casa automobilistica riconvertirà la sua produzione di prototipi per fornire visiere facciali protettive agli operatori sanitari essenziali grazie alla sua esperienza nella progettazione CAD, rispondendo così alla richiesta governativa di materiali necessari a combattere il Coronavirus.
Il progetto
Il progetto di questa visiera, la sola riutilizzabile di questo tipo approvata dal NHS, è stato sviluppato con la consulenza di un team di professionisti del Servizio Sanitario, per poter stampare rapidamente i prototipi presso l’Advanced Product Creation Centre di Gaydon, uno degli impianti di stampa 3D più avanzati d’Europa.
Data la carenza a livello nazionale di equipaggiamenti per la protezione personale degli operatori del NHS impegnati in prima linea contro il Covid-19, molti di loro hanno riportato danni indossando equipaggiamenti inadatti per molte ore o lavorando senza protezione. Con la collaborazione di aziende come la Pro2Pro di Telford, si mira a produrre 5.000 visiere a settimana per i distaccamenti NHS in tutto il Paese.
Prove di esemplari preproduzione sono state svolte con i professionisti del Great Western Hospitals NHS Foundation Trust e del South Warwickshire NHS Foundation Trust, prima di iniziare l’assemblaggio presso la Jaguar Land Rover nel Warwickshire, lo scorso 31 marzo.
La rapidità nella preparazione dei prototipi ha consentito agli ingegneri di lavorare in meno di una settimana su numerose varianti, ottenendo così il feedback dei medici, necessario per procedere ai perfezionamenti del prodotto. Ogni visiera è riutilizzabile, e può essere facilmente smontata e pulita per un nuovo uso; si mettono così al riparo i distaccamenti del NHS da eventuali nuove future carenze di materiale.
Lavoro di squadra per superare l’emergenza
«È stato una vero lavoro di squadra, abbiamo provato diversi materiali ed abbiamo migliorato varie volte il progetto consultandoci con medici e infermieri in prima linea – e questo ci ha consentito di creare qualcosa di unico e adatto allo scopo – ha detto Ben Wilson, Additive Manufacturing and Prototype design manager di Jaguar Land Rover -. Questo è un piccolo contributo, ma è vitale che ognuno di noi faccia il possibile con le risorse in suo possesso. I team di Jaguar Land Rover, con la più ampia comunità del design CAD e della stampa in 3D continueranno a fare il massimo per aiutare gli operatori sanitari». Lo schermo trasparente è in policarbonato chimicamente resistente, lavorato dalla RGH Rubber Limited con una multi-taglierina. L’imbracatura della visiera è stata oggetto di particolare cura, ed è stata creata usando la sinterizzazione laser, la fusione a getto e la modellazione a deposizione fusa; può essere indossata in pieno comfort e sicurezza per molte ore dagli operatori. Un elastico di sicurezza fornito dalla Beacon Trimmings di Coventry mantiene la visiera in posizione e può essere facilmente sostituito per evitare contaminazioni. Le visiere sono assemblate da una piccola squadra di quattro impiegati Land Rover in un’area dedicata. Severe procedure garantiscono che non esista rischio di contaminazione prima che le visiere completate lascino il sito.
Jaguar Land Rover lavora in stretto contatto col governo britannico, mettendo a disposizione l’esperienza ingegneristica e di ricerca dell’azienda, inclusi il digital engineering, il design, la stampa di modelli 3D e di prototipi, l’apprendimento automatico, l’intelligenza artificiale e il data science. All’interno di un consorzio, Jaguar Land Rover supporta anche i produttori di vitali apparecchiature per la ventilazione.
Il supporto alla Croce Rossa
Il brand è inoltre al fianco della IFRC, la Federazione Internazionale della Croce Rossa e della Mezzaluna Rossa da più di 65 anni, finanziando i progetti di preparazione alle emergenze e i relativi interventi in tutto il mondo. In Italia, la collaborazione con Croce Rossa Italiana prosegue da oltre dieci anni a sostegno di progetti di solidarietà verso le categorie più fragili e vulnerabili .
Land Rover è infatti membro della Disaster Relief Alliance, che aiuta la Croce Rossa a preparare le comunità alle emergenze, fornisce aiuti durante le crisi, e sostiene la ripresa. Sono già state donate 200.000 sterline per la lotta al Covid-19. Oltre 160 veicoli sono stati ora messi a disposizione delle organizzazioni che gestiscono servizi di emergenza in tutto il mondo 57 veicoli inclusi 27 nuove Defender del parco stampa sono da oggi in servizio con la Croce Rossa Britannica per portare cibo e medicine alle persone più vulnerabili del Regno Unito, inclusi gli anziani Altri 65 veicoli sono stati assegnati alle organizzazioni della Croce Rossa in Australia, Spagna, Sudafrica e Francia.
L’operatività sul territorio
La divisione italiana di Jaguar Land Rover, cogliendo una necessità espressa dalla Croce Rossa Italiana, ha reso disponibile una piccola flotta di vetture che saranno utilizzate da parte delle unità SAPR (Sistemi Aeromobile a Pilotaggio Remoto) impiegate per rispondere all’emergenza Covid-19. I droni della Croce Rossa Italiana, utilizzati storicamente per le attività di ricerca e soccorso (SAR), grazie al ruolo svolto nelle emergenze nazionali e internazionali sono stati infatti equiparati dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti ad aeromobili di Stato, così che possano operare in qualunque scenario di emergenza.
La natura stessa dell’emergenza in corso costringe a cercare soluzioni innovative per sostenere la popolazione, per questo la flotta di droni della CRI è già stata preparata con dotazioni tecnologiche in grado di garantire interventi a supporto delle attività dei soccorritori come il monitoraggio degli scenari operativi, per raggiungere la popolazione in aree altrimenti inaccessibili, per intervenire tempestivamente in caso di necessità.
In particolare le unità SAPR della CRI sono state predisposte per la comunicazione alla popolazione su salute e sicurezza tramite speakers installati sui droni; lo screening aereo per individuare assembramenti e ridurre il rischio di contagio; controllo della temperatura corporea a distanza di sicurezza per gli operatori; la sanificazione tramite irrorazione aerea di aree a rischio (triage, ospedali da campo, tendostrutture); la consegna di materiale sanitario urgente tra cui mascherine, dispositivi medici, tamponi e, dove necessario, defibrillatori. I mezzi resi disponibili da Jaguar Land Rover a sostegno dell’iniziativa, saranno inizialmente utilizzati da CRI in Lombardia, Emilia Romagna, Lazio per poi essere trasferiti nel caso intervengano diverse necessità in altre regioni.
Tra i veicoli Land Rover messi a disposizione della Croce Rossa Italiana, ci sarà, a breve, anche la nuova Defender: la vettura con un “cuore”, simbolo di solidarietà per eccellenza. L’iconico modello Land Rover, infatti, è stato da sempre utilizzato per attività umanitarie a supporto delle popolazioni più fragili, dislocate in luoghi impervi e difficili da raggiungere. Un ulteriore piccolo supporto alla CRI si è concretizzato attraverso una donazione effettuata da parte dei dipendenti di Jaguar Land Rover Italia che, con questo gesto di solidarietà, hanno potuto esprimere la loro partecipazione alla grave crisi che stiamo affrontando.
Daniele Maver, Jaguar Land Rover Italia
«Essere al fianco di Croce Rossa Italiana in questo momento di drammatica emergenza sanitaria Covid-19, è innanzitutto un dovere, ma anche una grande opportunità per poter contribuire, insieme a tantissimi altri, a fare qualcosa per il proprio paese, perché possa tornare presto a rialzarsi, sicuramente cambiato, ma più fiero e forte di prima – ha detto Daniele Maver, presidente Jaguar Land Rover Italia – . Poter dare il nostro supporto alla Croce Rossa Italiana, con cui collaboriamo da anni, ai suoi uomini e donne straordinari, ai suoi volontari – tutti eroi sempre in prima linea senza mai risparmiarsi – è motivo di sincero orgoglio per me, la mia Azienda e per tutti i nostri dipendenti che, nel loro piccolo, sono stati fieri di poter contribuire in questa situazione di straordinaria emergenza». Insieme, Land Rover e la Federazione Internazionale della Croce Rossa e della Mezzaluna Rossa si impegnano a fornire alle comunità vulnerabili conoscenze e supporto, indipendentemente dalla nazionalità e dalla collocazione geografica. Land Rover e IFRC supportano i progetti di preparazione e risposta alle calamità in tutto il mondo, ed attualmente in Australia, India, Italia, Messico, UK e USA.
Jaguar Land Rover accelera il passaggio all’elettrificazione e presenta i piani di produzione di una nuova gamma di veicoli elettrici, che saranno costruiti nell’impianto della casa automobilistica a Castle Bromwich, nel Regno Unito.
L’annuncio rappresenta un altro significativo step dell’impegno dell’azienda nel voler offrire ai propri clienti versioni elettrificate per tutti i nuovi modelli, sia Jaguar che Land Rover, a partire dal 2020.
La propulsione elettrica è il futuro della mobilità ed essendo la nostra una lungimirante azienda britannica, ci impegneremo a realizzare la nostra prossima generazione di veicoli a zero emissioni nel Regno Unito
Ha dichiarato Ralf Speth, Chief Executive Officer di Jaguar Land Rover.
Jaguar XJ elettrica sarà il primo modello prodotto nello stabilimento di Castle Bromwich
La prima nuova vettura elettrica a essere prodotta nello stabilimento sarà una Jaguar: si tratta della XJ, la lussuosa ammiraglia Jaguar. Scelta da celebrità, uomini d’affari, politici e reali, la vettura è stata progettata, ingegnerizzata e costruita nel Regno Unito ed è stata esportata in più di 120 paesi in tutto il mondo.
Il nuovo modello interamente elettrico sarà creato dallo stesso team di esperti progettisti e tecnici specializzati che hanno dato vita alla Jaguar I-Pace, il primo Premium suv elettrico al mondo, recentemente eletto anche World Car of the Year 2019, dopo aver vinto innumerevoli altri premi e il titolo di Car of the Year in Europa.
Strategia di elettrificazione
Questo annuncio, che consente al gruppo di tutelare anche migliaia di posti di lavoro nel Regno Unito, rappresenta il passo successivo nella strategia di elettrificazione di Jaguar Land Rover. Nel mese di gennaio l’azienda ha confermato l’intenzione di portare l’assemblaggio delle batterie e delle EDU (Electric Drive Unit) nelle Midlands, con investimenti in strutture nuove ed esistenti già presenti e comunicati nei precedenti piani d’investimento capitale.
Il nuovo Battery Assembly Centre ad Hams Hall, che sarà operativo nel 2020, sarà il più innovativo e tecnologicamente avanzato del Regno Unito, con una capacità installata di 150.000 unità. Insieme al Wolverhampton Engine Manufacturing Centre (EMC), sede della produzione globale delle EDU Jaguar Land Rover, questi impianti alimenteranno la prossima generazione dei modelli Jaguar e Land Rover.
La trasformazione di Castle Bromwich, che diventerà il primo impianto per veicoli elettrici premium del Regno Unito, sarà la più importante nella storia dello stabilimento. Stanno già iniziando i lavori per l’installazione di tutte le nuove strutture e tecnologie necessarie al supporto della nuova generazione della Modular Longitudinal Architecture (MLA) di Jaguar Land Rover. Progettata e ingegnerizzata in-house, la MLA consente una produzione molto flessibile sia di puliti ed efficienti motori diesel e benzina che di modelli interamente elettrici e ibridi.
Produzione di batterie a vasta scala
L’ampliamento della gamma di veicoli elettrificati Jaguar Land Rover consentirà di offrire una maggiore possibilità di scelta ai clienti, che potranno optare per il modello più consono alle proprie esigenze e al proprio stile di vita. Ovviamente, la sfida più impegnativa resta quella di incrementare il coinvolgimento di nuovi consumatori. «La convenienza e l’accessibilità sono due fattori chiave per consentire ai veicoli elettrici di essere in linea con le nostre esigenze. Ad esempio, la ricarica dovrebbe essere tanto semplice quanto fare rifornimento con una vettura convenzionale – spiega Ralf Speth -. L’accessibilità potrà essere raggiunta solo se inizieremo a produrre le batterie qui nel Regno Unito, nei pressi delle linee produttive dei veicoli, in modo da evitare rischi in termini di sicurezza e soprattutto costi supplementari derivanti dall’importazione dall’estero».
Contestualmente al suo impegno nel costruire auto elettriche nel Regno Unito, Jaguar Land Rover sta coinvolgimento le istituzioni e l’industria britannica a collaborare insieme per portare la produzione delle batterie nel paese a una scala molto più ampia. Questa collaborazione si baserà sul Battery Industrialisation Centre e sulla Faraday Challenge del governo, che saranno essenziali per lo sviluppo delle batterie di prossima generazione, le quali saranno più piccole, più dense e più economiche. Questi passi cruciali supporteranno e incrementeranno anche l’attuale catena di fornitori, rendendo il Regno Unito più indipendente per quanto concerne le materie prime, attualmente provenienti dall’estero.
L’accordo con Bmw sulla strategia di elettrificazione
Jaguar Land Rover e Bmw Group hanno sottoscritto un accordo confermando l’unione delle rispettive forze per lo sviluppo della prossima generazione di Electric Drive Units (EDU). La collaborazione sostiene il progresso delle tecnologie d’elettrificazione come step fondamentale per il passaggio dell’industria automobilistica verso un futuro ACES (Autonomous, Connected, Electric, Shared).
La collaborazione strategica si fonda sulle conoscenze e competenze nell’elettrificazione di entrambe le aziende. Jaguar Land Rover ha dimostrato le sue capacità tecniche facendo debuttare sul mercato modelli ibridi plug-in e soprattutto il primo suv del mondo alimentato a batteria elettrica, ovvero la Jaguar I-Pace, eletta nel 2019 World Car of the Year. Sin dal lancio della i3, avvenuto nel 2013, Bmw Group ha mostrato una vasta esperienza nello sviluppo e nella produzione di numerose generazioni di unità ad azionamento elettrico, costruite in house.
«Il passaggio ad una mobilità ACES rappresenta il più grande cambiamento tecnologico e generazionale nell’industria automobilistica – ha detto Nick Rogers, Engineering Director di JLR – . Il ritmo del cambiamento e l’interesse dei consumatori per i veicoli elettrici sono in una fase di rapida ascesa ed è fondamentale poter lavorare tutti insieme, per far progredire le necessarie tecnologie alla realizzazione di questo entusiasmante futuro».
«Abbiamo dimostrato di poter costruire delle auto elettriche all’avanguardia, ma ora abbiamo la necessità di incrementare la nostra tecnologia per supportare la futura generazione dei veicoli Jaguar e Land Rover – ha poi aggiunto in occasione della presentazione dell’accordo con la casa di Monaco – . Dai confronti con Bmw Group è emerso chiaramente che i requisiti di entrambe le aziende per lo sviluppo di EDU di prossima generazione a sostegno di questo passaggio hanno una significativa sovrapposizione, rendendo necessaria una collaborazione reciprocamente vantaggiosa».
L’accordo consente ad entrambe le aziende di beneficiare dei rendimenti provenienti dalle fasi condivise di ricerca e sviluppo e dalla produzione pianificata, nonché dalle economie di scala derivanti dagli appalti congiunti lungo tutta la catena di approvvigionamenti. Un team di esperti dei due gruppi ingegnerizzerà le EDU di entrambi i marchi, sviluppando sistemi in grado di offrire le specifiche caratteristiche tecniche richieste per le rispettive gamme di prodotti.
Le EDU saranno assemblate da ciascun partner nei propri impianti di produzione.Per JLR questo avverrà nel suo Engine Manufacturing Centre (EMC) di Wolverhampton che, a gennaio di quest’anno, era stato confermato come sede produttiva di tutte le EDU dell’azienda. L’impianto, in cui lavorano 1.600 persone, sarà il centro di produzione dei vari sistemi propulsivi ed è in grado di offrire una totale flessibilità nella costruzione dei puliti motori Ingenium, sia diesel e sia benzina, e delle unità elettriche. L’EMC sarà integrato dal nuovo Battery Assembly Centre di Hams Hall, nei pressi di Birmingham, che fornisce sistemi di trasmissione elettrificati agli impianti di assemblaggio JLR.
La guerra alla plastica è partita anche all’interno delle cause automobilistiche e in prima linea c’è Jaguar Land Rover.
Il costruttore britannico ha annunciato un accordo di collaborazione con BASF per la partecipazione a ChemCycling, un progetto pilota per il riciclaggio di rifiuti plastici domestici trasformandoli in un materiale utilizzabile sia per le plance sia per le superfici esterne della carrozzeria dei veicoli.
Queste plastiche infatti sono oggi indirizzate a inceneritori e discariche poiché miste o contaminate, dunque hanno un impatto sia sull’atmosfera sia sul suolo.
La BASF invece ha inventato un procedimento termochimico che, attraverso lo steam cracking, le scompone prima in etilene e propilene e poi le trasforma in olio di pirolisi. Quest’ultimo, denominato Verbund, è utilizzabile come materiale crudo secondario, al posto di composti di origine fossile, per la produzione di parti in materiale plastico che ha la stessa qualità di quello vergine.
Contro la plastica, un enorme sforzo corale
Per Land Rover, il primo esperimento pilota riguarda il supporto frontale superiore della I-Pace, realizzato in Ultramid B3WG6 Ccycled Black 00564. Ultramid è il nome di questo materiale plastico e la scritta “Ccycled” indica che è realizzata secondo il nuovo processo. Il progetto coinvolge specialisti del packaging come Storopack e Südpack e la Schneider Electric.
Basf è inoltre cofondatore della Alliance to End Plastic Waste, un consorzio che comprende 30 aziende di prima grandezza – Chevron, ExxonMobil, Henkel, Mitsubishi Chemical, Mitsui Chemicals, Procter&Gamble, Shell, Sumitomo Chemical, Total e Versalis del gruppo ENI, per citarne solo alcune – e che ha investito 1 miliardo di euro per l’eliminazione e la riduzione dei rifiuti plastici nell’ambiente.
L’AEPW aumenterà i propri investimenti in questo campo fino a 1,5 miliardi nei prossimi 5 anni. Il consorzio ha l’obiettivo di sviluppare infrastrutture di raccolta, innovazione, educazione e sensibilità e infine pulizia del territorio controllando così sia l’immissione sia il recupero di materiale plastico nell’ambiente.
Tutto il potenziale del riciclaggio chimico
BASF stessa è un vero e proprio gigante della chimica: ha infatti realizzato nel 2018 un fatturato di 63 miliardi di euro, 1,9 solo in Italia dove è presente dal 1946. L’obiettivo è di realizzare una crescita neutra in termini di CO2 dal 2018 al 2030 e di raggiungere entro il 2025 vendite per 22 miliardi all’anno di prodotti “acceleratori”, ovvero in grado di innescare riduzioni di emissioni e impatto con l’ambiente.
Secondo uno studio McKinsey, la plastica prodotta è recuperata e riciclata per il 16%, è possibile raggiungere il 50% entro il 2030. E l’apporto del riciclo chimico (come il ChemCycling) sarebbe determinante: oggi riguarda l’1% della plastica, ma può arrivare al 17% ovvero 74 milioni di tonnellate di rifiuti. Le problematiche da risolvere sono essenzialmente di due tipi.
Le prime sono di carattere tecnico ed economico, le seconde di tipo normativo. Il riciclo chimico cioè deve essere riconosciuto come riciclo e devono essere definite le percentuali di reimmissione dell’olio di pirolisi nel processo produttivo. Basf è anche membro del World Plastics Council e prende parte ad un’altra iniziativa internazionale che mira a prevenire le perdite di pellet plastici nell’ambiente.
L’industria, le normative, ma non solo
Il programma di BASF, al quale ha aderito anche la Jaguar Land Rover, dimostra come anche la grande industria abbia maturato la piena consapevolezza di sviluppare prodotti e processi che riducano la plastica e ne controllino il recupero.
La casa britannica, dal canto suo, ha già raggiunto l’obiettivo “zero rifiuti in discarica” previsto per il 2020. Inoltre, in collaborazione con la Kvadrat, ha realizzato rivestimenti dei sedili per le Range Rover Velar ed Evoque in tessuto tecnico, misto a lana, con materiale proveniente da 53 bottiglie di plastica riciclate.
Italia ed economia circolare
Nella creazione di un’economia circolare, anche l’Italia può giocare un ruolo importante.
BMW accelera e anticipa dal 2025 a 2023 tutti gli obiettivi per l’elettrificazione. Lo ha annunciato, l’amministratore delegato, Harald Krüger (nella foto) in occasione di #NEXTGEN Event nel corso del quale il numero 1 di Monaco ha fornito un panorama di tutto quello che bolle in pentola per la mobilità del futuro. Questo vuol dire che i 25 modelli elettrificati (oltre la metà ad emissione zero) previsti dal piano Future Highway, presentato solo lo scorso marzo, arriveranno con due anni di anticipo. Krüger ha anche ribadito che questo sarà l’anno dell’ibrido plug-in su Serie 3, Serie 2 Active Tourer, Serie 7, X5 e X3 che saranno seguiti da 4 modelli elettrici da qui al 2021. Il primo sarà la Mini E che sarà presentata a giorni e la cui produzione inizierà ad Oxford entro la fine di quest’anno. Nel 2020 sarà la volta della iX3, prodotta a Shenyang, l’anno successivo arriveranno il suv iNEXT prodotta a Dingolfing e la coupè 4 porte i4 che sarà fatta a Monaco.
Vision M Concept, un’altra figlia della M1
Per l’occasione, sono stati presentati due concept. Uno è la Vision M Next, una sportiva 2 posti con sistema ibrido plug-in composto da un motore a benzina 4 cilindri e due elettrici per una potenza totale di 600 cv. Ha tutta l’aria di essere l’erede della i8 e nel design si ispira alla M1, la prima BMW a motore centrale, prodotta tra 1978 e il 1981. La M Concept dichiara un’accelerazione da 0 a 100 km/h in 3 secondi, una velocità massima di 300 km/h e un’autonomia in elettrico di 100 km. Quest’ultimo dato conferma l’aumento del raggio d’azione a emissioni zero anche in futuro e già in atto con le ultime versioni ibride plug-in. Il prototipo inoltre conferma lo stesso legame ideale esistente tra la M1 e la i8 il cui stile deriva dal concept denominato M1 Homage del 2009. La M Concept tuttavia si annuncia ancora più sportiva già dalla denominazione che riprende le famose versioni ad alte prestazioni opera del reparto Motorsport.
La due ruote a zero emissioni è nuda
Il secondo concept è una moto elettrica e si chiama Motorrad Vision DC Roadster. È una “naked” con il telaio in alluminio fresato, per assumere un aspetto lamellare, che avvolge il corpo centrale dove si trovano la batteria e il motore elettrico. La coda è molto rastremata, il faro anteriore ha la firma a C. Ma la cosa interessante è l’applicazione dei canoni classici delle moto BMW ad un prototipo proiettato in un futuro non così immediato. Il primo è la forcella a parallelogramma. Il secondo è la trasmissione a cardano. Il terzo è la collocazione delle due ventole di raffreddamento per la batteria liddove ci sono invece i due cilindri del classico motore boxer di BMW secondo il concetto della R 32, la prima moto BMW progettata da Max Friz nel 1923. Le due ventole sono infulcrate su due ali che si aprono quando è necessario aumentare il raffreddamento della batteria. Per contenere il peso, è stata utilizzata la fibra di carbonio.
L’esperienza di i3 e i8, la corsa sulla Cina
BMW possiede un know-how molto ampio sul nero e leggero materiale composito, legato proprio all’elettrificazione e alla produzione in grande serie. Sono infatti in fibra di carbonio (e alluminio) sia la i8 sia la i3 che è stata prodotta in ben 150mila esemplari. Alla fine del 2019 saranno mezzo milione le BMW elettrificate su strada che fanno della casa tedesca uno dei marchi leader per l’elettrificazione. Certo, non sono gli oltre 13 milioni di ibridi di Toyota, ma rappresentano comunque un monte ragguardevole di circolante e conoscenze. E forse non è un caso che BMW abbia anticipato di 2 anni i propri obiettivi di elettrificazione pochi giorni dopo che la Toyota ha annunciato un’accelerazione dei propri piani in proposito di 5 anni, dal 2030 al 2025. In entrambi i casi, a mettere fretta è la Cina, che vuole procedere a tappe forzate nell’elettrificazione.
Toyota e JLR, gli accordi stanno a zero (emissioni)
I due costruttori hanno un accordo per lo sviluppo dell’idrogeno, ma non ve n’è traccia negli ultimi discorsi fatti dai top manager tedeschi. Di recente, BMW ha anche stabilito un accordo con Jaguar Land Rover per lo sviluppo congiunto di sistemi di propulsione elettrica. L’obiettivo commerciale è di aumentare le vendite dei veicoli elettrificati al ritmo del 30% ogni anno.
La guida autonoma sta arrivando a bordo di ogni auto ma c’è un segreto nel suo sviluppo che sta sfuggendo a tutti.
Ci sono cinque livelli della SAE (Society of Automotive Engineers) che la descrivono, fino al quarto livello SAE possiamo dire che la vettura sia un’automobile.
Col quinto livello SAE di automazione non c’è dubbio, l’auto diventa un robot. Ed è qui che inizia l’affare.
L’auto automatizzata non nasce per far riposare il guidatore, ma per renderlo superfluo.
Aprendo incredibili opportunità di mercato, di affari, di fatturazione. Il cosiddetto robotaxi, dalle nostre parti poco trattato, è oggetto di enormi investimenti e sviluppo in America e in Asia. Stati Uniti, Giappone, Cina su tutti.
GLI SFIDANTI. FORZE E DEBOLEZZE
Gli automobilisti. Non sono al centro dello sviluppo ma con l’automazione possono avere i loro benefici. Anzi, ne hanno già avuti molti con l’arrivo di tutte le componenti che man mano stanno salendo a bordo: dall’Abs in poi non è più chi è al posto di guida ad avere il controllo completo dell’auto. Sono forti perché rappresentano il mercato di oggi, ma sono deboli perché potrebbero diventale marginali nel mercato di domani.
I costruttori di auto. Sono loro a introdurre oggi le innovazioni più importanti e visibili. Ma non sono stati loro a iniziare il processo, che è stato spinto da Google, forse da Apple, poi da Uber e altri operatori che non sono ancora nel mondo dell’auto, oppure guadagnano sulla corsa in auto – non sulla vendita del singolo veicolo. I marchi auto tradizionali sono combattuti tra il coccolare il loro cliente attuale, che vuole guidare ed emozionarsi facendolo, oppure inseguire quello che forse sarà il cliente futuro. Come tutti i leader hanno paura di perdere la leadership e questo può essere un loro limite.
Le società presenti e future che offrono servizi di mobilità. Uber, Waymo di Google, molte start-up cinesi e americane, forse MyTaxi e Car2go della Daimler. Per loro l’auto completamente automatica è certamente fonte di guadagno. Hanno il mercato attuale delle corse a pagamento, sono candidati ad avere anche quello futuro con margini ancora più elevati. Però hanno bisogno dei costruttori se vogliono auto fatte bene, perché costruire un veicolo per la strada non è affatto banale. Waymo-Google fa scuola, avendo iniziato da sola ed essendo poi passata a prendere le auto da Fiat Chrysler e Jaguar Land Rover. Poi c’è la Tesla. Che sembra aver previsto già tutto. Oggi auto elettriche per clienti, domani vendita di corse in auto col Tesla Network. La flotta? Quella dei clienti di oggi, che domani potranno riguadagnare il denaro speso per l’acquisto mettendo i loro veicoli a sistema.
CHE FUTURO FA
L’auto completamente automatica sta nascendo. A Phoenix in Arizona la Waymo sta iniziando a offrire corse di utilità quotidiana a utilizzatori qualunque, preregistrati online in una campagna di arruolamento che è già iniziata. Tutti i costruttori cercano di attrezzarsi ma hanno il problema di sempre. Il loro settore storico è un altro, la loro cultura è un’altra. Per cambiare dovrebbero forse rinnegarla e non lo faranno mai.
dico la mia, perché le cose possono cambiare. E spesso è meglio che cambino.
La mia opinione è che l’automazione della guida vada bene, se nasce nel modo giusto.
Auto autonoma e auto a emissioni zero, anche se potrebbero essere due cose diverse, devono diventare sinonimi.
Dobbiamo fare attenzione, però. Perché l’auto senza emissioni può e deve nascere prima, a prescindere dal fatto che si sviluppi o meno l’automazione. E deve essere per tutti.
L’Italia deve accorgersi dell’enorme occasione che c’è all’orizzonte, ogni rivoluzione tecnologica porta con sé la possibilità di creare posti di lavoro e benessere. Non va mai sottovalutata.
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